26.12.05

L' Ipotesi Documentaria vs. Goethe

Sorridi, sei sul TBLOG

Mi sto rileggendo con piacere un articolo di Rav Nathan Lopes Cardozo che spiega come l'estremismo di Wellhausen e della sua Ipotesi Documentaria, pur essendo destituito di ogni fondamento scientifico, abbia incontrato durevole e notevole successo nel mondo accademico. Beh, non sorprendentemente, la ragione è che la demolizione del cosiddetto "antico testamento" a documento privo di valore morale e storico serviva a promuovere un nuovo popolo eletto, quello cristiano, e tedesco in particolare. Un'operazione pseudoscientifica antisemita, come molte altre ce ne sono state. L'articolo ripercorre in modo puntuale la critica all' "high criticism" che ha finito per fare a pezzi Wellhausen (anche se non nell'immaginario popolare). Un pezzo sempre godibile è questo di Walter Kauffman [Critique of Religion and Philosophy (Princeton, NJ: Princeton University Press, 1978) p. 377], in cui si immagina un Wellhauseniano "analizzare" il Faust di Goethe:


Imagine a Higher Critic analyzing Goethe's Faust, which was written by a single human being in the course of sixty years. The scenes in which the heroine of Part One is called Gretchen would be relegated to one author; the conflicting conceptions of the role of Mephistopheles would be taken to call for further divisions, and the Prologue in Heaven would be ascribed to a later editor, while the prelude on the stage would be referred to yet a different author. Our critic would have no doubt whatsoever that Part Two belongs to a different age and must be assigned to a great many writers with widely different ideas. The end of Act IV, for example, points to an anti-Catholic author who lampoons the church, while the end of Act V was written by a man, we should be told, who, though probably no orthodox Catholic, was deeply sympathetic to Catholicism. Where do we find more inconsistencies in style and thought and plan: in Goethe's Faust or in the Five Books of Moses?[39]

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La foto è di Irving Penn

25.12.05

Gut yontof a tutti

Sorridi, sei sul TBLOG[da soc.culture.jewish.moderated]

On occasions such as Christmas Day and Easter day when the streets were teeming with dressed up gentiles full of good will and there was an aura of festivities in the air, while going for a walk, my father would greet the gentiles he would encounter with a cheery and forceful "gut yontof". I expect that they rarely realized he was not speaking English. In any case I recall their all reacting positively.

The phrase is Yiddish. It literally means "good holiday". "gut" means "good" and is a cognate of the German "gut" and the English "good". "yontof" means holiday; it comes from the Hebrew "Yom Tov". "Yom" is Hebrew for day and "Tov" is Hebrew for good. So an etymologically literal translation of "Gut Yontof" is "good good day". In fact it's an idiom and is a greeting that Yiddish speakers exchange with each other on Jewish holidays, very akin to "Merry Christmas" or "Happy New Year". I don't recall ever discussing this with my father. But I think the habit had three interacting motives:

1. A genuine feeling of of well being and friendliness to the world, being caught up in the general good will that permeated the atmosphere. That is, he was being nice to the goyim.

2. A sort of insider's joke, because he knew and they didn't that the phrase was from his culture and not theirs.

3. An act of defiance and courage. He was saying to his fellow walkers "I am a Jew, whether you like it or not". He was speaking not just to Chicago gentiles in the 1940's but also to their contemporary German counterparts, to Ukrainian peasants of
1910, and to 20 centuries of persecutors.

What ever the reasons I have taken it upon myself to carry on this tradition as a sort of memorial to him. Every Christmas day I go out to say gut yontof to the goyim. The response is always positive. Usually something like "and Merry Christmas to you too" or "The same to you".

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La foto è di Brian Grigsby

21.12.05

L'Europa e gli ebrei buoni

Sorridi, sei sul TBLOG
Dal primo articolo di Emanuele Ottolenghi su "Commentary", pubblicato su questo numero. [leggi tutto] Ho tagliato molte cose interessanti, in particolare l'analisi del linguaggio pseudo-teologico degli antisionisti di oggi. Ecco una traduzione del nocciolo.
[...] Molti altri hanno considerato loro specifico dovere di ebrei la denuncia di Israele. I loro ranghi includono tutti e tre i proponenti di una mozione "Il sionismo è il nemico degli ebrei", lanciata ad un dibattito pubblico a Londra agli inizi di quest'anno. Uno di essi è lo storico Avi Shlaim. Come altri prima di lui, anch'egli ha sentito il bisogno di pubblicizzare la sua virtuosità ebraica scrivendone e pubblicando. In un intervento sull' IHT, egli ha giustificato l'implacabile antisionismo sul quale ha fondato la sua carriera accademica appellandosi a una religione che non risulta abbia mai praticato. "Uno dei più grandi riconoscimenti dell'ebraismo" ha istruito i suoi lettori "è essere un *rodef shalom*, cercatore di pace". [...]
Sfortunatamente, anche se questi individui non sono molti, e i loro argomenti sono invariabilmente menzogneri e facilmente confutabili, essi godono di grande considerazione nell'Europa di oggi e insieme hanno fatto un danno incalcolabile, donando un imprimatur ebraico alla causa anti-israeliana.[...]
Al momento del dibattito, una fragile studentessa si è alzata per un appello appassionato. "Voglio esprimere la mia gratitudine a lei, Dr. Khalidi -disse la giovame donna- per la vostra volontà di condividere la Palestina con gli ebrei come un comune patrimonio" ("Comune Patrimonio" era l'anodina frase ad effetto che Khalidi aveva coniato per promuovere la sua soluzione "uno stato", cioè la dissoluzione di Israele) Questo notevole, generoso dono, proseguì la studentessa, ignara della sua scelta di antiche antinomie religiose, stava in evidente contrasto al miserabile approccio di Benny Morris, che aveva insistito sul diritto di Israele di continuare la sua esistenza come nazione. "Come ebrea" concluse il suo intervento a Khalidi "sento vergogna che la vostra terra vi sia stata presa a nome mio e dei miei antenati. E' mio dovere come ebrea stare dalla parte della giustizia". Se, in effetti, si era alzata con vergogna, si risedette al tuono di un applauso torrenziale.
In affermazioni come queste, non si può fare a meno di notare il ricorso non solo di ricorrenti motivi teologici, ma anche di una certa pericolosa danza alla quale gli ebrei europei hanno partecipato per lungo tempo. Oggi come ieri, il "particolarismo", una volta religioso, oggi nazionale, resta una spina nel fianco dell'Europa. Oggi, come ieri, rimuovere la spina significa una rinuncia al "particolarismo" per abbracciare la salvezza universale.
Questo non è antisemitismo anni 30. In questo senso ristretto del termine gli europei anti-israeliani hanno ragione a gridare di non essere antisemiti. Ciononostante, è una antica forma di antisemitismo, che ha sempre richiesto agli ebrei sotto scrutinio un preciso schema di risposte. Per i più, le scelte sono di piegarsi nella speranza che i problemi passino, di raccogliere le proprie cose e cercare di farsi una vita altrove oppure resistere ed opporsi nella misura in cui possono. Abbiamo visto tutte e tre queste risposte nella società ebraica europea durante questi anni, e ognuna ha avuto il suo costo. Alcuni, comunque, decidono di prendere una strada differente, cercando favore e ricompensa esercitando ogni sforzo di assimilarsi a qualunque cosa sia richiesta a loro, fino al punto di dissociarsi pubblicamente dalla storia e dal destino del proprio popolo. Come accade sempre con queste manovre, occorre trovare razionalizzazioni e autogiustificazioni, che sono a portata di mano.[...]
Quello che rimane costante è che, sia nell'Europa pre che post-illuminista, l'elite europea di oggi ha i suoi ebrei buoni e i suoi ebrei cattivi. Ci sono ebrei che abbraccia, incoraggia e celebra. E ci sono gli ebrei che rimprovera e condanna. Per i primi, ci sarà sempre un posto d'onore al sole europeo. Agli ultimi, l'Europa di oggi, ufficialmente pluralista e tollerante, ha scelto di girare la schiena.
C'è da meravigliarsi, allora, che qualche "ebreo buono" abbia scelto di vivere alla luce, mettendo in evidenza i suoi titoli, unendosi rumorosamente al coro che ha consegnato gli altri ebrei all'oscurità?

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La foto è di Walker Evans

17.12.05

Una TV perfettamente normale

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Alla TV di Hezbollah, il partito che secondo il segretario dei Comunisti Italiani, "è un partito perfettamente legale, vittima di alcune incomprensioni a causa della sua natura religiosa" si trasmettono anche spettacoli per bambini. In questo dei pupazzi di plastilina illustrano il Corano e spiegano come gli ebrei siano stati trasformati in scimmie e porci e siano da scaraventare in mare.

