27.9.06

Unifil che va, IDF che resta?


Odio ammetterlo, ma sembra che l'Unifil abbia già alzato bandiera bianca e rifiuti di fare il suo lavoro anche in via teorica (c'è almeno un pizzico di onestà in questo)

Alain Pellegrini, il comandante della forza, in un'intervisa al Jerusalem Post dichiara candidamente che le forze dell'Unifil non sparerebbero su Hezbollah nemmeno se li incontrassero armati, mentre sono impegnati in azione di attacco verso Israele.

Ammirevole chiarezza. Ma stando così le cose, diventa difficile riuscire a immaginare che diavolo ci facciano diecimila uomini armati ONU da quelle parti. E perché un paese come l'Italia debba rischiare la loro vita, e pagarne i costi.

Questa e altre notizie hanno scaldato un meeting tra ufficiali IDF, Libanesi e Unifil, finito -pare- in un disastro diplomatico. Una fonte IDF dichiara:

abbiamo promesso di ritirarci entro Yom Kippur. Ma non è ancora chiaro di che anno.
C'è una buona notizia: Hezbollah sta comunque spostando i missili lontano dal confine.
Meno buona per i civili. La nuovaa destinazione dei missili è all'interno dei campi palestinesi densamente popolati a sud di Beirut e nella Bekaa dove libanesi e Unifil hanno deciso di non avere giurisdizione. E quindi di non avere titolo per proteggere i civili da una patente violazione delle Convenzioni di Ginevra: quella di privare i civili della protezioni, mescolandoli a bersagli militari.

Strano paese, il Libano. Ma ancora più strana la "missione di pace".
Nessuna azione contro l'esercito illegale, nessuna protezione dei civili.

Un altro appunto da segnare nel quadernetto per quando la guerra dovesse riesplodere e occorrerà cercare le responsabilità di qualcosa di molto peggio di Qana.

26.9.06

Difendersi rafforza il nemico. O no?

Sorridi, sei sul TBLOG
Non finisco mai di stupirmi della efficacia diabolica che si attribuisce alle azioni israeliane, nel determinare sempre, invariabilmente, conseguenze disastrose per lo stato ebraico.

Combatti contro una gang di killer antisemiti che rapisce e spara razzi con l'obiettivo dichiarato di distruggere il tuo paese? Non potrai fare, è chiaro, che rafforzare il consenso per Hezbollah.

Costruisci un barriera di sicurezza? Esasperi la rabbia palestinese e rafforzi il terrorismo.

Bombardi e uccidi due capi terroristi come lo sceicco Yassin e Rantisi? Il reclutamento di Hamas diventerà inarrestabile e le conseguenze negative incalcolabili.

Nulla di questo è mai successo. Eppure come si spiega la vittoria di Hamas alle elezioni paalestinesi. Con la corruzione di Fatah? Con il desiderio palestinese per una politica più dura di quella di Abu Mazen? No, con il fatto che Israele abbia combattuto e quindi indebolito (quale danno!) Al-Fatah, determinando, e vai a sapere secondo quale concatenazione di cause-effetto rovesciate rispetto allo schema classico, la vittoria del (supposto) nemico di Arafat: cioè appunto Hamas.

A questa catena di pure e semplici fesserie e previsioni ideologiche regolarmente smentite dai fatti, basate sull'assunto liberal che Israele ha sì diritto a difendersi, ma lo fa a suo danno (e dunque non lo dovrebbe fare), se ne aggiunge oggi un altra.
La operazione "pioggia d'estate", che ha dato la caccia i terroristi di Hamas a Gaza, è ovvio, non poteva che rafforzare l'odio, e con ciò il consenso del nemico del momento di Israele: Hamas.

Inutile dire che è successo esattamente il contrario. Hamas, duramente colpita da un mese di operazione, secondo un recente sondaggio di Gaza, non solo ha perso militanti, depositi di armi, capacità offensiva, fino al punto di dovere chiedere una tregua e smettere il lancio dei Qassam. Ha anche perso consenso tra la popolazione palestinese.

Come sarebbe stato ovvio prevedere, se solo i critici a prescindere di Israele fossero capaci di immaginare che anche gli arabi e i palestinesi abbiano un cervello. E siano capaci di essere disgustati delle offensive militarmente inutili e politicamente insensate.

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Ringrazio per gli auguri tutti coloro che hanno lasciato il loro messaggio nel post di Rosh Hashanah, in mail o a voce. Ma in particolare, vorrei mandare un grande shalom Lorenzo, che ha la stessa età di mio figlio. E che apparentemente si diverte al computer esattamente come il mio!

22.9.06

Buon 5767

Sorridi, sei sul TBLOG


לשנה טובה

21.9.06

Bombardiamoli di libertà

Sorridi, sei sul TBLOG .













Firma e collabora alla campagna "Armi di Attrazione di massa"

ANP tra fascismo arabo e islamofascismo

Sorridi, sei sul TBLOG

Guerriglieri armati attaccano una agenzia di stampa palestinese, nell'ennesimo capitolo della lotta per il controllo violento, armato, della stampa.

Una storia che comincia con il ritorno di Arafat da Tunisi e la decisione di stabilire nell'ANP un regime arabo costruito sul modello di quello di Nasser. In altre parole, un fascismo arabo.

Fascismo propriamente detto in termini di classificazione politica, basato su sacri testi hitleriani, con una spruzzata di socialismo.
E non metafora, come l'islamofascismo, l'islamismo integralista dalla faccia fascista, cioè violenta, aggressiva, oscurantista che Cristopher Hitchens ha introdotto nel vocabolario politico.

Dalla stretta totalitaria di Arafat sulla società palestinese alla cappa soffocante dell'integralismo di Hamas che cerca di farsi regime: un articolo-memoriale assolutamente da leggere del giornalista palestinese Kahled Abou Toameh, una delle poche voci vere della stampa palestinese, che racconta un difficile viaggio di libertà negata.

La foto è di Chani Goering

19.9.06

Incredibile. Il Papa è cattolico.

Vorrei richiamare l'attenzione su questo mirabile post di Mere Rethoric
a proposito dell'imbecillità del dialogo religioso come fine, e non come strumento di una volontà di comprendersi che deve preesistere al suddetto dialogo.

Senza che siffatta volontà esista da entrambe le parti, il dialogo rischia di assomigliare a quei colloqui di pace tra due parti delle quali una vuole la guerra. Non produce comprensione, ma -nella migliore delle ipotesi- l'autoinganno. E una guerra più difficile.

