18.10.05

Schede e bombe

Anche l'ipercritico NYT saluta il successo del referendum costituzionale
in Irak.

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Quello che già sappiamo, e da cui non si può mancare di essere
impressionati, è che un gran numero di Iracheni delle più varie idee
hanno deciso il loro futuro costituzionale, sfidando le minacce
terroriste. Hanno esercitato un basilare diritto democratico che sarebbe
stato inconcepibile solo pochi anni fa.


What we know already, and can't fail to be impressed by, is that large
numbers of Iraqis of all persuasions turned out, in defiance of
terrorist threats, to decide their constitutional future. They have
exercised a basic democratic right that would have been inconceivable
just a few years ago.

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Aggiungiamo che l'affluenza è stata ottima, compreso il triangolo
sunnita, che tutto si è svolto senza incidenti, e direi che ci si può
unire alle lodi che sentivo stamattina, riportate dal Wall Street
Journal, per una classe politica irakena che ha dimostrato di valere di
più di quanto si credesse, sia tra sostenitori che detrattori della guerra.

La situazione è meno rosea di quanto un neocon entusiasta potesse
sperare agli inizi. Ma anche meno fosca di quanto si ami dipingerla da
queste (e altre) parti. Auguri all'Irak e buon lavoro a chi lotta con le
schede e non con le bombe.

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