Buona visione, On. Comp. Prof. Segr. Diliberto!

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Screen shot dello spettacolo della TV Al-Manar

Il nuovo razzismo multiculturalista

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Di Giorgio Israel: Il foglio 16 dicembre 2005 - pag 2

E’una storia vera, realmente accaduta, come altre analoghe. Un bimbo africano adottato fin da piccolo da una famiglia italiana viene ripetutamente molestato a scuola. I suoi compagni di classe lo chiamano “scimmia”. Il bambino è scosso, disperato, i genitori protestano, s’incontrano con gli insegnanti e con i genitori degli altri bambini. Questi ultimi escludono vivacemente che vi siano sentimenti razzisti in circolazione. “E’ così difficile capirsi tra ‘diversi’… – protestano – non sarebbe il caso di organizzare degli incontri per scambiare la conoscenza dei rispettivi usi e costumi? La cosa più carina sarebbe organizzare delle cenette in cui ognuno fa gustare all’altro le proprie specialità etniche…”. In realtà, il nostro bimbo parla romanesco e adora la pizza e gli spaghetti. Perché mai dovrebbe rompersi la testa a cucinare il kunde, il kaklo o il riso al cocco, e provarne il sapore per lui inusuale, mentre i suoi compagni lo introducono alle meraviglie dei bucatini all’amatriciana, che lui conosce meglio di loro?" [Leggi tutto]

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La foto è di Walker Evans

16.12.05

La vespa cocchiera

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Difficile aspettarsi di trovare qualcosa di cui parlare dentro un libro di Bruno Vespa. Eppure stavolta qualcosa c'è: i cascami antisemiti talvolta ridicoli, talvolta grotteschi, talvolta incredibili.
Si scoprono solo 330.000 copie vendute dopo. Grazie alla lettera a Repubblica del solito ebreo rompiscatole.


“Nel suo ultimo libro Bruno Vespa ha creduto opportuno prendere le mosse dall'antisemitismo fascista per disegnare una storia d'Italia intrisa di odio e contrapposizioni. Naturalmente è libero di dare l'interpretazione che vuole, a patto che sia fondata su una narrazione storica corretta. Le pagine dedicate agli ebrei e all'antisemitismo contengono una quantità notevole di spropositi, di errori, di vere e proprie falsità storiche. Viene da chiedersi a cosa serva organizzare le centinaia di incontri e manifestazioni per la Giornata della Memoria in cui si discute su basi storiche e scientifiche a proposito di razzismo, leggi antisemite, shoà, se poi in un libro si scrivono quanto meno con leggerezza tesi storiche insostenibili e false. Vespa fra tanti altri sembra non rendersi conto della responsabilità che il giornalismo di divulgazione ha nell'educazione della nostra società. E' sempre sbagliato fare citazioni estrapolandole dal contesto, ma elenco alcune frasi tra le più significative per dare un'idea di quel che il libro contiene:
p.31 "Il solo fascista da sempre risolutamente antisemita fu Giovanni Preziosi"; p.31 "Gli ebrei erano quasi tutti 'borghesi'"; p.34 "Il mondo economico, sul quale i finanzieri ebrei esercitavano la loro influenza, osteggiò la politica autarchica del regime"; p.56 "il Talmud, oltre a riportare una serie di espressioni ingiuriose verso Cristo (l'"impostore", il "falso messia"), afferma "la superiorità di Israele su ogni altro popolo annunciando per un futuro indefinito ma certo il trionfo mondiale dei figli circoncisi di Abramo, cui tutti gli altri finiranno per versare tributo e prestare omaggio". [?] Una parte rilevante degli ebrei preferiva le inquietanti profezie del Talmud alle rassicuranti rivelazioni della Torah"; p.57 "I gesuiti erano allarmatissimi all'idea che, alla fine dell'Ottocento, almeno la metà dei banchieri di Parigi, Londra, Amsterdam e New York fosse ebraica?"; p.58 "Gli ebrei erano inoltre formidabili proprietari immobiliari in tutta Europa: un quarto del territorio ungherese e l'80 per cento della regione spagnola della Galizia [fa confusione con la Galizia, regione della Polonia meridionale, e peraltro è del tutto privo di fondamento] erano sotto il loro controllo."; p.58 "da quando agli ebrei era stata riconosciuta parità di diritti con gli altri cittadini, essi erano riusciti a stabilire 'la loro egemonia in molte parti della vita pubblica'". Un florilegio dei più retrivi e impronunciabili luoghi comuni dell'antisemitismo ottocentesco, riproposti come "fatti storici.

Gadi Luzzatto Voghera”
Repubblica [*]

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8.12.05

Ai "nuovi ebrei" non piace la memoria della vecchia Shoah

Sorridi, sei sul TBLOG
[...] Che la Shoah simboleggi, nel corso degli eventi umani, il male assoluto, dovrebbe essere ovvio. Che tutto il male umanamente generato diventi equivalente alla Shoah, dovrebbe essere meno evidente. [...]
Se i palestinesi sono vittime di un genocidio infatti non solo i loro oppressori - Israele - sono demoni al pari del nazismo ma i palestinesi divengono i nuovi ebrei - l'archetipo della vittima - del ventunesimo secolo, in soccorso dei quali occorre intervenire contro il nuovo Hitler che li perseguita. Non dovrebbe sorprendere quindi che una commissione governativa inglese composta di rappresentanti islamici, nominata a seguito degli attentati del 7 luglio scorso a Londra, abbia sollecitato il governo di Sua Maestà ad abolire il Giorno della Memoria come miglior risposta agli attentati. [...] La proposta, che già da quattro anni rappresenta la posizione ufficiale del
Muslim Council of Britain e che è stata adottata anche in Italia dall'Ucoii [Forse la massima organizzazione di mussulmani italiani, che nel 1995 ha pubblicato il Corano con l'infame commento antisemita di Hamza Piccardo - Nota Tb]
L'annullamento delle differenze e l'omissione selettiva di eventi storici scomodi serve a elevare i mussulmani a ruolo di nuove vittime in Europa, costringendo gli europei ad accettare tali distorsioni storiche in nome della convivenza e del multiculturalismo. La cacofonia di voci europee impegnate a usare e abusare la memoria della Shoah per le più disparate tenzoni retoriche morali e politiche non fa altro che rafforzare il trend di banalizzazione dell'Olocausto [...]
Per ora i tentativi di negare l'unicità dell'Olocausto e della sua specificità ebraica sono falliti. Ma prima o poi gli assalti contro i bastioni della memoria troveranno una breccia.
Da Shalom, un articolo di Emanuele Ottolenghi: leggi tutto

Dal it-alt.cultura.ebraica:
Alberto Bianco: "la Shoah non è il male assoluto"
Rapa Nui: "L' unicità e le Shoot del popolo ebraico"

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La foto è di Walker Evans

7.12.05

Il labor di Peretz sfonda a destra.

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Il grande partito della sinistra israeliana comincia ad avanzare dove meno te lo aspetti.

Qualche settimana fa presentavo un'analisi di Haaretz, nella quale si annunciava la forza dirompente che la candidatura di Peretz (nuovo segretario del labor) Il primo sefardita mai salito al vertice del partito. Peretz è l'ex segretario del sindacato, ed ha un grande seguito popolare anche per essere un immigrato marocchino che è arrivato al vertice provenendo dal nulla.
Per questo, più ancora che verso sinistra, il nuovo Labor minaccia di pescare voti verso la destra di Likud e Shas, che da molti anni raccolgono il voto popolare dei nuovi immigrati.

Le manovre sono cominciate. Il primo passo è stato la candidatura di Shelly Yachimovitz, la Gruber israeliana, che si è subito lanciata in un attacco a Shinui. Un deputato di quel partito, sempre in forte polemica con i religiosi, ha accusato Peretz di essere l'uomo dell'intesa laburisti-ultraortodossi.

Oggi, in nome della guerra alla povertà, una nuova tappa dell'avanzata a destra: Peretz comincia ad erodere il Likud. Oltre 200 aderenti al partito hanno tenuto una conferenza con Peretz e la maggior partedi loro ha annunciato che si iscriverà ad Avodà (labor), accusando la politica di riforme di Bibi Nethanyahu di avere ignorato i problemi del 30 per cento di israeliani alla soglia della povertà.

Per decenni, i laburisti hanno cercato di guadagnare voti sul fronte della pace. Oggi, è una guerra annunciata, quella alla povertà, che rischia di rimetterli al centro della politica israeliana.