Ed è difficile che questa volontà esista quando si nega alla controparte di essere quello che è, cioè nel caso del Papa un cattolico che effettivamente crede nella sua religione e che è effettivamente convinto che, parlando di teologia in una università cattolica, si possa affermare il primato della religione cattolica.


Esclusivo: anche il Papa è diretto dagli ebrei

Sorridi, sei sul TBLOG

Hat Tip: Mere Rethoric

Per chi ha passato gli ultimi giorni chiedendosi in quale modo gli islamisti sarebbero riusciti ad accusare gli ebrei anche di avere ispirato il discorso di Ratisbona, ecco una notizia ESCLUSIVA!

Il quotidiano iraniano Jomhuri Islami svela l'orrendo complotto sionista alle spalle delle parole del Papa:

"Non consideriamo che il Papa sia ignorante dell'Islam, quindi le sie osservazioni devono essere dettate dai Sionisti e dagli Americani che hanno scritto e gli hanno sottoposto il discorso. Lo scopo degli Americani e dei Sionisti è di indebolire il glorioso trionfo dei figli dell'Islam di Hezbollah, che ha annullato la invincibile deggenda dell'esercito israeliano e sventato il complotto satanico colonialista americano"

Presto, qualcuno chiami le redazioni dei principali giornali. C'è assolutamente bisogno di un po' di dialogo interreligioso [Vedi "imbecillità del dialogo religioso"]. Perché tutto quello che serve è spiegare a questi ayatollah come ebrei, cristiani e mussulmani siano uniti dal comune padre Abramo. E' evidente che questo antisemitismo, questa ossessione della cospirazione è semplicemente il risultato di un grosso malinteso. Non è patologico, non è un pregiudizio profondo. E' semplicemente che la politica americana gli fa pensare che gli ebrei siano cattivi.

Ma non è finità:

"Ci sono molti segni che mostrano come le osservazioni di Papa Benedetto XVI sul grande profeta dell'Islam siano solo un anello della catena di un progetto sionista-americano. Il progetto, creato ed eseguito dalla minoranza sionista, si promette di creare conflitto tra i seguaci delle due grandi religioni divine"

AH AH AH!!! Incredibile. Non può essere il frutto di una mente umana. E' chiaramente, evidentemente ispirato.

18.9.06

Sorpresa: Hezbollah perde popolarità

Sorpresa, ovviamente, solo per chi ha ripetuto fino a convincersene il mantra
"La guerra d'Israele unirà tutti i libanesi dietro Hezbollah"

E invece, la maggioranza dei libanesi vuole Hezbollah DISARMATO:

E perde popolarità anche tra gli sciiti, dove avanzano le figure di Najib Berri
e cresce il partito Amal, che prima della guerra era semiestinto.

15.9.06

L' imam ha perfettamente ragione

"E' un discorso molto provocatorio, ostile e pregiudiziale. Spero che non rifletta un'ostilità pregiudiziale albergata nel mondo interiore del Papa che rivela un atteggiaamento presuntuoso, viziato ed arrogante di chi sa di avere dietro di sé il potere economico dell'Occidente. Se un uomo religioso o di scienza critica la storia di una religione o i membri di quella religione, possiamo discutere. Ma quando si mette bocca nelle cose sacre, sul Libro sacro e sul suo Profeta è segno di arroganza e dà luogo ad una maldiucenza che attizza la lotta di religione". Alì Baradakoglu, presidente degli Affari Religiosi turco sul discorso di Papa Ratzinger a Ratisbona

Ovviamente, l'imam ha perfettamente ragione.
Mettere il naso nei libri sacri degli altri non si fa.

Ora non resta che attendere la forte mobilitazione islamica contro gli attacchi che la stessa tradizione islamica rivolge ai libri sacri altrui. Ad esempio l'idea che la Torah sia stata falsificata dagli ebrei.

Oppure, come si leggeva nel commento al Corano di Hamza Piccardo, stampato e approvato dall'UCOII

“E’ grazie a queste falsificazioni che la gran parte del popolo di Israele è diventata il campione di quella doppiezza morale in base alla quale nei confronti dei non ebrei è accettabile e impunita qualsiasi nefandezza, mentre la rettitudine morale è un obbligo soltanto verso i correligionari”. E ancora: “Ai figli di Israele, i quali sapevano bene che la missione di cui Muhammad era stato incaricato era davvero profetica, ma non lo volevano ammettere per ragioni razziali e di potere”. E ancora: “Rinnegando i tesori dello spirito in cambio delle ricchezze di questo mondo, i figli di Israele fecero una scelta miope e meschina, ingrati verso il loro Signore, furono condannati a esercitare nel corso dei secoli quella funzione antitradizionale e reietta che ha procurato loro tante peripezie e dolore”.

14.9.06

Il nuovo nemico, quello vecchio

Dopo la prima guerra mondiale, nell'Europa centro-orientale, l'antisemitismo fu,non dico creato a tavolino, ma certo alimentato e diretto verso un odio assoluto che fondeva religione, politica, razza da una cosciente, razionale, ben finanziata, campagna politica e di stampa.

Moses Mendelssohn


La Germania non era certo un paese ferocemente antisemita fino al 1919, così come l'Ungheria. Le due nazioni erano anzi vissute come rifugio per minoranze ebraiche provenienti da est, attirate dalla parità di diritti.


C' erano uomini politici ebrei, ebrei attivi nell'economia, nella cultura. Sia gli ebrei tedeschi che quelli ungheresi (un po' come oggi quelli americani) consideravano il loro paese una "nuova Sion", ne parlavano orgogliosamente la lingua, ne condividevano la politica e gli interessi. Prima, appunto, che vent'anni di campagna forsennata e di persecuzione politica, creassero e determinassero le condizioni dello sterminio.



Il sultano turco dà il benvenuto ai sefardim cacciati dalla Spagna nel 1492


E' agghiacciante osservare un percorso molto simile a questo in un paese come la Turchia. Un paese laico, a maggioranza musulmana, un altro di quei luoghi che gli ebrei hanno conosciuto storicamente come rifugio dalle persecuzioni e in cui hanno vissuto (quasi) pienamente accettati.

