Un momento. Non sarà che...
Esiste una ben nota retorica confezionata per la piazza araba (e a cui nessun capo arabo ha mai creduto in privato), secondo cui un combattente arabo, quando si scontra contro Israele non deve avanzare le posizioni, non deve nemmeno mantenerle. Ma può gridare al trionfo per il semplice fatto di continuare ad esistere alla fine dello scontro.
Ecco, non sarà che questo impasto di vittimismo e messianesimo sia una gigantesca fesseria? Che senso ha interiorizzarlo e confezionare analisi diverse da quelle che si farebbero per qualunque altro scontro in qualunque altro posto? Eppure si fa.
Ma chi guardi le cose serenamente e smetta di ubriacarsi delle sparate di Nasrallah, a chi guarda Hezbollah prima e dopo lo scontro, appare abbastanza evidente come l'Iran, per l'effetto congiunto dell'azione militare e del nuovo ambiente creato dalla 1701, ha perso un importante asset strategico, costruito con un lavoro di due decenni.
Il fatto interessante è che la stessa cosa sembra apparire con chiarezza ai governanti di Teheran.
Per capirlo, forse è giusto cominciare a sdrammatizzare, insieme a "sandmonkey", un blogger egiziano, meno propenso di altri a bere la roboante retorica che confonde anche tante "analisi" occidentali:
Ogni giornale che leggo in medioriente e ogni canale satellitare arabo, specialmente i vostri, mi tengono informato di quanti israeliani state uccidendo, quanti pochi uomini state perdendo e di come voi stiate ottenendo quello che nessuno stato arabo ha mai ottenuto, e di come voi stiate vincendo la guerra contro Isreale. E si sa, i media arabi non mentono mai e dicono sempre la verità.
Quello che però non capisco è questo: se state vincendo, perché fermarsi adesso? Io vi dico: continuate a combattere finché, Allah volendo, distruggerete la maledetta entità sionista e libererete Gerusalemme. Sono sicuro che col vostro esercito di 5000 combattenti e i vostri 10.000 razzi, potete farlo. Mi fido di voi, specialmente dopo tutte le vittorie che avete ottenuto, ad esempio avere di nuovo l'esercito israeliano in Libano, cioè esattamente dove lo volevate, naturalmente. E avere i vostri quartieri a Beirut distrutti, il che vi ha fatto risparmiare un sacco di costi di demolizione per il progetto Torri del Paradiso Hezbollah, che fornirà ad ogni famiglia sciita un appartamento di lusso ai piani alti della migliore zona di Beirut.
E' stata una meravigliosa decisione d'affari, devo dire. Cristiani e sunniti staranno morendo d'invidia. Non ci avevate pensato a questo, vero?
Torniamo un momento a prima dell'operazione
Hezbollah è un deterrente strategico iraniano collocato in prossimità di Israele, dotato di missili a corto medio e lungo raggio, presente nel sud del Libano in una ragnatela di fortificazioni dal ruolo offensivo/difensivo. Il suo ruolo è ben descritto
da un intervista di Nasrallah rilasciata a un giornale iraniano il 23 maggio "We can hit Israel's entire northern region with thousands of rockets... All of
Israel is now within the range of our missiles. Its seaports, [military] bases,
industrial plants and everything else are all within our range... I repeat and
say that our stockpile of weapons is significant, both in quantity and in
quality... Another advantage that I wish to mention is the geography of Lebanon
and Palestine. Most of Israel's vital areas are concentrated in the northern
[half] of occupied Palestine, while the south is uninhabited and desolate. More
than two million Jews live in the north of occupied Palestine, which contains
the recreation centers and [tourist] resorts, the industrial plants, the
agricultural [areas] and the important military airports and bases. This is an
advantage for us... Our presence in South Lebanon, in proximity to the north of occupied Palestine, is our greatest advantage..."(4)
La sua forza di deterrenza ha un potenziale paralizzante. Proprio per la sua temibilità non è mai stata seriamente sfidata. Ora che è successso, dopo 30 giorni di operazioni, Israele non solo l'ha messa alla prova, ma l'ha strategicamente eliminata.
I missili strategici a lungo raggio (capaci di colpire Tel Aviv, Gerusalemme e persino Dimona)
Sono stati l'obiettivo essenziale dell'attacco aereo. Per raggio e potenza distruttiva erano l'incubo di un confronto con Hezbollah. Ma si sono dimostrati anche il suo tallone d'Achille militare. Le dimensioni li rendevano impossibili da mascherare, l'intelligence era concentrata sulla loro ricerca e il numero di Zilzal 1 e 2, calcolato tra 50 e 100 è stato se non azzerato, ridotto sotto il livello di allarme insieme ai lanciatori, 22 dei quali sono distrutti. Saranno le armi più difficili da ottenere di nuovo, ora che i trasporti siriani non possono più passare alla luce del sole.
I missili tattici a corto raggioSono stati impossibili da fermare e a prima vista rappresentano un successo di Hezbollah. Ma se c'è una cosa che questa guerra ha dimostrato è che la loro minaccia non è così efficace come Teheran sperava. Più di 3000 razzi lanciati hanno prodotto "solo" 54 vittime, e non le stragi e le devastazioni annunciate. E Israele ha dimostrato di poter resistere settimane e settimane ai loro lanci senza subire danni irreparabili. Ora ce ne sono migliia e migliaia di meno. E
ancora più importante, se Hezbollah si sposterà a nord, queste armi diventeranno assolutamente
inutili per colpire Israele.