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Abu Mazen e i finanziamenti alle famiglie dei kamikaze. Non è la prima volta.

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Il 23 ottobre Abu Mazen
sponsorizzò una manifestazione nel corso della quale venne distribuito un milione di dollari, pagati dagli iraniani, per le famiglie degli shahid e per le famiglie dei detenuti nella striscia di Gaza.

Nel frattempo la notizia del finanziamento ANP alle famiglie dei kamikaze, oltre che da Daily News, viene pubblicata anche da Arutz Sheva.

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Sì, Bottai era un antisemita. E i suoi allievi sono tra noi.

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L'antefatto: il libro di Mirella Serri, da un post di Luca Tassinari su it.cultura.ebraica

L'articolo di Giorgio Israel, sul Foglio di oggi

Quando mi iscrissi all’Università di Roma, nel 1964, fu per me un autentico shock trovare in calce al mio libretto universitario la firma dell’allora preside della Facoltà di Scienze, Sabato Visco. Era un nome da brividi a casa mia. Mio padre era stato primo aiuto e sostituto in ogni funzione del biologo senatore Giulio Fano. Quando questi morì improvvisamente, egli si vide piombare davanti Visco come successore del Fano. Innumerevoli racconti circolano circa l’incompetenza scientifica di costui (anche a me narrati qualche anno fa dal Nobel Emilio Segré). Ma al di là degli aneddoti c’è di oggettivo la mediocrità della sua produzione scientifica e il suo curriculum razzista a tutto tondo culminato nella funzione di Capo dell’Ufficio Razza del Minculpop. Rese impossibile la vita a mio padre, che tormentava con discorsi antisemiti che propinava dietro la sua scrivania roteando un mazzo di chiavi, fino a determinarlo a rassegnare le dimissioni, quando ancora non erano state promulgate le leggi razziali. Vedendo quella firma mi rivolsi a Lucio Lombardo Radice e gli chiesi come un simile personaggio potesse essere preside di una facoltà così prestigiosa (e progressista). Ne ricevetti una stupefacente risposta: “Si, va bene, ma è tanto bravo a trovare denaro”. Fu di certo la mia militanza comunista a farmi accontentare di una simile spiegazione. [...] In fondo, di fronte alla vicenda Visco, da buon militante comunista, mi ero chiesto più volte se non ci fosse qualcosa di errato nei giudizi e addirittura negli atti di mio padre. Come spiegare altrimenti l’atteggiamento condiscendente di un rispettabile esponente dell’antifascismo come Lombardo Radice? Me lo chiedevo anche a causa di una domanda corrosiva che metteva in discussione la credibilità di mio padre. Era una domanda non ipotetica, che mi ero sentito rivolgere tante volte dai miei “compagni”: “Che faceva tuo padre mentre gli altri facevano la resistenza?”. Ed ero costretto ad ammettere, con un sentimento di vergogna e di menomazione, che egli era stato “soltanto” un perseguitato, magari nascosto in un convento, una specie di imboscato. [...] Sarà opportuno un giorno narrare e analizzare le devastazioni prodotte da un simile modo di pensare nelle coscienze di tanti
militanti comunisti ebrei, quelli che non avevano imbracciato il fucile e non si erano conquistati il diploma di eroi o vittime di prima classe. Gli esempi di questa perversa forma di intimidazione sono sotto gli occhi di chiunque voglia tenerli aperti. Anni fa citai il caso del film “All’armi siam fascisti”, un documentario storico di Del Fra, Mangini e Micciché, su testo di Franco Fortini, che pure aveva destato le mie passioni di giovane militante. In quel film le immagini di Auschwitz era commentate con una sola frase: “Chi vuol comandare ha bisogno di servi. I servi avranno un contrassegno: la stella di David. L’odio di classe si traveste da odio di razza”. Un puro travestimento… Insomma, lo sterminio razziale poteva rientrare negli schemi mentali di un comunista e nei parametri di ciò che è condannabile nella misura in cui era riconducibile a una manifestazione di odio di classe. Si potrebbe dare una migliore illustrazione di quanto sopra descritto? Sì, può essere data. Ed è la storiografia a darcela. O meglio: la constatazione che la questione della politica razziale del fascismo è stata sempre sistematicamente ignorata dalla storiografia comunista che l’ha scoperta soltanto molto tardi, mentre è stato il vituperato storico “revisionista” Renzo De Felice a scoperchiare per primo la maleodorante pattumiera.[...] L’amnistia togliattiana, rapida e generosa, soprattutto per quei ceti della classe dirigente, in particolare intellettuali, che potevano offrire la complicità e la fedeltà in cambio del lavacro dei peccati, che potevano garantire l’egemonia, soprattutto culturale, in perfetta applicazione delle prescrizioni gramsciane: conquistare le “casematte” della società. E’ in questo contesto che va visto il connubio che si è verificato in “Primato”. Non si tratta certo di riesumare l’improbabile teoria secondo cui Bottai preparava qui la covata degli intellettuali atti a gestire la caduta del fascismo: Bottai è stato fascista e razzista fino in fondo. Ma la coesistenza di un così alto numero di intellettuali – fascisti, cattolici, comunisti – in questa iniziativa, ha creato il terreno atto a favorire il trasferimento in blocco di tutta la compagine sotto nuove ali e a realizzare una nuova egemonia culturale. “Primato” è stato la premessa ideologica dell’amnistia togliattiana e, al contempo, la condizione per il suo successo. Del resto, come era possibile convincere tanti personaggi, che si erano letteralmente insozzati di razzismo, a passare armi e bagagli dall’altra parte, se non offrendo in cambio un robusta cortina di silenzio? E, viceversa, come si poteva agire diversamente,
quando tanti intellettuali non fascisti o addirittura antifascisti avevano accettato certi compromessi, come quello di scrivere su “Primato”, una pagina più in là di Bottai? [...] Fecero eccezione pochissimi, tra cui Gentile: ma lui ci ha pensato un eroe partigiano ad abbatterlo, mentre ai “difensori della razza” si stendevano i tappeti del potere.
Così è stato. Tanto vasto è stato il livello di compromissione del mondo della cultura. E allora che dovremmo dire? Che, siccome la crema della cultura italiana si è macchiata di razzismo antisemita, questo non è mai esistito? O che altro diamine dovremmo dire, per non provocare l’irato fastidio di chi non
vuol vedersi sbattere ancora tra i piedi questa vecchia storia? Dispiace se qualcuno si sente disturbato nella sua pennichella, ma sono passati i tempi in cui quattro insulti di stile baffuto potevano intimidire e indurre al silenzio. [...] Ma si dice che “Primato” non era una rivista razzista e che neppure Bottai lo era. Quando si ha il coraggio di accompagnare il nome di “Primato” o quello di Bottai con l’ironica virgolettatura accompagnata da punto esclamativo “ariano e antisemita” (!), è chiaro che si mira a provocare una reazione emotiva, che sarebbe sacrosanta. Ci vuole una bella dose di incoscienza provocatoria nel prodursi in simili sghignazzate, in barba a centinaia di pagine di documenti che mostrano come Bottai sia stato il campione della politica razziale, uno dei suoi più pedanti, accaniti e spietati esecutori nell’ambito culturale, e un dichiarato assertore della centralità della tematica razziale nell’ideologia del fascismo. Bottai intellettuale di prim’ordine? Certo, si accomodi – e in tal modo si qualifichi – chi vuole abbeverarsi alla fonte del fine pensatore che vedeva nella filosofia di Spinoza una prova del “pervertimento giudaico” o che concludeva il Congresso dell’Unione Matematica del 1940 proclamando: “La matematica italiana, non più monopolio di geometri d’altre razze, ritrova la genialità e la poliedricità tutta sua propria per cui furono grandi nel clima dell’unità della Patria, i Casorati, i Brioschi, i Betti, i Cremona, i Beltrami, e riprende, con la potenza della razza purificata e liberata, il suo cammino ascensionale”. Se si vuole andare a braccetto di simili figuri, e proporre questo pattume come crema della cultura, ci si accomodi: vuol dire davvero che il modello politico-culturale di “Primato” per certuni è ancora attuale.

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Gaza denuncia i lanciatori di razzi

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I cittadini di Gaza cominciano ad averne le scatole piene dei lanciatori di missili. Israele ha lanciato su Gaza molti volantini con un numero verde per informare l'IDF dei movimenti dei terroristi.

Sulle 1500 chiamate ricevute, oltre 2/3 sembra che contengano informazioni "di alta qualità", come posizione e tipo dei veicoli che si preparano ai lanci di Qassam su territorio israeliano. Da Maariv, tradotto in inglese da Daily Alert.