Judith Apther Klinghoffer, L'autrice di questo pezzo, lancia un grido di allarme che, chi segue le rassegne della stampa turca, ha già raccolto da tempo.
Ha viaggiato in Turchia non più di un mese fa, manifestandosi come israeliana, e raccogliendo ancora una volta l'impressione che in Turchia non esista un diffuso sentimento antisemita. Gli ebrei di origini turche che conosco e che viaggiano in quel paese mi hanno sempre detto la stessa cosa.

Eppure, oggi, proprio in Turchia, è in atto una violenta CAMPAGNA DI MARKETING ANTISEMITA, ben pagata e ben organizzata, veicolata sulla stampa, infiammata da manifestazioni politicamente pianificate, che cerca di spingere il paese verso l'antisemitismo più violento.

Since the AKP rose to power in Turkey, the country's Islamist media has freely disseminated venomous anti-American and antisemitic allegations, propaganda, and conspiracy theories. [1] This campaign has been led by Islamist Turkish dailies
such as Vakit, Milli Gazete, and Yeni Safak (which is close to the AKP government and especially to Turkish Prime Minister Erdogan). These newspapers have published stories about the U.S.'s alleged use of chemical and low-grade nuclear weapons in Iraq and U.S. soldiers' alleged systematic rape of Iraqi girls, and have blamed the U.S. for the December 2004 tsunami in southeast Asia and for the August 1999 Istanbul earthquake. [2] The marketing divisions of these papers distribute anti-American DVDs, books, and CDs at no charge or at very low and clearly subsidized prices. [3] These dailies also glorify terrorism, and disseminate antisemitic messages, including praise of Hitler, Holocaust denial, and passages from The Protocols of the
Elders of Zion

Chi finanzia tutto questo, in Turchia e altrove?

Come si fa a non chiamare col suo nome, islamo-nazismo, questa roba?

C'è qualcosa che si possa fare per contrastarla?

E' possibile considerare qualcosa di diverso da un nemico, non in senso figurato, ma in senso proprio, armato, chi si allea con le organizzazioni che producono questo?

Sono tutte cose che mi chiedo.
Quello che è chiaro è che sappiamo. E che nessuno potrà dire il contrario.

Antisemiti imbecilli (continua)

.

A tre settimane dall'inaugurazione...

l'esposizione delle vignette negazioniste organizzata dal regime di Teheran,
richiama sì e no
50 SPETTATORI
al giorno.

AH AH AH AH AH AH AH!

12.9.06

Un messaggio di Bashar Assad a George Bush

Sorridi, sei sul TBLOG

Da Beirut Spring


Caro Presidente Bush

Quando starà leggendo questa lettera, avrà già saputo dei tragici eventi che sono avvenuti a Damasco questa mattina.

Ma in caso che non lo sappia ancora, ecco cosa è successo: un mucchio di terroristi islamici ha cercato di attaccare la vostra ambasciata nel cuore della nostra capitale. Gridavano slogan religiosi e volevano bombardare l'edificio.

Fortunatamente, oh Signor Presidente, le nostre eroiche forze di sicurezza hanno stroncato l'operazione e ucciso tutti e quattro i terroristi. Ho il piacere di annunciarle che tutti i vostri diplomatici sono sani e salvi

So che questa è una coincidenza assolutamente sconvolgente, Mr. Bush, ma il modo in cui abbiamo risposto alla situazione prova, e proprio il giorno successivo all'11 settembre, che il regime siriano è dalla vostra parte nella guerra al terrorismo: siamo impegnati a combattere i terroristi islamici esattamente come voi. Spero che non dimenticherete che siamo un regime laico.

Oh, Mr. Bush, che ne dice di rimettere in soffitta quei piani di regime-change che ha in mente? Non pensa che sia meglio parlare con noi invece che dover trattare con gli islamisti? Islamisti, sì, come quelli che hanno tentato di far saltare la vostra ambasciata questa mattina? (quelli che sono tutti opportunamente morti e che non potranno essere interrogati dalle vostre autorità di sicurezza).

Signor Presidente, questi attentati provano che noi avevamo veramente ragione: il Suo supporto a Israele e alle sue politiche vi fanno odiare in questa regione. Signor Bush, se le cose continuano in questo modo, ogni arabo e musulmano diventerà un militante! Non pensa che sia ora che la Siria torni in Libano e nelle alture del Golan e che sia ora di fermare l'inchiesta Hariri? In questo modo, la gente di questa regione smetterà di odiarvi e tutti torneranno a farsi tranquillamente gli affari loro. Glielo possiamo garantire.

Signor Bush, so che l'opinione pubblica siriana e i nostri intellettuali credono ancora che l'11 settembre sia stato un complotto americano, guidato dalla CIA per promuovere i vostri piani egemonici sul mondo. Ma il cielo non voglia che la Siria sia coinvolta in qualcuna di queste manovre. La nostra immaginazione non potrebbe assolutamente arrivare a concepire che si ordiscano trame e complotti di questo genere.

Lei sa bene, signor Bush, che le messe in scena non sono il nostro mestiere.


Bashar Al Assad
(che si augura di rimanere il) Presidente della Siria

8.9.06

Il prezzo dell'Iran

Su "liberali per israele"

Un importante pezzo di Aluf Benn sul prezzo politico che Israele si accinge a pagare per il conflitto, ormai inevitabile, tra USA e Iran. Un prezzo paragonabile a quello che Israele pagò per lo smantellamento dell'armamento convenzionale e chimico di Saddam nel 1991 e per la distruzione del suo regime, dieci anni dopo.

Olmert, e la leadership attuale, non ne escono ritratti come degli statisti.

Aggiungiamo il tentativo di scaricare sul Capo di Stato Maggiore Halutz i tentennamenti e le scelte sbagliate della guerra (che è stata persa sopratutto nelle parole, quanto mai imprudenti del PM, molto che sul campo dove invece i risultati ci sono stati).

Nel complesso, diventa forte la speranza di vedere al più presto all'opera un nuovo Primo Ministro e un nuovo governo. E anche la speranza che Israele ritrovata una leadership all'altezza, sia ancora capace di agire in autonomia dalla scelte e dalle pressioni USA.

6.9.06

A futura memoria


Qualche anno di esercito libanese e truppe ONU che facevano ciao ciao con la manina ai convogli di armi provenienti dalla Siria, hanno prodotto il sud del Libano che abbiamo conosciuto in questo mese, dopo quello che per i più è stato un brusco risveglio.