La posizione nel sud del LibanoE' stata occupata da Israele, che ha smantellato le fortificazioni. La nuova situazione creata dalla Ris. 1701, nella peggiore delle ipotesi, non garantirà il disarmo di Hezbollah. Ma certamente creerà un ambiente ostile, in cui il riarmo alla luce del sole non potrà avvenire con facilità, così come la rifortificazione del territorio. Nasrallah e Teheran hanno perso quello che nelle loro stesse parole era il loro principale vantaggio:
la vicinanza armata al confine di Israele.
La perdita irrecuperabile
E' dunque la forza di deterrenza strategica. Un asset che l'Iran aveva impiegato decenni a costruire e che non ha saputo in nessun modo salvaguardare.
L'unico vantaggio
che hezbollah possa vantare è essere ancora in piedi, anche se degradato da minaccia strategica a seccatura tattica, sempre in grado di organizzare un attentato o qualche azione dimostrativa. Il grande sostegno popolare tra gli sciiti, bene piuttosto immateriale dal punto di vista militare, avrà il contrappeso di un aggravio di costi gravissimo per ricostruire abitazioni e fornire assistenza, soldi da prelevare dal non inesuribile bilancio di Teheran.
Fin qui la pura e semplice realtà dei fatti sul terreno.
Voci allarmate da Teheran?Debka sostiene che, anziché cedere le armi,
Nasrallah sta trasferendo a sud tutta la sua forza armata. Per combattere contro chi? Perché?
Debka aiuta a rispondere dando voce ad anonime "fonti iraniane", che confermerebbero il nervosismo mostrato dal ministro degli esteri con le prime dichiarazione (poi corrette) sul testo della 1701, definita una
risoluzione sionista a senso unico. Il governo iraniano, secondo Debka,
lamenta in documenti riservati la perdita del suo colossale investimento in missili e del proprio potenziale deterrente costruito in vent'anni, e tutto per un inutile e non pianificato conflitto per due soldati rapiti. E vede il cessate il fuoco e l'esito della guerra come una
grave disfatta di Hezbollah.
Strategicamente il potenziale deterrente e missilistico di Hezbollah, le fortificazioni dotate di strumentazione allo stato dell'arte, adatta sia all'attacco che alla difesa dovevano proteggere il riarmo nucleare di Teheran, minacciando Israele: il paese identificato dagli iraniani come l'unico che potesse opporsi militarmente al loro progetto nucleare. La guerra, scoppiata anticipatamente e la distruzione dei alnciatori zelzal 1 e zelzal 2, li privano di questa cintura protettiva, mentre le voci di un'operazione israeliana-americana sull'Iran, verso ottobre o novembre si addensano.
La contromossa iraniana sarebbe quella di
impedire alla tregua di rafforzarsi, creando ostilità nei prossimi giorni e settimane, per evitare il dispiegamento a sud dell'esercito libanese e quindi l'arrivo di una efficace forza multinazionale.
La convinzione di Teheran sarebbe che la guerra del Libano sia stata voluta come un
riscaldamento di ciò che sta per arrivare, che nel corso delle operazioni le IDF abbiano
studiato e perfezionato le tecniche di combattimento sul terreno e che gli USA ricostruiranno immediatamente il potenziale bellico israeliano con sostituzioni e
nuovi armamenti. Il tempo degli occhi chiusi sulla 1559 è finito e l'occidente vede la risoluzione 1701 come un'arma efficace per
ridurre il potenziale di deterrenza iraniano sul fronte israeliano. Le speranze di Teheran sarebbero quindi quelle di prevenire ad ogni costo l'entrata in vigore di un efficace cessate il fuoco.
Cronaca
Il governo libanese chiede ad Hezbollah
di cedere le armi, per prendere possesso del sud entro 72 ore.
Hezbolla
rifiuta. E non ha nemmeno dato ordine di cessare il fuoco.
Il governo israeliano dichiara che
Hezbollah è una forza bastonata e, attraverso Peres, che non è il momento di un guerra intenstina. E' invece il
momento di far capire al mondo che Israele non starà ferma a vedere Hezbollah riarmarsi. Se il confine diventerà un colabrodo, ci saranno solo due alternative: o la comunità internzionale eleverà sanzioni contro Siria e Iran, oppure Israele riempirà il vuoto con la forza.
Israele non lascerà riarmare Hezbollah.Peretz: continueremo a dare la caccia a Hezbollah e ai suoi comndanti, dovunque si trovino. Nel frattempo Rice ribadisce che il governo libanese ha l'
obbligo di disarmare Hezbollah.Scenari possibiliHezbollah sembra dunque intenzionato a resistere. La pressione per il suo disarmo sale.
Gli scenari sono essenzialmente tre: 1) ritiro entro il weekend
2) Se il fuoco continua, le IDF resteranno
3) Espansione dell'operazione se il cessate il fuoco va a pezzi
Letture consigliate: Rafi Eitan:
datevi una calmata Yair Lapid:
datevi una grossa calmata. (consigliatissimo)E con questo termino il mio diario di guerra, sperando di non doverlo riaprire troppo presto.
Torno alle vacanze e agli studi e ringrazio chi ha seguito il mio blog in queste settimane, cercando di capire insieme a me (e spesso aiutandomi a capire) quello che stava succedendo davvero.