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6.12.05

Abu Mazen paga il suicida con soldi israeliani

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Abu Mazen ha condannato per ragioni pratiche (non morali) l'attacco suicida costato quattro morti.

Nel contempo, approva il finanziamento alle famiglie dei martiri, per il quale verranno utilizzati fondi europei e persino israeliani. Complimenti vivissimi.

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29.11.05

Sepolti ma non rimpianti

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Ritratto dei capi dei servizi di sicurezza palestinesi uccisi ad Amman. Da Haaretz. La loro morte a quando dice Haaretz porta un sospiro di sollievo nell resto della sicurezza palestinese. E' un fatto ben noto che gran parte degli scontri armati nei territori coinvolgono forze di sicurezza, autentici eserciti privati al servizio di capi di obbedienza ex arafatiana. La scomparsa di Moussa Arafar, e oggi di Bashir Nafeh, ripuliscono il terreno da alcuni contendenti che hanno reso impossibile ad Abu Mazen controllare l'autonomia palestinese.

L'articolo è da leggere, per avere un'idea delle forze che si fronteggiano nell'autonomia. E mentre il campo si sgombra, forse, si prepara la strada per Marwan Barghouti...


But the death of the two, who in recent years were considered close allies, caused a sigh of relief among most of the heads of the West Bank security services.

Nafeh and the apparatus that he headed - which American and British organizations generously supported, mainly with equipment - caused a serious headache both for Nasser Yousef, the Palestinian Authority interior minister who was appointed this year to command the Palestinian security forces, and for PA Chairman Mahmoud Abbas (Abu Mazen). It is a well-known fact in the West Bank that the vast majority of the incidents that create the chaotic security situation in the territories originate with the security forces themselves, and with the power struggles among their leaders. Nafeh played a significant role in this. His men, about 1,000 policemen in the West Bank, were involved this year in dozens of serious gunbattles with PSS policemen as well as members of other security forces. Policemen from both sides were killed and injured.

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Al-Quds Unita!

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Qualcuno ha mai provato a chiedere agli arabi di Gerusalemme cosa pensano di un ritorno dell'ANP in città?

Il Jerusalem post l'ha fatto, nel 2002, e ha ricevuto risposte che per l'opinione pubblica europea potrebbero suonare sorprendenti:

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Dopo essersi consultato con diverse comunita' e vari capi clan nei quartieri arabi della citta', Hamdan ha convocato una riunione per sabato 21 dicembre cui hanno partecipato circa cinquanta persone. "Nessuno vuole tornare alla situazione pre-1967 - spiega Hamdan - Se i laburisti israeliani vogliono ritirarsi da tutti i luoghi dove ci sono degli arabi, allora perche' non lasciare anche Nazareth, il Negev e il 'Triangolo' dove vivono centinaia di migliaia di arabi israeliani? L'ideologia laburista - continua l'esponente di Gerusalemme est - e' razzista perche' di fatto dice agli elettori israeliani: sbarazziamoci degli arabi".
Hamdan, seriamente ferito l'anno scorso in un attentato a colpi d'arma da fuoco dopo che aveva criticato Arafat e l'Autorita' Palestinese con una serie di interviste alla stampa locale e internazionale, nega che i 200mila arabi di Gerusalemme vogliano restare sotto sovranita' israeliana soltanto per conservare i diritti previdenziali, sanitari, scolastici ecc. "Gli arabi a Gerusalemme pagano le tasse come ogni altro cittadino d'Israele - dice - e per questo hanno questi diritti. Nessuno ci fa dei favori dandoci sussidi di disoccupazione: sono soldi nostri. E poi la questione non e' solo economica. Sono convinto che la maggioranza di noi non ha nessuna fiducia nel governo corrotto e tirannico di Arafat.
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[si ringrazia il Blog di Barbara]

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Libertà di espressione

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A Stoccolma, la locale moschea invita a sterminare gli ebrei, distribuendo cassette che invitano alla guerra genocida. Da Arutz Sheva

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28.11.05

Iraqi civilians body recount

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Quanti sono davvero i caduti civili in Irak?

100.000? Pochi tra i grandi organi di stampa hanno preso sul serio lo studio di Lancet, condotto su un minuscolo campione, che è stato criticato da un po' da tutte le parti. 25.000? E' il numero di vittime civili della guerra che dava qualche settimana fa l'organizzazione Iraq Body Count.
(oggi sono 27-30.000). IRC dà numeri molto conservativi ed è probabile che sottorappresenti il totale dei caduti. Ma c'è un dato che pochi hanno cercato di analizzare: quanti sono davvero i caduti civili in questo cumulo di cadaveri? Per la propaganda antiguerra la risposta è semplice: sono tutti civili.

Se si esaminano proprio i dati di IBC con attenzione, però, una particolarità balza agli occhi: oltre l'81% dei "civili" caduti sono maschi adulti in età di combattere. Un'anomalia statistica singolare in un paese dove la demografia e la casualità avrebbero dovuto vedere solo un 18% di caduti con quelle caratteristiche sociodemografiche.

Sorridi, sei sul TBLOGLa conseguenza è ovvia. La stragrande maggioranza dei caduti dati come "civili" sono in realtà combattenti, uccisi in azione e non vittime collaterali. Una confusione normale in un teatro di guerra dove i ribelli combattono in abiti civili mescolati alla popolazione civile.

Attraverso alcune semplici elaborazioni statistiche Logic Times arriva così a calcolare che il vero costo in vittime civili della guerra in Irak potrebbe essere molto diverso dall cifre che circolano abitualmente. E cioè, partendo dalla stima di IRC e depurandola dei probabili combattenti: circa 3.600 vittime in tutta la guerra (incluse le iniziali "major combat operations" che hanno dato la stragrande maggioranza degli scontri e delle vittimi. E solo 950 civili uccisi durante i successivi due anni di occupazione.
Io non so se 1.000 sia il numero giusto, è probabile di no. Le cifre di IBC, d'altra parte non pretendono di essere esatte, solo di essere il numero minimo accertato. Non sono nemmeno uno statistico per verificare conti, che d'altra parte pretendono di dare solo un ordine di grandezza.

Quello che le cifre e gli indizi statistici mi sembrano dire con una certa chiarezza è che il conto delle vittime civili è stato gonfiato a dismisura, moltiplicato per diversi ordini di grandezza rispetto alla realtà, attraverso un uso di cifre ipotetiche e la confusione tra combattenti e civili. Con la distorsione e l'uso propagandistico di tutto, dal fosforo ai numeri, si vuole dare l'impressione di un vero e proprio macello indiscriminato, che la guerra irakena, invece, non appare essere. Se non nelle intenzioni di chi fa esplodere bombe al mercato.

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Caro Vanunu, cara Hamas...

Sorridi, sei sul TBLOG


Vanunu perde la causa contro Yediot Aharonot, che lo aveva accusato in
un articolo di avere passato istruzioni per la preparazione di una bomba
ad ufficiali di Hamas.

Vanunu ha dovuto ammmettere di essere stato effettivamente in
corrispondenza con Hamas, mentre si troovava in carcere, e ha dovuto
pagare le spese legali della causa per diffamazione che aveva intentato.
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Il padre segreto di Sharon

Sorridi, sei sul TBLOG

Sulla scena politica israeliana fanno irruzione le idee di Yashayahu Leibowitz. Le idee che hanno portato al ritiro unilaterale e all'apertura di una prospettiva di pace imprevedibile pochi mesi fa. Sono le idee del nuovo centro israeliano.

Assolutamente da leggere, da quella meraviglia di periodico che è Zeek, "The second coming of Yeshayahu Leibowitz", sulla nuova attualità del grande pensatore radicale, scienziato ed ebreo ortodosso che guastò a tutti la festa del 1967, annunciando nell'immediatezza della vittoria che l'occupazione dei territori sarebbe stata la rovina morale, ebraica e democratica di Israele.

Sono passati dieci anni dalla sua morte. E' stato detestato in vita da religiosi, a cui contestava l'idolatria dell'assegnare valore religioso ai confini dello stato. E stato vilipeso dalla destra alle cui smanie annessioniste contrapponeva dichiarazioni incendiarie sulla degradazione morale dell'esercito israeliano, invitando apertamentei i giovani a non accettare la chiamata alle armi. E' stato attivamente detestato dalla sinistra, di cui contestava l'approccio "land for peace", sulla base della convinzione che nessuna vera trattativa sarebbe stata possibile tra signori e sudditi. E che, quindi, qualunque colloquio di pace senza un ritiro preventivo, unilaterale e senza condizioni, sarebbe stato una commedia di falsità e inganni. Fu proprio il governo Rabin a schierarsi contro la consegna del Premio Israele a Leibowitz nel 1993.