Migliaia di missili di tutte le gittate, fortificazioni, un piccolo esercito guerrigliero vile ma pericoloso come pochi.

Ora segniamo questa intervista a futura memoria.

Gaza, dopo l'abbandono dell'IDF si va "stabilizzando" nello stesso modo. Le truppe UE che hanno sostituito gli israeliani ai valichi con l'Egitto stanno producendo il "nuovo paradiso del contrabbando di armi". Da Rafah sta passando di tutto. Dice Avi Yuval Dishkin, capo dello Shin Bet:


The image “http://ccat.sas.upenn.edu/xconnect/i21/art/blackface2002.jpg” cannot be displayed, because it contains errors.

He estimated that approximately 15,000 guns, 4 million bullets, 2,300 pistols, 38 rockets, dozens of anti-tank missiles, 15 tons of TNT, 400 RPGs, and 10-15 Katyushas like those used in Lebanon had been smuggled into Gaza from Egypt so far - and, he said, those are just the ones we know about.

After three to five years of this kind of weapons transfer, he warned, Israel will face a situation similar to south Lebanon.

"At this point, anybody who wants to smuggle something through the Philadelphi route can apparently do so," Diskin said. "You can smuggle anything through Philadelphi except maybe a tank or plane."




Ci vorranno tra i 3 e i 5 anni di colpevole inanità della supervisione internazionale per ridurre Gaza nelle stesse condizioni del sud del Libano.

Poi, quando scoppierà un altro casino come quello di queste settimane, sarà il momento di condannare le "reazioni sproporzioniate" e di chiedere che Israele attacchi i lanciarazzi coi raggi smaterializzanti.

Segniamolo sul quadernetto da subito.

5.9.06

Ottolenghi sulla guerra


Non si sa davvero cosa scegliere da questo eccellente pezzo di Ottolenghi sulla
guerra in Libano. [h/t sylverlynx]

Visto che le analisi su chi ha vinto e chi ha perso sono già state abbondantemente fatte, ed in ogni caso riguardano una questione ormai dietro le spalle, scegliamo questo sguardo in avanti.

[...]

Scenari regionali. Quanto al futuro, i miti e le percezioni erronei su cui essi si fondano, contribuiranno senza dubbio alla fase successiva della guerra.
Quando ciò accadrà, bisognerà prestare attenzione a come i due popoli in guerra
rispondono a quelli che ciascuno considera i propri successi e le proprie sconfitte.
Israele avvierà probabilmente una commissione d'inchiesta, i cui risultati
potrebbero significare la fine della carriera per diversi leader militari e
politici. Il paese rifletterà sui propri errori. Si dorrà per le morti inutili di tanti uomini valorosi, a seguito degli errori commessi. Se la prenderà con i responsabili, che dovranno pagare un alto prezzo. Ma otterrà le risposte che cerca. E il Libano, invece? Cosa fa Nasrallah tra le rovine di Beirut, le macerie dei ponti sul Litani e i crateri che punteggiano le strade? Proclama la vittoria. E il primo ministro libanese, Fouad Siniora? Piange davanti alle telecamere, elogia Hezbollah e si aggrappa al mito della vittoria anche quando le prove della sconfitta sono lampanti. Non avvieranno nessuna commissione indipendente in Libano, non convocheranno generali, politici e alte gerarchie sciite per metterli di fronte alle loro responsabilità. L'ultima volta che un paese arabo ha avviato una commissione d'inchiesta interna su una sconfitta militare è stato
in Iraq, nel 1949. Un precedente che rimarrà un'eccezione. I libanesi non si chiederanno come un agente straniero che ha assunto il controllo di oltre metà del paese infiltrandosi nei più alti livelli governativi, li abbia coinvolti nella guerra di qualcun altro. Metteranno in disparte la necessità di comprendere cosa non ha funzionato e proclameranno vittoria. In questo modo, quando ci sarà una nuova guerra, il “mito distrutto” risorgerà nuovamente perché la realtà ha il sopravvento sui miti della retorica araba.

Da Il Riformista
Leggi tutto

Autobomba a Sidone (Libano)


Tra le notizie più trascurate dal media negli scorsi mesi c'è stata l'offensiva
di assassinii e attentati che ha colpito le forze della "primavera di beirut" in
seguito al ritiro siriano.
E che è stata strumentale all'espansione del controllo siriano (attraverso
hezbollah) di parti crescenti del territorio e della politica libanesi

Stamattina, quello che sembra essere un nuovo episodio della serie. Un'autobomba
a Sidone uccide due persone e ferisce un ufficiale dell'intelligence libanese,
impegnato sulle indagini relative all'omicidio Hariri.


Nelle letture retrospettive che sono state atte specialmente nelle prime fasi
della ultima guerra in Libano, si è accusata l'amministrazione americana di
dilettantismo, per aver sostenuto il movimento anti-siriano, senza però avere un
progetto su cosa dovesse riempire il vuoto politico lasciato dal ritiro delle
forze di Assad.

Il vuoto è stato, appunto, riempito da Hezbollah.

Tra gli scopi del robusto contingente UNIFIL che si schiera in queste ore, c'è
quello di riempire in modo diverso quel vuoto, o possibilmente un vuoto di forza
ancora più grande, che il disarmo totale o parzil<e di Hezbollah dovrebbe lasciare.

Le forze libanesi antisiriane sono in fermento e vedono l'occasione per
legalizzare il paese e ridurre il peso e il ricatto della milizia filosiriana.
Da parte sua, Hezbollah ha preannunciato vendetta verso chi non l'ha sostenuta
nello sforzo bellico, cioè esattamente le forze di cui sopra.

Il comportamento dell'ONU sarà essenziale per decidere come il wrestling
politico-militare libanese si concluderà. L'esperienza suggerirebbe che l'ONU
sceglierà la via di minore resistenza, e lascerà intensificare la morsa di
Hezbollah sul Libano.

Le speranze, i proclami, la posizione francese verso la Siria permettono anche
di sperare che le cose andranno in modo diverso.

Hezbollah non ha vinto

Photo

Di editoriali ed analisi pronte a sposare la visione di "vittoria" Nasrallah se ne sono letti a dozzine.

Come ho detto nelle prime ore successive alla fine del conflitto, la oggettiva realtà delle cose sul terreno dice secondo me cose diverse.

