Diario di guerra, giorno 9
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20.46 - Il primo ministro libanese ha ritrattato la dichiarazione con cui chiedeva il disarmo di Hezbollah.
19.15 - Il governo libanese dichiara che se forze di terra israeliane dovessero entrare sul suo territorio, l'esercito libanese potrebbe combattere contro di loro.
19.15 - Israele esce dalla federazione internazionale della stampa, che aveva condannato il bombardamento di Al-Manar
19.10 - 220 Olim arrivano oggi dal Nordamerica.
19.00 - Dopo gli scontri di ieri, nei quali sono morti due soldati, oggi pomeriggio due morti (poi saliti a tre) e feriti in uno scontro con le milizie di Hezbollah. Che hnno perso 30-40 uomini.
17.00 - Oggi è l'anniversario dell'attacco alla comunità ebraica di Buenos Aires, una operazione del 1994 che gli investigatori addebitano ad Hezbollah.
12.30 - Peretz non esclude una invasione di terra, anche se non è interessato a "conquistare il Libano"
12.10 - Il primo ministro libanese Siniora afferma che Hezbollah deve essere disarmato
Iran e Israele, con calma, verso la resa dei conti. La Siria ai freni?
Ovviamente, non c'è biseogno di un genio strategico per scoprirlo: lo scontro che è scoppiato in Libano è qualcosa di più grosso di un'operazione contro una milizia terroristica, per quanto vizioso e pericoloso Hezbollah possa essere.
Hezbollah non è solo una milizia terrorista che trova appoggi e denaro in Iran. E', sin dal suo primo giorno, una emanazione di Teheran ideata per espandere l' influenza della rivoluzione islamica in un Libano in guerra e sempre più massiciamente sciita. Ma c'è ancora di più: in Libano l'Iran è presente con forze proprie: un nucleo di forze speciali, senza le quali usare armi sofisticate come i missili antinave non sarebbe stato nemmeno pensabile.
C'è dell'altro. Al massimo livello decisionale di Hezbollah è misto libanese e iraniano. Un attacco pianificato cinque mesi fa, portato in coordinamento con quello di Hamas (altra forza filoiraniana) è un attacco che viene direttamente da Teheran. Quella di Teheran è né più ne meno una dichiarazione di guerra allo stato ebraico.
Quella di battere Hezbollah è quindi una necessità tattica, per liberare il paese dall'incubo dei razzi e dalla insicurezza al confine. Ma soprattutto una vitale necessità strategica.
A high-level Iranian official recently emphasized to Western diplomats in London Hizballah's importance to Iran: "Hezbollah is one of the pillars of our security strategy, and forms Iran's first line of defense against Israel." Walid Jumblatt, the Lebanese Druze leader, shares this perspective: "The war is no longer Lebanon's...it is an Iranian war. Iran is telling the United States: You want to fight me in the Gulf and destroy my nuclear program? I will hit you at home, in Israel."
Iran's Revolutionary Guards provide the majority of Hezbollah's weaponry, financing, instruction, and strategic command and control. Hezbollah's short- and medium-range missiles are manufactured in Iran and exported to Lebanon via the Damascus International Airport. Iranian officers from the Revolutionary Guards are on the ground in Lebanon, playing active roles in supervising terror actions and training Hezbollah operatives to launch rockets against Israel.
The only way to defeat an insurgency is to first isolate it from external reinforcement. Israel is seeking to cut off Hezbollah from Syria and Iran and isolate it from the rest of Lebanon. Syria appears undeterred from continuing its wartime supplies to the Hezbollah insurgency, as it has been undeterred in supplying the Sunni insurgency in Iraq.
Isolare i rifornimenti e colpire metodicamente le installazioni di Hezbollah (e quelle di Hamas), offre a Israele la possibilità di ripulire il "cortile di casa", eliminando le avanguardie Iraniane che sarebbero in grado di tormentare tutto il paese, in caso di un vero conflitto con Teheran. Non significa che Israele bombarderà domani i siti nucleari iraniani, cosa che secondo un generale USAF sarebbe già oggi perfettamente in grado di fare. Significa che Israele si prepara allo scontro con Teheran mettendosi in grado di determinare il modo e il momento di sua scelta.
La Siria barcolla
Nello scontro tra Iran e Israele la Siria rischia di essere il primo vaso di ad infrangersi. L'esercito è in condizioni pietose e pochi raid potrebbero privare il regime di Assad del sostegno dei carri armati. Ieri un pezzo di Yediot Aharonoth sosteneva che Assad abbia perso parte del controllo sul suo territorio e sul suo esercito, che agiscono a sostegno dell'asse Iran-Hezbollah, inviando rifornimenti di armi pesanti che rischiano di coinvolgere il paese nel conflitto, cosa che non sembra essere esattamente nell'interesse della Siria. Per questo Assad è diventato una delle voci più alte, e verrebbe da dire più sincere, nella richiesta di un cessate il fuoco.
Intanto Tzahal scalda i motori
Unità corazzate di addensano al confine libanese.
Che l'IDF faccia dannatamente sul serio si capisce dal fatto che siamo già al quarto richiamo di riservisti e che tutte le forze professionali stanno venendo ritirate dalla Cisgiordania, sostituite da quelle di riserva e ridislocate al confine del Libano.