Inviso a tutti, Leibowitz è però inaspettatamente tornato. C'è molto di suo nella nuova politica israeliana che sta trionfando, sconquassando gli schieramenti tradizionali.

C'è la convinzione, tradizionalmente di destra, che la pace sia uno scenario remoto. Che "land for peace", cioè la negoziazione del ritiro, sia una strada sbagliata e senza uscita. Ma anche la certezza, di sinistra, che la sicurezza di Israele non dipenda dai confini ampi. E anzi che i maggiori pericoli possano venire da chi sta dentro quei confini.

Il risultato di questo apparentemente illogico e inconciliabile sistema di pensieri è il ritiro unilaterale. Che proprio in quanto unilaterale può aprire, forse, una strada verso la pace, che qualunque altro approccio chiuderebbe. E' una strada stretta e improbabile. Ma l'unica possibile. Ed una strada che, anche se non dovesse portare alla pace, cosa per cui occorre la cooperazione della controparte, quantomeno assicura la salvezza morale, democratica ed ebraica di Israele. Su questa strada ha deciso di incamminarsi Ariel Sharon, in compagnia della maggior parte dell'elettorato israeliano.

Forse è presto per annunciare l'arrivo dell'era messianica. Ma l'era leibowitziana, quella sì, è sicuramente cominciata.

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27.11.05

Il furto delle case di Gaza

Sorridi, sei sul TBLOGE' ufficiale. Gli insediamenti di Gush Katif, le cui villette sono state demolite per dare spazio all'edilizia popolare di cui l'ANP sosteneva di avere urgente bisogno, si sono invece trasformati in campi di addestramento per terroristi.

Chi lo dice? L'anp, ripresa da IMRA

Tanti saluti ai senzatetto palestinesi, che abbisognavano di occupare urgentemente le case. Case così grandi da imporre la distruzione delle vecchie, insufficienti allo scopo. E questo, dopo che anche i disoccupati palestinesi sono stati mazziati dalla distruzione delle serre acquistate per loro da un gruppo di filantropi ebrei-americani.

Non sento levarsi l'alta voce dei filopalestinesi.

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25.11.05

Sharon vola, Likud a pezzi

Sorridi, sei sul TBLOG

Pare che Sharon e il suo nuovo partito "Kadimah" stiano facendo saltare il banco delle prossime elezioni.

Non solo i sondaggi lo danno in testa, con il seguito della maggioranza degli elettori ex-likud ed ex-shinui, ma il rinnovamento prodotto dal nuovo soggetto politico ha invertito la tendenza di allontanamento dal voto degli elettori. Molti di quelli che non votavano più torneranno a votare, e sosterranno Sharon.



Tra le mosse non solo azzeccate, ma importanti per il futuro e l'unita d'Israele, c'è l'intenzione di avere nel nuovo partito importanti leader arabi israeliani. A cui, pare, Sharon stia promettendo un posto nel prossimo governo.

Israele affronta le prossime elezioni in una situazione vincente, in cui le premesse sono di unità e grandi novità, mentre oltre la linea verde, pur in una situazione non rosea, esiste per la prima volta un leader che sembra preoccupato di costituire uno stato palestinese, non di distruggere quello israeliano. Che si possa, finalmente, sperare?

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24.11.05

E se in Irak stesse andando bene?

Sorridi, sei sul TBLOG

Mentre i media europei e americani fanno a cara a dipingere le situazione
irakena come un disastro senza uscita, gli irakeni non sembrano pensarla
così. Per il 47% l'Irak si sta muovendo nella giusta direzione (contro il 37% che la pensa diversamente). E ancora più rosee sono le previsioni per il futuro. Cresce il reddito, crescono le automobili per le strade (entrambi già ampiamente oltre l'era-saddam) crescono i media indipendenti, gli utenti internet...

La stragrande maggioranza degli ufficiali USA è convinta che sarà possibile
instaurare una democrazia funzionante in Irak, i veterani allungano la ferma
oltre le aspettative. Insomma, se è un disastro, ce ne sono di peggiori. Almeno per chi crede ai sondaggi.


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23.11.05

Diliberto non è solo

Sorridi, sei sul TBLOG

Hizbullah. Non c'è solo Diliberto tra le sponde italiane di questo infame partito terrorista e razzista. Da leggere questo articolo del Manifesto, in cui l'aggressione illegale ad uno stato straniero, Israele, da parte di Hezbollah viene passata come un trionfale bollettino di guerra del "movimento di resistenza islamica" (così viene definito).

Nel corso dell'operazione, Hizbullah ha bombardato il villaggio di Keriat Shemona, all'interno del confine internazionalmente riconosciuto di Israele, all'interno della linea del 1967. E come dà la notizia Il Manifesto? Lo definisce "insediamento" (dunque nel linguaggio dello straccio® un bersaglio legittimo, su territorio occupato). Complimenti vivissimi. Della serie, a volte anche Riccardo Pacifici ha ragione.

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22.11.05

Yoffie picchia duro sulla destra religiosa

Il Rabbino Eric Yoffie, presidente dei reform americani lancia un
durissimo attacco alla destra religiosa
(evangelica, ma anche di tutte
le altre religioni) nel discorso alla convention annuale del movimento.
"Zeloti che pretendono il monopolio di D-o" "che se pretendono che tu
non sia una persona degna se non frequenti la loro chiesa" e che
promuovono politiche contro gli omossessuali, come fece Adolf Hitler.

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"Un partito perfettamente normale"

Sorridi, sei sul TBLOG
Da Yediot Aharonot. Ecco le immagini dell'attacco di mortai e katiuscia lanciato oggi alle 15 da Hizbullah contro il nord della Galilea. Attacco oltre il confine internazionale ed indiscusso di uno stato sovrano.

Attacco che ha lasciato sul terreno 12 feriti, tra civili e militari di Tzahal.

Attacco di quel letame terrorista, razzista, antisemita e guerrafondaio che per Oliviero Diliberto è un "partito perfettamente legale"

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21.11.05

A Gaza continua l'anarchia

Da Arutz Sheva: Un diciassettenne ucciso durante gli scontri per il possesso delle terre
di Gush Katif. Assalto a una stazione di polizia. Bande armate in libera
circolazione. Spari in aria durante il funerale, in violazione
dell'accordo che imponeva di non portare più armi in pubblico


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16.11.05

Strage di Amman, trovato il colpevole

La strage di Amman è stata soprattutto una strage di palestinesi,
un'intera famiglia di 17 persone è stata uccisa mentre celebrava un
matrimonio. La settimana scorsa ho letto su Debka un articolo ripreso
dalla stampa palestinese che ipotizzava un mutamento di atteggiamento
palestinese verso il terrorismo kamikaze, ora che per la prima volta ne
erano stati colpiti così duramente. Mi sono perso l'url, purtroppo.

Oggi invece, su yediot aharonot, pare che la maggior dell'opinione
pubblica abbia già trovato il responsabile dell'attacco kamikaze: Israele

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Il Caso è chiuso?

Sorridi, sei sul TBLOG

Da oggi la bufala di Rainews è
autocertificata.




Dai reportage e dai lanci sparisce ogni traccia di:

-uso di armi chimiche e WMD

-bombardamenti indiscriminati di incendiari dal cielo

-vaste stragi di civili causati dalle ricadute tossiche del Fosforo Bianco.

Secondo loro, il fatto che un ufficiale USA "confermi" l'uso di proiettili di artiglieria al fosforo contro gli insorgenti dovrebbe essere una conferma alle loro tesi.
Peccato che il fatto che le armi al fosforo fossero legittimissimi proiettili di artiglieria (fumogeni), contro combattenti, e non bombe incendiarie lanciate dal cielo su aree abitate da civili (crimine di guerra) sia proprio ciò che ha smentito il loro reportage taroccato.

La notizia è semmai un'altra. Quello che fino a ieri erano teorie documentate di blogger, vengono oggi confermate da un grande esperto militare: John Pike, di globalsecurity.org.



Come si usa il proiettile al fosforo bianco:


"Fa uscire il nemico dai nascondigli. È usato per questo. In gergo si
dice shake and bake, scuoti e cuoci. È una tecnica di battaglia: a
Falluja l'hanno usato per stanare i guerriglieri, l'hanno scritto anche
sulla rivista di artiglieria Field Artillery nella primavera di
quest'anno".