Mi fa piacere vedere che il terreno parla diversamente anche secondo altri, quindi ho deciso di raccogliere in questo post un giro di orizzonte delle principali analisi rinvenute sui giornali, secondo cui Hezbollah vede decisamente peggiorate le sue posizioni dopo la guerra. Non solo militarmente, ma anche politicamente. E per il lettore occasionale di giornali, incredibilmente anche all'interno della comunità sciita libanese.

Occidente:

Amit Taheri (Wall Street Journal)
HEZBOLLAH DIDN'T WIN

Hezbollah is also criticized from within the Lebanese Shiite community, which accounts for some 40% of the population. Sayyed Ali al-Amin, the grand old man of Lebanese Shiism, has broken years of silence to criticize Hezbollah for provoking the war, and called for its disarmament. In an interview granted to the Beirut An-Nahar, he rejected the claim that Hezbollah represented the whole of the Shiite community. "I don't believe Hezbollah asked the Shiite community what they thought about [starting the] war," Mr. al-Amin said. "The fact that the masses [of Shiites] fled from the south is proof that they rejected the war. The Shiite community never gave anyone the right to wage war in its name."

There were even sharper attacks. Mona Fayed, a prominent Shiite academic in Beirut, wrote an article also published by An-Nahar last week. She asks: Who is a Shiite in Lebanon today? She provides a sarcastic answer: A Shiite is he who takes his instructions from Iran, terrorizes fellow believers into silence, and leads the nation into catastrophe without consulting anyone. Another academic, Zubair Abboud, writing in Elaph, a popular Arabic-language online newspaper, attacks Hezbollah as "one of the worst things to happen to Arabs in a long time." He accuses Mr. Nasrallah of risking Lebanon's existence in the service of Iran's regional ambitions.

Before he provoked the war, Mr. Nasrallah faced growing criticism not only from the Shiite community, but also from within Hezbollah. Some in the political wing expressed dissatisfaction with his overreliance on the movement's military and security apparatus. Speaking on condition of anonymity, they described Mr. Nasrallah's style as "Stalinist" and pointed to the fact that the party's leadership council (shura) has not held a full session in five years. Mr. Nasrallah took all the major decisions after clearing them with his Iranian and Syrian contacts, and made sure that, on official visits to Tehran, he alone would meet Iran's "Supreme Guide," Ali Khamenei.


Charles Krauthammer (Washington Post)
HEZBOLLAH "VICTORY"

Even more important is the shift once again in the internal Lebanese balance of power. With Nasrallah weakened, the other major factions are closing in around him. Even his major Christian ally, Michel Aoun, has called for Hezbollah's disarmament. The March 14 democratic movement has regained the upper hand and, with outside help, could marginalize Hezbollah.

In a country this weak, outsiders can be decisive. A strong European presence in the south, serious U.S. training and equipment for the Lebanese army, and relentless pressure at the United Nations can tip the balance. We should be especially aggressive at the United Nations in pursuing the investigation of Syria for the murder of Rafiq Hariri and in implementing resolutions mandating the disarmament of Hezbollah.

It was just 18 months ago that the democrats of the March 14 movement expelled Syria from Lebanon and rose to power, marking the apogee of the U.S. democratization project in the region. Nasrallah's temporary rise during the just-finished war marked that project's nadir. Nasrallah's crowing added to the general despair in Washington about a rising "Shiite crescent" stretching from Tehran to Beirut.

Daily Star (Libano)
HEZBOLLA'S DILEMMA

So now Nasrallah has a mounting debt owed the Iranians and little room to tell them that he cannot implement a request to heat Israel’s northern border if the nuclear issue demands it. Worse, the Hizbullah leader knows that even a devotee like President Mahmoud Ahmadinejad will have to explain to his own poor electors why billions of dollars are being spent on building Shiite homes in Lebanon, while Iranians continue to face grinding poverty - poverty that might get worse if the UN Security Council manages to impose sanctions. How much can the Iranian regime bear financially when it comes to buoying up Nasrallah’s base? Even Shiite businessmen, whether in the Gulf or Lebanon, may hesitate to offer substantial funding if they sense a new war is looming.

What can Nasrallah do if Iran asks Hizbullah to resume military operations against Israel while Shiites are slowly rebuilding their lives? By refusing, Nasrallah could lose his sponsor and financier; by agreeing, he could lose his supporters. If one had to guess, the Hizbullah leader would obey Iran and hope for the best when it comes to the Shiites. Yet the risks of such a
strategy are immense, because Nasrallah’s allegiances would be there for all to see, particularly his coreligionists. And that’s not mentioning how negatively Hizbullah’s actions would be received by the other Lebanese communities, who would again see their country devastated in a proxy war.

Hizbullah has lost what little it once retained of the consensus behind the “resistance” (prompting Nasrallah to threaten his critics on Al-Jazeera last month), but a renewal of conflict, fed by Iran, could lead toward a more violent domestic standoff.

Edward Luttwack (riportato da Liberali per Israele)
IL RISULTATO DELLA GUERRA E' MIGLIORE DI QUANTO SEMBRI

Va riconosciuto a Hezbollah che ha saputo distribuire i suoi missili in villaggi sufficientemente ben nascosti dagli attacchi aerei, mettendoli al riparo dall’artiglieria e dai veicoli aerei automatici. Ma anche che non ha saputo lanciarli in modo efficace, ad esempio in attacchi simultanei contro gli stessi obiettivi.
Al posto di centinaia di morti civili, gli israeliani hanno perso dunque una o due persone al giorno, e anche dopo tre settimane, il totale complessivo è stato inferiore di quanto si sarebbe verificato con un solo attacco suicida. Ciò ha reso inoltre politicamente inaccettabile il lancio di offensive pianificate che avrebbero ucciso giovani soldati e i padri di famiglia; del resto non sarebbe servito in ogni caso a sradicare Hezbollah, perchè non si tratta di un’armata o di un commando di uomini armati, ma di un movimento politico armato.
Per queste diverse ragioni, il risultato della guerra può considerarsi più soddisfacente di quanto non sembri adesso. Hassan Nasrallah non è un altro Arafat, che combatteva per una Palestina in senso «eterno», e non per i palestinesi che abitavano il paese al momento, la cui prosperità e sicurezza egli sempre sacrificò all’altare della causa. Nasrallah ha una circoscrizione politica che intende trovare il proprio centro nel Sud del Libano. Accettando implicitamente la responsabilità di aver cominciato la guerra, Hassan Nasrallah ha diretto i suoi Hezbollah a convergere nella rapida ricostruzione dei villaggi e delle città, proprio al confine israeliano. Ora egli non può cominciare un altro giro di combattimenti che andrebbero a distruggere tutto un’altra volta. Un ulteriore e inaspettato risultato di questa guerra è che la base di potere di Nasrallah nel Sud del Libano è adesso ostaggio del buon comportamento degli Hezbollah.