La lezione della guerra del 1982, presumibilmente, è stata molto ben studiata. Un esercito convenzionale fermo, occupante, è più un bersaglio che un avversario temibile per una forza di guerriglia. Ecco perché in questi giorni si susseguono veloci e imprevedibili incursioni limitate, il cui compito è preparare il terreno ad un attacco che, quando ci sarà, cercherà di devastare tutto quello che si trova sulla sua strada, ma non con l'obiettivo di occupare territorio. Un territorio che in questi sei anni, Hezbollah ha avuto modo di fortificare e soprattutto minare.
Infiltrazioni, lancio di razzi e terzo fronte.
Hezbollah sta cambiando tattica, invece di uno stillicidio di razzi durante tutta la giornata, che si è dimostrato disastroso per le possibilità che ha offerto all'AIF di individuare depositi e rampe di lancio, adesso è il momento delle salve concentrate: decine di razzi in un'ora. Ieri le sirene hanno di nuovo suonato ad Haifa e sono state nuovamente colpite Tsfat, tutto il nord e poi anche Nazareth, dove un'intera famiglia araba è stata sterminata sulla strada per il rifugio dai razzi caricati a pallettoni.
Nazareth, prima del funerale
E' un'arma infame, proibita da ogni convenzione e senza alcun significato militare, se non quello di causare il maggior numero di vittime civili e ferire in modo orribile chi ne viene colpito. Human Rights Watch accusa Hezbollah di crimini di guerra, di fatto ognuno dei 1500 razzi lanciati sugli abitati, lo è.
Ma nonostante questo, esaurito l'effetto-sorpresa, e con una popolazione che vive ormai nei rifugi, l'arma dei razzi appare ormai spuntata, assolutamente incapace di infliggere danni significativi sia materiali che morali. Si cerca di aprire un terzo fronte in Cisgiordania e nell'interno, dove ieri è stata sventata una serie di attentati kamikaze. Si cerca di infiltrare il confine nord, forse per organizzare altri rapimenti. Ma sinceramente non sembra il momento migliore per questa tattica, e tutti i tentativi sono stati respinti.
Quanto tempo?
La comunità internazionale non sembra presa da eccessiva fretta nel fermare l'attacco israeliano. Condoleeza Rice ha definito ogni cessate il fuoco "prematuro". E anche Blair, che sembrava essere portavoce di un cessate il fuoco ravvicinato, ha precisato che la prima mossa spetta ad Hezbollah: occorre liberare gli ostaggi e fermate il lancio dei razzi prima di parlare di tregua. Come dire, nulla di immediato.
A scanso di equivoci, Shimon Peres ha dichiarato che -in ogni caso- non ci sarà pressione internazionale che possa fermare la determinazione a mettere fine al problema militare di Hezbollah. Nulla tornerà alla situazione precedente.
Il bersaglio numero 1
Lo sceicco Hassan Nasrallah. Ore contate?
Ieri sera, verso le 20, l'AIF ha ricevuto informazioni credibili sul fatto che in un bunker al di sotto di un palazzo in costruzione di Beirut (fuori dal quartiere sciita dove Hezbollah ha le sue roccaforti) si trovasse lo sceicco Nasrallah, in compagnia degli alti papaveri del movimento.
L'incursione di decine di aerei ha scaricato sul palazzo 23 tonnelate di esplosivo, confezionae in bombe bunkerblaster.
L'attacco al bunker.
Hezbollah, attraverso le trasmissioni ormai un po' artigianali di Al-Manar ha immediatamente smentito qualsiasi perdita. Al momento, Nasrallah non è ancora riapparso.
E quelli che non c'entrano
Bambini libanesi feriti dai bombardamenti
Le vittime civili libanesi si avvicinano alle 250.
E' certamente un bilancio terribile. Ma è anche un bilancio a molte facce. Dopo 3000 missioni compiute e 1200 bersagli colpiti il numero di morti, paradossalmente, non testimonia la furia omicida dell'aviazione, ma piuttosto - nel contesto di una guerra- dell'attenzione prestata dall'AIF a moderare nei limiti del possibile il numero delle vittime.
Non è il caso di parlare di moralità, quando si parla di guerra. Non c'è nulla di morale nel fatto che una famiglia venga cancellata dall'esplosione di un palazzo nel quale un nemico tiene i suoi uffici o il suo bunker. Ma certamente l'AIF è l'aviazione migliore del mondo, un'aviazione che potrebbe condurre con successo i bombardamenti terroristici a cui altre guerre ci hanno abituato. E' evidente che, se vogliamo lasciar perdere la moralità, la politica e la tattica assegnano all'AIF ha un obiettivo esattamente opposto: colpire il massimo degli obiettivi militari (inclusi trasporti e talvolta infrastrutture) ma senza causare stragi inutili. Se confrontiamo le cifre del Libano a quelle dei bombardamenti della Serbia (che sono costati migliaia di morti) o ai 6000 morti irakeni di questo mese, occorre riconoscere che l'AIF riesce nel suo compito meglio di quanto abbiano fatto altri.
La cosa che più di ogni altro si cerca di evitare è un errore tragico come quello che costò la fine dell'operazione "Grapes of Wrath". Per capire a che punto l'AIF sia concentrata su questo obiettivo, è bene rileggere il diario del pilota che avevo già linkato ieri.
3 commenti:
splendido lavoro toni, ciao - v
Ottimo lavoro toni, ormai le notizie le leggo qua...
Perché "sei morti" negli scontri con Hezbollah? Arutz Sheva parla di feriti, così come i quotidiani online israeliani.
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