E poi che succede al "nemico" quando è cotto e stanato?

"Viene ucciso con altre armi. Ma non è il fosforo bianco a uccidere. Chi parla
del fosforo bianco come di un'arma di distruzioni di massa non sa quel
che dice".
Ma non è possibile che a "cuocere" fino alla morte siano stati anche dei civili?
"Non possiamo escludere che ci fossero civili in città. Non possiamo escludere
che i proiettili al fosforo bianco siano finiti vicino a dei civili. Ma ripeto,
tenendo conto delle caratteristiche di questa arma incendiaria non credo si possa

parlare di strage"
.

I media americani non hanno mai parlato del fosforo bianco usato a Falluja. Eppure alcuni sono molto critici sul modo in cui Bush conduce la guerra in Iraq.
"I media americani non parlano di molte cose, non è per questo che si deve ritenere sloppy il documentario Rai".
Lei lo ritiene sloppy, approssimativo?
"Sì. Le immagini di quei cadaveri non dimostrano nulla. Anzi: dimostrano che
quelle persone non sono state uccise dal fosforo bianco
".


E LA NUBE TOSSICA E ASSASSINA?



Ho anche voluto verificare quale fondamento avesse l'idea di una nube acida e assassina, prodotta dalla combustione del fosforo. Un'idea che si andava spargedo su Usenet.

Wellington aveva già mostrato il manuale Nato, nel quale i fumi del fosforo vengono definiti mediamente irritanti a medie concentrazioni e innocui in concentrazione da campo.

Per essere più tranquillo, mi sono registrato su emedicine e ho scoperto quali sono:



 VERI DANNI DEL WHITE PHOSPHORUS SECONDO EMEDICINE
1) I danni sono prodotti principalmente dal calore*
---------------------------------------------------------------------
Da emedicine http://www.emedicine.com/plastic/topic492.htm
Tissue injury from exposure to white phosphorous appears to be caused 
primarily by heat production, rather than by liberation of inorganic
acids or cellular dehydration by hygroscopic phosphorous pentoside. The
ultimate result of this thermal injury is often a painful partial or
full-thickness burn.
-----------------------------------------------------------------------


2) le ferite chimiche, rare, si verificano non per dispersione di gas ma
per contatto diretto del fosforo incendiato con la pelle
-------------------------------------------------------------------
http://www.emedicine.com/derm/topic777.htm<>

When actively burning white phosphorous contacts the skin, a painful,
necrotic,
yellow, chemical burn with a garliclike odor results. Using
water may eliminate the
oxidation of the phosphorus, but the oxidation
process continues once the white
phosphorus contacts the skin. In
addition, white phosphorus is extremely lipid
soluble and readily
penetrates the dermal layers. As skin penetration progresses,
white
phosphorus continues to be oxidized until it is removed by debridement or
consumed by oxidation.
---------------------------------------------------------------------

Insomma, era una bufala pure questa.
A questo punto, il caso dovrebbe essere ufficialmente chiuso

----------------------------------------------------------------------------------------------------------


Riassunto delle puntate precedenti:
Non erano armi chimiche, non erano proibite, non è stato un
bombardamento indiscriminato, il filmato è taroccato:

http://wellington.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=723965
http://tonibaruch.blogspot.com/2005/11/falluja-e-il-fosforo-bianco.html
http://herakleitos.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=730471

In particolare erano fumogeni, non incendiari
http://tonibaruch.blogspot.com/2005/11/smoke-on-falluja.html
http://wellington.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=725476


Il fosforo non lascia intatti i vestiti e i cadaveri ripresi, probabilmente sono "normali" cadaveri rimasti esposti per qualche settimana e ripresi chissà dove.
http://dailyablution.blogs.com/the_daily_ablution/2005/11/ablution_exclus.html


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14.11.05

Cortina fumogena e retromarcia di Rainews24

Dal sito di rainews24:
Iraq. Fosforo bianco su obiettivi umani a Falluja, conferme da una rivista dell'esercito Usa

Cominciano a correggere il tiro.
Rainews innesta una veloce retromarcia e tenta di alzare una cortina fumogena dietro cui ritirarsi, senza peraltro correggere le marchiane inesattezze del proprio documentario. Pian piano si glissa sulle armi chimiche e le WMD e i bombardamenti incendiari indiscriminati improvvidamente dati per certi nel servizio. E si inizia a parlare di quello che si sapeva anche prima dello "scoop": cioè che esistono proiettili di artiglieria fumogeni al fosforo bianco. Che, ovviamente, come tutti i proiettili di artiglieria si lanciano contro "obiettivi umani".

Peccato che Rainews spari nell'occasione anche nuove affermazioni inesatte, come quella secondo cui "gli usa non hanno mai ammesso di aver usato fosforo bianco contro obiettivi umani".

E questo proprio mentre si cita anche una rivista di fanteria del 2003. Patetico.


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Tutto quello che volete sapere sul servizio di Rainews24

Nell'ultimo, eccellente, analitico, omnicomprensivo post di Herakleitos.
Prendetevi dieci minuti, ne vale la pena.

Kwywords: falluja, fosforo, rainews24

12.11.05

Rainews interrogata non rispose



Ho segnalato a Rainews 24 i diversi errori che appaiono evidenti nel loro servizio. Così hanno fatto Luca Morandini, Raffaele Castagno. Cioè, almeno tre persone di cui so hanno spedito almeno un messaggio, e in certi casi di più, in giorni diversi. Non è difficile immaginare che le voci critiche siano parecchie.


Ho corredato il messaggio con link non solo al mio umile bloggettino, ma anche a quello di wellington , di eraklitos , dell'esperto inglese che ha messo a nudo la bufala nella bufala , cioè il fosforo bianco che (secondo ranucci) non dovrebbe bruciare i vestiti. Documenti, fatti, interviste che smentiscono inequivocabilmente le pressapochistiche affermazioni del servizio.

Ovviamente non mi hanno risposto. Che intendano rettificare? No, ovviamente. Nemmeno me l'aspettavo. Ma mi aspettavo quantomeno che qualche messaggio critico, magari non necessariamente i miei, apparisse nella pagina dei commenti, dove vengono pubblicate slavine di ululati di delirante sostegno. E solo quelli. No, leggete la selezione che pubblicano , pensate bene che è una SELEZIONE...

C'è da ammazzarsi dal ridere... Roba che neanche l'ufficio stampa di Kim Il sung arriverebbe a tanto.

Questa è la gente che cerca la verità. Che schifo, però... Che tristezza.

Per saperne di più, ecco quello che la redazione di rainews24 non vuole che si sappia del suo servizio


Non erano armi chimiche, non erano proibite, non è stato un bombardamento indiscriminato, il filmato è taroccato:
http://wellington.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=723965
http://tonibaruch.blogspot.com/2005/11/falluja-e-il-fosforo-bianco.html
http://herakleitos.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=730471


In particolare erano fumogeni, non incendiari
http://tonibaruch.blogspot.com/2005/11/smoke-on-falluja.html
http://wellington.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=725476

Il fosforo non lascia intatti i vestiti e i cadaveri ripresi, probabilmente sono "normali" cadaveri rimasti esposti per qualche settimana e ripresi chissà dove.
http://dailyablution.blogs.com/the_daily_ablution/2005/11/ablution_exclus.html


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11.11.05

Aspettando che passi




Secondo Arutz Sheva gli attacchi alle comunità ebraiche francesi ci sono stati in tutto il paese. Ma non se ne parla, o se ne parla il meno possibile, probabilmente per non fare scattare l'effetto emulazione.

"Walter H," who lives inFrance, stated that the violence against Jews has been country-wide. "In Lyon, a car was rammed into a synagogue and set on fire. In Montpellier,the Jewish religious center was firebombed [as] were synagogues in Strasbourgand Marseilles [and] a Jewish school in Creteil," he wrote in an e-mail.

He also related that a Jewish sports club in Toulouse was attacked with
Molotov cocktails and that vandals painted the words "Dirty Jew" on a
statute of Alfred Dreyfus in Paris. He added, "15 men beat up members of a Jewish football team with sticks" in Bondy.

10.11.05

Una strana traduzione


Strana faccenda. Oggi HaAretz pubblica la notizia della strage terrorista che ha colpito Amman, con una singolare nota. Gli israeliani sarebbero stati evacuati dalla sicurezza giordana il giorno prima.
Uhm. Nel giro di poche ore la notizia sarà smentita.

Ma (come stupirsene?) su it.politica.internazionale arriva il copiaincolla di Pomero, preso da un comunicato di centomovimenti.
Titolo: Strage in Giordania. Gli israeliani evacuati prima dell'attacco.