Mondo Arabo

Al Nahar: fratture nel mondo sciita libanese

Altri editoriali arabi tradotti da MEMRI (note in fondo)

*"The Destruction of Lebanon Can Never Be Described as a Victory for Hizbullah"

Ahmad Jarallah, editor of the Kuwaiti dailies Al-Siyassa and the
English-language Arab Times, which consistently take a stand against Syria and
Iran, wrote in an editorial in the Arab Times:(6) "The destruction of Lebanon
can never be described as a victory for Hizbullah. After the issuance of U.N.
resolution 1701, no one has the right to claim victory or play with words to
change their meanings. Once again we Arabs have been defeated in Lebanon. The
responsibility for the destruction of Lebanon and for playing with its future
rests with a segment of the Lebanese [people], which is serving the interests
and greed of Iran… Unfortunately Syria and Iran view the U.N. resolution as
biased. This means [that] our dream of seeing a stable Lebanon is still so far
from coming true…

"In this situation, there is no sense in talking about victory. Syria's claim
that the U.N. resolution doesn’t reflect the magnitude of Hizbullah’s victory is
farcical. Syria cannot claim victory, since it didn’t officially fight this war
– unless Damascus thinks that Hizbullah has been fighting its war. If this is
the case, it must be denounced in no uncertain terms."


*"The Arab Intellectuals Have a Serious Problem [in Defining] the Criteria for
Victory and Defeat
"

Columnist Muhammad Al-Seif wrote in the Saudi daily Al-Iqtisadiyya: "The war
currently being waged in Lebanon has shown that many of our Arab intellectuals
have a serious problem [in defining] the criteria for victory and defeat. Some
of them are still convinced that Hizbullah, despite its losses, has brought a
humiliating defeat upon Israel and has shattered the myth of Israel as an
invincible state.

"The problem repeats itself, in the exact same form, in every war fought by the
Arabs. The criterion for victory is [as follows]: As long as the emblem, or the
heroic commander, still lives, [the outcome is pronounced to be] a victory –
regardless of the consequences of the war for the peoples [in terms of damage
to] property and loss of lives and capabilities. Former Egyptian president Gamal
'Abd Al-Nasser led the Arabs to a crushing defeat in 1967, but some of us did
not perceive it as such... Despite this defeat, 'Abd Al-Nasser retained [his
status] as an Arab symbol and [his image as] an undefeatable Arab leader...

"I do not think that Hizbullah gained any victory at all. Lebanon, rather than
Hizbullah, suffered losses whose price will be paid by the Lebanese [people]."(8)


*"Israel Sees the War Realistically While the Arabs Continue to Market Illusions"

Qeinan Al-Ghamdi, former editor of the Saudi daily Al-Watan, wrote: "[Israeli
Prime Minister Ehud] Olmert announced that the ceasefire was a diplomatic
victory [for Israel], and that he and his government were about to enter a
difficult [process of] self-examination, which would be carried out at all
levels of the Israeli society. At the same time, Hassan Nasrallah announced a
historic and strategic victory. [This victory was achieved] at the expense of
Lebanon's territory and people, whose only crime is [living in a land that is
used] by other [forces] as an arena for score-settling and pretentious
announcements.

"[Syrian President Bashar] Assad, for his part, was not content with this
intoxicating 'strategic and historic victory,' which he achieved single-handedly
from the very first day of the war... The intoxication of victory led him to
open additional, verbal, fronts vis-à-vis other Arab regimes that the war had
'exposed.' Having achieved his 'historic victory' against the historical enemy
[i.e. Israel], and having expelled the enemy and liberated the [occupied]
territories, he decided to turn to his treasonous brothers, in order to educate
them and teach them the meaning of 'honor' and 'resistance,' and the 'language
of the powerful.' He should have also added the 'language of the dinosaurs' and
[the concept] of profiteering at the expense of the masses.

"That is the difference [between Israel and the Arabs]. Israel sees reality [as
it is] and assesses the data and the opportunities sensibly, while the Arabs
market illusions, sanctify heroic lies and foster hostility in order to cover up
scandals that can no loner be concealed."(9)

*The Lebanese are Refusing to Admit Defeat in Order to Avoid Responsibility

In an article titled "Who Will Pay the Price of Defeat," 'Abd Al-Rahman
Al-Rashed wrote in Al-Sharq Al-Awsat: "In our region, [whenever] anyone manages
to be defeated, [people] carry him around on their shoulders and shower him with
wishes of longevity. No one, without exception, [ever] pays the price. What
happened in Lebanon was an enormous tragedy, whether we label it 'victory,'
'defeat,' or 'steadfastness.' [But] I do not imagine that anyone will be held
accountable. On the contrary, [the one responsible] will get to impose his rule
by using his propaganda machine to justify his actions, saying that what
happened prevented something worse [from occurring]. [The problem is that] the
people have no part in starting or stopping wars. Nobody asks them... In short,
the opinion of millions of people carries no weight, even when their lives and
the lives of their children are at risk.

"Everyone in Lebanon has promised that, after the war, there will be a rigorous
investigation – but these are empty words since no one will [actually] lose his
position. Hassan Nasrallah will not resign since he is head of a party that does
not hold elections; [Lebanese Prime Minister] Fuad Siniora will not resign
[either], since he had no role in [making the decisions concerning] war and
peace. The government will not resign since it does not want to acknowledge
defeat, and even if it does acknowledge [defeat] it will not agree to take
responsibility for Hizbullah's adventures. The worst thing of all is that nobody
[is willing] to call it a defeat, not to mention take responsibility [for it]."(10)

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"There is a Need to Form an Arab Investigation Committee"

In an article titled "Arab Investigation Committee to Investigate the Lebanon
Crisis," 'Abd Al-Mun'im Sa'id, director of the Al-Ahram Center for Political and
Strategic Research, wrote in the Egyptian government daily Al-Ahram: "Israel was
the only side that immediately set out to investigate what happened in [this]
crisis and war. [Israeli Prime Minister] Ehud Olmert acknowledged that Israel's
performance had been unsatisfactory, and Israeli Defense Minister Amir Peretz
appointed a committee to investigate the performance of the Israeli military.
The press and public in Israel were not silent [either], but criticized the
performance of the government and army. The entire Israeli society moved from a
state of solidarity to [a process of] investigation and questioning...

