Esposito e Quaglioni su: "Pasque di Sangue"
Esposito e Quaglioni. "Fede accordata a fonti di provata tendenziosità. Assenza di critica. Stesso metodo e conclusioni di certa libellistica apologetica del diciannovesimo secolo" Anna Esposito e Diego Quaglioni hanno curato l'edizione critica dei verbali del processo agli ebrei di Trento del 1475, in seguito all'accusa di uccisione del piccolo Simonino. Dal CORRIERE della SERA di 11/02/2007, a pag.37,un articolo Anna Esposito e Diego Quaglioni. Online grazie a Informazione Corretta È sempre estremamente pericoloso voler leggere le fonti partendo da un preconcetto, perché questo è destinato a condizionarne la comprensione e a falsarne il significato; ed è proprio da un'idea precostituita che Ariel Toaff si è mosso nell'affrontare il tema dell'omicidio rituale imputato agli ebrei: un tema delicato, sia per l'uso che ne è stato fatto in passato, sia per l'effetto che può avere su un pubblico di non specialisti. Tutto il libro di Toaff ( Pasque di sangue. Ebrei d'Europa e omicidi rituali,
Anna Esposito: storico del Rinascimento, Università La Sapienza - La Scheda
Diego Quaglioni: Storico del diritto, Preside della Facoltà di Giurisprudenza Università di Trento - La Scheda
il Mulino) si basa su un preconcetto: il preconcetto della pregiudiziale acriticità della storiografia precedente nel ritenere priva di fondamento l'accusa di omicidio rituale. Gli studiosi che della questione si sono occupati, insomma, avrebbero ritenuto «a priori» l'omicidio rituale «un'infondata calunnia, espressione dell'ostilità della maggioranza cristiana nei confronti della minoranza ebraica».
Partendo da questo presupposto, l'autore ha riletto gli atti dei processi agli ebrei di Trento del 1475, il «caso» che presenta la documentazione più ampia e che praticamente forma la trama su cui Toaff basa le sue affermazioni e cerca conferme alle sue tesi, senza tenere minimamente conto da una parte della natura di un processo inquisitorio, condotto da giudici secolari nella segretezza e nell'arbitrio, con l'uso sistematico della tortura e in assenza di ogni difesa, dall'altra del contesto in cui il processo fu celebrato. Non si può infatti ignorare che il processo coincise con la raccolta delle prove della santità del «martire» Simonino, santità fortemente voluta dal principe-vescovo Hinderbach e dagli uomini del suo entourage,
questi ultimi spesso testimoni agli interrogatori degli ebrei inquisiti e allo stesso tempo presenti alla registrazione dei miracoli del «beato Simonino». Si resta quindi interdetti nel notare una sostanziale incomprensione di queste circostanze nel libro di Toaff, che addirittura utilizza ampiamente e in modo del tutto acritico, inserendole addirittura fra le fonti, opere come quelle del Bonelli (1747) e del Divina (1902), scritte con lo scopo dichiarato di sostenere la causa della santità del Simonino e in cui la citazione di brani tratti dai documenti ha sempre la finalità di dimostrare la perfidia ebraica, il martirio del bambino e la sua santità.
Anche le pretese concordanze tra vicende e personaggi ricordati nelle deposizioni degli ebrei con fatti e persone realmente esistite, non formano certo prova della veridicità delle deposizioni, e non solo perché notizie di tal genere erano notoriamente ed ampiamente diffuse e quindi note sia agli imputati sia agli inquisitori. Tutto il processo di Trento risulta infatti viziato fin dal suo inizio dalla volontà dei giudici di provare ad ogni costo e, per loro stessa affermazione, anche contro le forme del diritto, che gli ebrei di tutta Europa erano meritevoli di sterminio perché ovunque essi erano dediti all'infanticidio rituale e al consumo del sangue cristiano.