Certo, è un'innocente traduzione del pezzo (smentito) di Ha-Aretz. Ma, un momento...
Se per un giornale israeliano è normale segnalare che gli israeliani sono tutti al sicuro, perché la stessa notizia dovrebbe interessare gli amici di centomovimenti? Perché la smentita viene ignorata? Perché la notizia rimbalza negli stessi termini dai comunicati di effedieffe (bleah, che schifo, il link non lo metto) e, ahimé, continua ad apparire sul dito de La Repubblica? Se una strage a Tunisi viene riportata da Le Monde con la segnalazione che i francesi sono tutti sani salvi, anzi no non è vero, forse qualcuno in Italia darebbe la notizia comunicando la fortunata sorte degli amici transalpini? O non si preoccuperebbe piuttosto della situazione degli italiani?

Mah. Che strano modo di dare una notizia.
Fortuna che il vecchio Pomero, ci fornisce la chiave di lettura, con la sua laconica chiosa alla velina di centomovimenti.

"il mossad di MMAX funziona". Ebbravo Pomero, vecchio glassato.

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Zap! Al Labour arriva Peretz!


L'elezione a sorpresa dei Amir Peretz a segretario è forse la migliore cosa che il Labour potesse augurarsi. Non perché è un sindacalista. Non perché è più "de sinistra" di Peres. Non perché non è Shimon Peres, l'eterno sconfitto di ogni elezione israeliana.
No. Perché Amir Peretz è un immigrato marocchino che è arrivato da profugo spossessato e si è fatto il mazzo fino a diventare parte dell'establishment come capo di Histadrut, il potente sindacato-stato. Quella di Peretz è una storia come quella di molti altri in Israele.
Ma una di quelle storie che da tempo il Labour, vecchio, conservatore e ashkenazita, non era più in grado di intercettare. E' dagli anni dello "sfondamento" di Begin che i deboli e i poveri, i nuovi immigrati, votano Likud e Shas. Ed è a quelle storie, a quelle vite dure e difficili che il nuovo segretario del Labour sarà capace di parlare come nessun leader della sinistra faceva più da tempo. Non credete a chi dice che Amir Peretz sta spostando a sinistra il partito. E' tra gli elettori di destra che il Labour sta per trovare il suo nuovo spazio.



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Smoke on Falluja

Per dirla in breve, è rimasto ben poco dell'inchiesta di Rainews24 su Falluja.

Esaminando il filmato, Wellington ipotizza in modo abbastanza convincente che le esplosioni mostrate dal filmato, cioè queste.

Non sono esplosioni di fosforo incendiario. Che sarebbero queste.

Ma esplosioni di munizioni fumogene. Queste.

L'oggetto che le causa è un proiettile caricato a cluster di feltro di circa 9cm impregnati di WP, che si spargono su un'area estesa e producono molto fumo. Ecco la pagina da Globalsecurity che descrive questo tipo di munizionamente. Se i cluster colpiscono possono produrre delle ustioni, ma difficilmente la morte. La cortina fumogena ad alta concentrazione può essere irritante per naso e gola. Ma non è letale. E' possibile che gli USA li abbiano utilizzati per scacciare guerriglieri da edicifici e aree ristrette. Ma è possibile definire questo un bombardamento incendiario indiscriminato? Wellington sintetizza così Q&A dello "scoop".

Le quattro affermazioni del servizio di Rainews24. E le risposte.

1) Gli USA a Falluja hanno usato "armi chimiche proibite".
Il WP non è arma chimica, non è proibita. E' usato come fumogeno o illuminante da tutti gli eserciti del mondo.

2) Un elicottero in almeno un'occasione ha sganciato su Falluja WP incendiando indiscriminatamente una vasta area.
Non era un elicottero, ma un proiettile di artiglieria che stendeva una normalissima cortina fumogena.

3) Ex-militari USA hanno sentito per radio che era stato usato il WP e che hanno visto cadaveri di civili uccisi.
Il WP è stato usato, ma alla luce dei dati tecnici sul proietto M825 è improbabile che quei civili siano stati bruciati dal WP. Rainews24 poi non parla di danni da submunizioni inesplose sul terreno, che a quanto pare sono l'unico rischio collaterale concreto nell'uso di tali proietti d'artiglieria.

4) che ci sono le foto, mostrate anche nel reportage, di civili uccisi.
Le foto di cadaveri non dimostrano molto. Non sappiamo dove le foto siano state prese,nella maggior parte dei casi non si sa se si tratti di combattenti o civili, da cosa siano stati uccisi. E, nel caso che siano civili e siano stati uccisi lì, non è possibile stabilire se si tratti di bombardamento indiscriminato come sostiene Rainews oppure di un maledetto effetto collatetale di un "normale" bombardamento su obiettivi militari.

Il commento finale di wellington: Come ho detto io personalmente non ho mai dubitato che in guerra muoiano anche innocenti, che si commettano comunque dei crimini, che si menta. Più in generale abbiamo moltissimo da criticare sull'operato degli USA in Iraq. Ma tutto ciò non trasforma una cortina fumogena in una nube di gas asfissiante, non trasforma qualunque cadavere in un civile massacrato, non trasforma qualunque violazione delle legge militare in una indiscriminata campagna di sterminio. Se Rainews24 vuole fare del giornalismo-rivelazione sui crimini di guerra alla Mai Lai deve mettere da parte i trucchetti taglia e cuci e portarci più roba dimostrabile.


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8.11.05

Falluja e il fosforo bianco

Lo scoop (presunto?) di Rainews24 sui bombardamenti di Falluja al fosforo bianco mi ha disturbato non poco. Per quanto io non sia più convinto come ero della necessità di quella guerra, per quanto non abbia enormi illusioni sull' approccio umanitario dell'esercito USA e sia convinto che per minimizzare le proprie perdite l'esercito americano sia capace come tutti anche di atrocità, non prendo volontieri e senza controprove l'idea che un'intera città sia stata arsa con i civili dentro, utilizzado armi che vengono descritte come WMD.
Poche illusioni è un conto. Ma che l'esercito di una potenza democratica utilizzi tecniche che lo mettono al livello russo o siriano mi turba.

La mancanza di conferme da parte della grande stampa tiene ancora la porta aperta sulla possibilità che ci si trovi di fronte all'ennesima bufala, o quantomeno ad una forte drammatizzazione propagandistica di quanto è realmente avvenuto in quella che è stata comunque una battaglia sanguinosa.

Con questa ipotesi di studio ho cominciato a far un po' di pulci per siti e per blog alla impressionante inchiesta di Rainews24, cercando di distinguere la propaganda dai fatti. Scartando le prese di posizione a prescindere, ecco quello che ho trovato:


Flashback:

Dal blog di wellington un vecchio articolo che racconta le due battaglie di Falluja sulla base delle analisi della Rivista Italiana di Difesa.
Sintesi: la prima è stata una sconfitta tattica. Condotta con forze troppo esigue ha portato Al-Zarkawi a poter riprendere il controllo della città, trasformandola in un inferno fortificato di trappole esplosive e di camere di tortura. Il terrore islamista più il terrore di una seconda battaglia imminente hanno portato all'esodo della popolazione civile (e probabilmente dello stesso Al-Zarkawi) attraverso i corridoi che gli americani hanno lasciato aperti proprio allo scopo di evacuare la città.

Al momento della seconda battaglia, a difendere Falluja restavano i 3000 miliziani più militanti dell'esercito di Al-Zarkawi, più un certo numero di civili-ostaggio che per le più diverse ragioni non avevano potuto o voluto evacuare da Falluja. Il secondo attacco si svolge con un nuovo schema, studiato nei campi di addestramento israeliani finalizzato a minimizzare le perdite civili, e che si articola in un accerchiamento della città e in rapide incursioni all'interno finalizzate al controllo e alla distruzione degli obiettivi, più che al controllo vero e proprio del territorio. Dall'articolo di Wellington:

A Falluja gli Americani utilizzarono tattiche simili a quelle Israeliane. Circondarono la città con forze preponderanti e avanzarono lentamente combattendo casa per casa, ovunque si presentasse una forma di resistenza, utilizzando al minimo il supporto aereo e d'artigleria. Durante il primo giorno di combattimenti per furono sganciate solo quattro bombe da 227 Kg (la misura più piccola esistente). Per quanto si sia fatto molto rumore riguardo i "danni collaterali" provocati dagli USA a Falluja (si è parlato di bombardamenti a a tappeto, di interi isolati rasi al suolo) la documentazione fotografica mostra danni minori più o meno a tutti gli edifici (indizio certo di combattimenti con armi leggere) e singoli edifici distrutti qua e là (indizio invece di fuoco di supporto molto preciso).
E come gli Israeliani anche gli Americani hanno tollerato perdite superiori rispetto a quante ce ne si aspetterebbe in un combattimento di tali proporzioni: 476 tra morti e feriti, circa l'8% della forza d'assalto. E tutto ciò contro un nemico niente affatto professionale, per quanto ben trincerato.