"Therefore, [we too] must form an Arab investigation committee, official or
unofficial, that will investigate the crisis and the war, as Israel is doing.
[The investigation] will raise questions regarding everything that happened
during the war, from beginning to end. The first issue might be the decision [to
start] the war. Nasrallah said at the beginning of the war that his party will
be the spearhead of the Arab and Muslim nation in liberating Palestine. Who
appointed him to this role?... Even if we accept [the claim] that Hizbullah is
permanently empowered by the Lebanese government to continue the resistance
until the Shab'a Farms are liberated, [we can still ask whether] Hassan
Nasrallah assessed the situation correctly when he decided to kidnap the Israeli
soldiers...

"It has [also] been proven that Hizbullah... did nothing to prepare the
[Lebanese] home front [for the war]. When asked about this, [Hizbullah] replied
that this is the responsibility of the Lebanese state, i.e. of the side which
was the last to know about the [impending] war, as [Lebanese Prime Minister]
Fuad Siniora said...

"Many questions [also] arise as to [Hizbullah's] military performance, such as
why it did not fire its Zilzal, Fajr-3 and Fajr-5 missiles, which it [promised]
to fire in retaliation if Beirut was attacked. After all, the Lebanese capital
was attacked repeatedly, especially the southern neighborhood where 'Hizbullah
state' is located.

"[And] the most important question of all is why the rockets used by Hizbullah
were of such limited effectiveness that some 30 rockets had to be fired for
every Israeli victim ([some of these victims] being Arabs). This ratio makes the
war very expensive, and [we] should consider equipping the rockets with a
mechanism to improve their accuracy..."(11)


*Acceptance of Hizbullah as an Armed Organization has Come to an End

In an article published in the Egyptian government daily Al-Ahram, columnist
Hazem 'Abd Al-Rahman discussed the significance of the demand to disarm
Hizbullah: "It is clearly understood from Resolution [1701] that there can be no
acceptance of an armed organization which is more powerful than the state's
armed forces. [The resolution also clarifies] that the international community
refuses to make light [of the fact] that the leader of this organization usurps
the state's [authority to make] decisions regarding war and peace... The most
dangerous thing about the Hizbullah model is that it conveys the message that
armed and secret militias, which [operate] outside the [official] frameworks of
the state, are the solution. [According to this approach,] any political party
or organization which is displeased with the state's policy must [simply] form a
militia and buy weapons – from arms smugglers, from some evil country, or from a
country that wants to use [this militia] to achieve its aims. Political parties
thus forsake their basic duty of conducting political activity... and their goal
becomes to stockpile weapons and to annihilate their political opponents and
[anyone else who] disagrees with them."(14)

Endnotes:
(1) Al-Ahram (Egypt), August 14, 2006.
(2)Al-Yawm (Saudi Arabia), August 15, 2006.
(3)Al-Ahram (Egypt), August 13, 2006.
(4)Al-Rai (Jordan), August 17, 2006.
(5)Al-Ahram (Egypt), August 13, 2006.
(6) These excerpts are from an English translation of the editorial on the Arab
Times website.
http://www.arabtimesonline.com/arabtimes/opinion/view.asp?msgID=1276, August 14,
2006.
(7) Al-Siyassa (Kuwait), August 14, 2006.
(8)Al-Iqtisadiyya (Saudi Arabia), August 14, 2006.
(9)Al-Watan (Saudi Arabia), August 16, 2006.
(10)Al-Sharq Al-Awsat (London), August 14, 2006.
(11)Al-Ahram (Egypt), August 21, 2006.
(12)Al-Sharq Al-Awsat (London), August 16, 2006.
(13)Al-Gumhuriyya (Egypt), August 14, 2006.
(14)Al-Ahram (Egypt), August 13, 2006.
(15)Al-Hayat (London) August 20, 2006.

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www.tonibaruch.blogspot.com

4.9.06

Come mai per sorvegliare delle colline si mandano le portaerei?


Debka si è posta una domanda interessante.

Come mai, le forze che l'Europa sta mandando per sorvegliare sul disarmo di
Hezbollah e tenere la pace in un territorio collinoso, contengono una forza
AERONAVALE di tutto rispetto?

La risposta è speculativa, ma intrigante


La differenza

The image “http://www.cpq.net/downloadfiles/DownloadableBackgrounds/grey%20spiral.jpg” cannot be displayed, because it contains errors.La differenza tra Libano e Israele spiegata da Big Pharaoh (un blogger libanese che vive in Egitto)

"C'è una grande e triste differenza tra noi e Israele. Gli israeliani possono formare una commissione d'inchiesta e indagare le azioni dei loro politici, mentre il Libano non può nemmeno pensare di fare una cosa del genere. Investigare le azioni del "Partito di Dio" che ha trascinato il Libano in guerra? Bestemmia! Gli sciiti scenderebbero in strada e metterebbero a ferro e fuoco Beirut".


2.9.06

Victor Magiar: sì, sono fascisti islamici

The image “http://www.cornermark.com/hiddenfolder/enemies/hezbollah_hamas_nazi_salute.jpg” cannot be displayed, because it contains errors.

Il saluto a braccio teso dei guerriglieri di Hezbollah, nelle università di Hamas, alle adunate naziste e fasciste


È un fatto che Bush abbia, finalmente, abbandonato la fallimentare e non poco reazionaria teoria dell'ineluttabile scontro di civiltà per trovare una formula capace di costruire dialogo e alleanze con l'elettorato democratico americano,
le opinioni pubbliche del vecchio continente e le forze progressive e liberali nel mondo musulmano.

In nome dell'antifascismo, gli Usa possono ricostruire un'alleanza mondiale contro un nemico che da soli non potrebbero sconfiggere.

Qualcuno ha già obiettato che «son solo parole», ma la condotta della Rice nell'ultima crisi mediorientale dimostra ampiamente il contrario. Qualcun altro invece considera l'espressione sbagliata, impropria o più professoralmente «non utile».

Certo, sarebbe meglio parlare di totalitarismo islamista. Ma il totalitarismo identitario è fascismo, anche se questa volta l'identità non è nazionale ma religiosa.
Prima di Berman e Bush, gli algerini che hanno dovuto resistere alla furia integralista avevano già pensato a definire fascisti i fanatici del Fis. Ma perché questa definizione fa tanto discutere?

Perché, come ha ben intuito Bush, la categoria del fascismo rompe l'equivoco immaginario per cui ogni uomo in armi del Sud del mondo sia un combattente della libertà.
È un equivoco grave e penoso, che ha permesso di confondere i combattenti vietcong (che mai dirottarono un aereo o colpirono obiettivi civili in giro per il mondo) con gli assassini razzisti.

[...]

Bene ha risposto il partigiano Rosario Bentivegna ( Corriere, 29 agosto) che, se così fosse, sarebbero «resistenti anche i nazisti che combatterono contro gli invasori fino all'ultimo bunker o gli italici repubblichini».

Leggi tutto

A scuola di genocidio

Non ci sarà pace finché Israele continuerà a occupare la Cisgiordania?
Sbagliato. Non ci sarà pace finche ci saranno ebrei vivi tra il Mediterraneo e
il Giordano
.


Ecco cosa si insegna ai campi estivi della Jihad Islamica, a Gaza

Most important, the children understand that the conflict with the Jews is not
over land, but rather over religion. As long as Jews remain here, between the
[Jordan] river and the sea, they will be our enemy and we will continue to
pursue and kill them. When they leave we won't hurt them.

1.9.06

L'inviato vaticano all'attacco dei "Cristiani Sionisti"

L'inviato vaticano in terra santa (il patriarca Sabbah), insieme ai rappresentanti di altre chiese, ha lanciato un attacco inusitato al movimento dei Cristiani Sionisti:

La dichiarazione sostiene (testuale): "Il movimento dei Cristiani Sionisti produce una visione del mondo dove il Vangelo si identifica in ideologia imperiale, coloniale e militarista

[...]

Rigettiano gli insegnamenti del Sionismo Cristiano, che facilitano e sostengono questo tipo di politiche, e promuovono esclusivismo razziale e guerra perpetua"

Aggiornamento dopo i commenti

Ho avuto molti dubbi se pubblicare o meno questo post, in quanto so che la maggior parte di chi segue questo blog è cattolica e amica di Israele. E in ogni caso non è mia intenzione creare divisioni e conflitti laddove non ci sono.

Aggiungo che la mia simpatia per il movimento dei "Cristiani Sionisti", o quantomeno per quanto so della sua visione della storia, è molto limitato, in quanto non sento particolare fretta di vedere gli ebrei alla battaglia di Gog e Magog.

Ciò detto, se è vero che molti cattolici sono amici di Israele, è anche vero che i rapporti tra Chiesa Cattolica e stato di Israele sono stati per lunghissimo tempo inspiegabilmente pessimi, e non per volontà di Israele.

Su alcuni dei rappresentanti vaticani in Israele e territori, stendo poi un pietoso velo.

Sono stato in dubbio se pubblicare, ma per onestà, vista la dichiarazione devo farlo. E' quella ad essere fortemente ambigua. Ed è monsignor Sabbah (e i cofirmatari) a giocare con le parole.

Questo a meno che qualcuno mi mostri che la dichiarazione, così come l'ho vista pubblicare sui giornali è mal presentata e contiene invece parti che mostrano che il dibattito è esclusivamente teologico e che le note infiammatorie sono dirette alle credenze dei CS e non a politiche reali, temute, possibile dello stato di Israele.

Questo, dal blog di Monsignor Sabbah è il testo integrale della dichiarazione.

Che il documento sia contro CS è quello che ho preventivamente scritto nel post, in ogni caso. Ma per la verità, visto che ci parliamo senza infingimenti, non ne sono estremamente sicuro.

Tutto esaurito per Beirut

I voli per beirut sono zeppi.
Tornano i cristiani, i drusi, i sunniti, la classe media e dirigente che aveva
abbandonato il paese qualche settimana fa.

Vorrebbe andarci anche Big Pharaoh, il più divertente dei blogger egiziani.
Ma non solo i voli sono esauriti. Sua mamma glielo ha proibito.

(foto Anne Evans)

AHAHAHAHAHA!!!

Da Yediot Aharonot

Italian prime minister (Prodi) says Assad promised him he will help implement UN
resolution 1701.

Nasrallah non esce dal buco

The image “http://www.jenike.com/pages/experience/food_ind/rathole_red.jpg” cannot be displayed, because it contains errors.Nemmeno per il suo compleanno:

Più di 1200 tedeschi in Libano?

Da Debka

“We are still in discussions, particularly with the Lebanese government,”
Defense Minister Franz Josef Jung said Thursday, Aug. 31. “I assume the number
will be bigger [than 1,200].”

Ambulanze bombardate?


ambulanza
Domanda.



Come è possibile credere e raccontare che un'ambulanza (o forse due) sia stata colpita da un missile israeliano (o forse due) quando:





  1. Altri veicoli colpiti da missili israeliani sono stati completamente distrutti, mentre l'ambulanza ha solo un buco nel tetto, degli interni sgangherati e finestrini rotti?
  2. Il buco nel tetto sembra avere buchi di viti a intervalli regolari, ed era probabilmente il luogo dove stava la sirena?
  3. Il buco e i segni sul tetto sono rugginosi, vecchi
  4. Non c'è sangue nell'ambulanza, mentre si racconta che aad un uomo sia stata asportata una gamba.
  5. Il guidatore dell'ambulanza, che si dava per ferito, riappare dopo qualche giorno senza un graffio
H/T zombietime
Un blog da seguire

Update:

Ecco impietosamente fatta a pezzi, l'autodifesa di "The Australian", che insiste sulla versione originale, con qualche significativo passo indietro.

Diliberto più islamico degli islamici

The image “http://www.comunisti-italiani-mantova.it/diliberto.jpg” cannot be displayed, because it contains errors.UCOII è l'associazione legata ai Fratelli Mussulmani che ha inalberato cartelli pro-hezbolla alla marcia di Assisi


Secondo Scialoja (presidente
dell'associazione musulmani italiani), sono irrilevanti, integralisti e non
assimilabili alla società italiana. Andrebbero espulsi dalla Consulta dei Mussulmani.

Ma per diliberto e settori di RC, non si toccano. H/T: Liberali per Israele

Seriamente, ma da dove viene questo amore bruciante tra sinistra radicale e
islamofascismo?