Il risultato, come in altre battaglie di questo tipo è una vittoria tattica: la città viene conquistata con il minimo di perdite civili. Ma anche una mezza sconfitta strategica. L'impressione che rimane è quella di un mancato controllo della città e le vittime vengono in ogni caso utilizzate dai media per raccontare un massacro (do you remember Jenin?). Sempre dell'articolo di Wellington:

La guerra, è risaputo, funziona in base a una logica paradossale, e il paradosso che si è venuto a creare qui è che la parte che accetta di correre maggiori rischi per limitare i danni passa, a dispetto di ogni evidenza, per massacratice. Mentre la parte che se frega dei "danni collaterali" non esitando a trasformare città piene di non combattenti in roccaforti, passa per martire e ne raccoglie tutti i frutti propagandistici.


L'inchiesta sul bombardamento al fosforo:

Questa è l'inchiesta di Rainews24 E' un inchiesta molto pesante che accusa gli USA di aver prodotto un vero e proprio massacro utilizzando il fosforo bianco (Willy Pete), una sostanza ammessa solo per la fabbricazione di illuminanti e fumogeni, ma che se utilizzata per ordigni incendiari sarebbe secondo Rainews qualificabile come un'arma chimica. L'accusa è particolarmente insidiosa: gli USA avrebbero utilizzato una delle famigerate WMD mai trovate in Irak nelle quantità necessarie a giustificare una guerra. L'inchiesta utilizza interviste a soldati americani che raccontano dei bombardamenti, documentazione fotografica (sequenze di cadaveri bruciati e foto di presunti bombardamenti al fosforo)


Inchiesta sull'inchiesta:

I migliori post che ho trovato sono sul blog di Wellington e su quello di Herakleitos . Li ho integrati con le osservazioni che Michele Armellini e Luca Morandini (che ringrazio ancora) mi hanno inviato su it.cultura.militare dopo la lettura di questo articolo.


Questi i principali e punti critici del filmato:

1) Le armi a base di WP, di cui è proibito lo sgancio da velivoli, se usate a scopo incendiario (non illuminante o fumogeno), nelle zone con alte concentrazioni di civili non è però classificabile come un "arma chimica".
Vedi qui per la regolamentazione.




2) Le immagini delle "vittime civili" di Falluja sono terribili, ma quando il nemico (terrorista) non combatte in divisa, come si distingue un civile da uno che non lo è? Tra le testimonianze citate da RAInews c'è anche quella di bambini di dieci anni combattenti con mitra. Ma nelle foto dei cadaveri ci sono anche corpi con il rosario islamico in mano: difficile dire che si tratti di guerriglieri.



3) la "pioggia di sostanza incendiarie di vario colore" non è documentata da immagini visive. C'è l'immagine del lancio di una sostanza bianca da elicotteri, ma è impossibile stabilire se sia stato usato su un'area circoscritta o a pioggia. Dal modo d'uso l'impressione di wellington è che sia usato come "flare" per ingannare le difese antielicottero.


4) Il cecchino che dichiara di aver sparato sui civili dichiara anche di averlo fatto in stato di panico, non su ordini ricevuti.

5) Jeff Englehart, dice di aver sentito alla radio che si usava del fosforo bianco, ma non precisa se sia stato usato come incendiario, come luminoso o come fumogeno.Una testimonianza non oculare non permette in ogni caso di stabilire che l'uso sia stato indiscriminato e su interi quartieri.

6) Il Pentagono sostiene che "a Falluja non sono state usate munizioni incendiarie MK77". E' credibile che non sia stato tirato su civili, ma lo è anche che siano stati coinvolti molti civili (vedi foto dei morti bruciati con il rosario in mano)

7) Il filmato mostra l'uccisione di due "civili" da un elicottero, ma non mostra (cosa che è stata mostrata da Mentana quando ha mandato in onda la versione integrale tempo fa) che i "civili" stavano sparando con i mitra verso l'elicottero. Almeno in questo caso, è certo che il filmato è stato editato da Rainews per far apparire civili quelli che erano combattenti.

8) Le foto di Falluja continuano a mostrare che la città non è stata distrutta e che non sono stati incendiati interi quartieri. Se così è l'uso di incendiario non è stato indiscriminato, ma specifico, su obiettivi militari.

9) Il documentario è pieno di assurdità tecniche, come il fatto che i bersagli siano stati illuminati da "traccianti" (che non illuminano nulla tranne sé stessi) o che i corpi siano bruciati ma i vestiti no.

10) La frase conclusiva di Engleheart è stata grossolanamente distorta nella traduzione del documentario.
"a mass of killings of arabs... it looked like, it looked like just a mass of killings" viene tradotta con "è stato un genocidio, è stato bombardato tutto il bombardabile: non è
stata una guerra, è stato un omicidio di massa"

11) L'immagine da satellite è stata scurita a bella posta nel servizio. Perchè, se lo scopo era quello di mostrare quello che è successo a Falluja?

Conclusione

L'impressione soggettiva è che del marcio ci sia e che civili siano stati coinvolti nella battaglia e siano caduti insieme ai guerriglieri contro cui l'esercito USA stava combattendo. Il fosforo è stato usato, come del resto lo stesso esercito USA ha più volte dichiarato. Rimane per ora impossibile stabilire se sia stato usato indiscriminatamente su obiettivi civili con funzione d'incendiario (uso proibito, anche se da convenzioni che gli USA non hanno firmato), oppure limitatamente, su obiettivi militari con funzione di illuminante e fumogeno (uso consentito) coinvolgendo civili solo nella triste ruolo ormai noto come vittime collaterali. Il filmato di Rainews usa tutti i mezzi e tutti gli artifici tecnici per suggerire l'ipotesi peggiore, ma non porta alcuna documentazione definitiva. Le dichiarazioni del Pentagono, alla luce del numero di civili che è stato comunque e sicuramente coinvolto, sono anch'esse impossibili da prendere a scatola chiusa. Ci sono abbastanza indizi e sospetti per chiedere una seria e indipendente commissione di inchiesta su Falluja.

Per quanto riguarda il filmato in sé, come già detto, pur mostrando orrori incontrovertibili come sono sempre dei cadaveri carbonizzati, anche di bambini, suggerisce emotivamente di avere dimostrato cose che non sono allo stato delle cose dimostrate. C'è la certezza che l'uso del termine "arma chimica" sia stato utilizzato più e più volte in modo suggestivo ma completamente improprio, con un'accezione che renderebbe "chimica" anche la polvere da sparo delle cartucce. E' altrettanto certo che almeno un filmato è stato consapevolmente falsificato.

Herakleitos definisce il documentario "comunque serio" ma si lamenta che sia stato confezionato anche con mezzucci propagandistici come il filmato taroccato che lo chiude.

Wellington conclude:

mi pare si tratti di un sapiente miscuglio di verità, mezze verità, allusioni ed innuendos, vere balle, sottili manipolazioni dei fatti e arcinote leggende sui crimini di guerra in Iraq, il tutto organizzato, nella migliore delle tradizioni giornalistiche, in modo da sembrare un reportage.
[...]

E sostiene che per fare giornalismo alla My Lai, rainews dovrà fare molto meglio di così


Post in progress:

Aggiornerò questo post se altre notizie si renderanno disponibili.



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La Francia ebraica aspetta



Ieri per la prima volta ci è scappato il morto.
E mentre la rivolta si allarga, e sulla Francia scende il coprifuoco, gli ebrei francesi tengono un bassissimo profilo, aspettando che il peggio passi.

Gli attacchi antisemiti sono stati, se così si può dire, limitati. Due molotov lanciate in una sinagoga durante la tefillah a Pierrefitte, scontri con gli agenti davanti ad un altra sinagoga a Stains.
Ma l'inquietudine c'è. La linea ufficiale sembra essere quella di non esaltare gli animi, non sottolineare gli incidenti. E soprattutto non mostrare paura che altri ne possano nascere, per evitare di segnalarsi come bersaglio. Il presidente del Concistoro, per ora, ha fatto sentire la sua voce per protestare contro i gas lacrimogeni penetrati in una moschea, proclamando l'inviolabilità di tutti i luoghi santi.



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