Perciò il processo suscitò subito scandalo. Papa Sisto IV inviò a Trento un inquisitore domenicano, che al suo ritorno a Roma denunciò la falsità del processo contro gli ebrei «ingiustamente depredati e uccisi» e gli «inganni, frodi e macchinazioni» usati al solo scopo di avvalorare «credenze superstiziose» e d'inventarsi «miracoli straordinari». (Roba a cui potevano credere, egli scriveva, solo «donnicciole superstiziose, vecchie pettegole e frati questuanti»). « Commenta et fabulae », invenzioni e favole, « vulgi figmenta », invenzioni del popolino, che il domenicano considerava non un'ingiuria fatta agli ebrei, ma alla fede cristiana, « iniuria fidei christianae
». Gli stessi verbali che leggiamo oggi non sono gli originali, ma quelli che l'inquisitore del papa riteneva fossero stati riscritti di sana pianta per nascondere le atrocità commesse in un processo irregolare (nuovi documenti, di cui Toaff è certo a conoscenza, dimostrano che il vescovo di Trento e i suoi giudici erano perfettamente consci delle irregolarità e degli abusi procedurali).
Non vi è dubbio che Toaff, uno studioso che altre volte ha dato buona prova di sé nel campo degli studi sulla «cultura materiale», aveva tutto il diritto di rivedere criticamente la storiografia sull'omicidio rituale, ma non di improvvisarsi interprete di una documentazione che richiede qualche strumento in più di quelli che occorrono per comprendere il «mangiare alla giudia» in Italia dal Rinascimento all'età moderna. Prima di sostenere una tesi così paradossale su di un tema così complesso e delicato, avrebbe dovuto munirsi di prove concrete e incontrovertibili, delle quali il suo libro è invece del tutto privo.
La valutazione critica delle fonti, della loro attendibilità e importanza, è il primo compito della ricerca storica. Esistono a tale scopo criteri e norme di carattere generale, ma ogni ricerca necessita di particolari avvertenze critiche, che solo la «discrezione» dello studioso, il suo senso storico, gli possono suggerire. È la «discrezione», la capacità di discernimento dello storico a fargli avvertire ciò che può e ciò che non può rimanere dopo l'analisi critica del testo. Questo delicato strumento della critica storica sembra del tutto assente nel libro di Ariel Toaff, che si basa su una rude semplificazione dei criteri di giudizio e su una fede generalmente accordata a fonti di provata tendenziosità. Davvero il nostro raziocinio è così debole, il nostro giudizio storico così incerto, la nostra civiltà giuridica è così esaurita, da indurre a credere a confessioni estorte con la tortura e ratificate nel terrore di nuovi tormenti?
Il risultato, certamente non voluto ma nondimeno palese, è quello di una sorta di ritorno ad un'infanzia della storiografia, ad un'età precedente all'acquisto della «discrezione», della capacità di discernimento: un ritorno ad una lettura pre-critica delle fonti processuali. In un certo senso, Toaff poteva perfino risparmiarsi la fatica della scrittura: era sufficiente un'anastatica di certa letteratura apologetica di fine Ottocento.
9 commenti:
deve essere per questo che, non solo la distribuzione del libro è stata sospesa, ma sono state addirittura ritirate tutte le copie già in possesso dei negozianti. In Italia una misura simile non si vedeva dai tempi del tribunale dell'Inquisizione e dell'indice dei libri proibiti. Il fondamentalismo religioso avanza, e l alibertà indietreggia. Come al solito ce ne accorgeremo quando sarà troppo tardi.
Ritirate? Vendute, baby.
E fermare la distribuzione di un libro è qualcosa che si vede ogni volta che un presunto autore "scientifico" pubblica strampalate tesi senza peer review (googla, anonimo) e viene sommerso di stroncature dai suoi pari.
Se non ti va, protesta con l'autore della cazzata, che è autore anche dello stop, suppongo in seguito a vergogna e distruzione accademica del proprio cstello di carte costruito sul fango [cit•]
Comunque complimenti, sei il numero cinque.
Per fortuna google non riesce a edulcorare l'ignoranze di chi non sa che i libri di divulgazione scientifica NON sono soggetti a peer to peer review.
Un'opera viene ritirata quando suscita scandalo e/o vergogna per l'editore.
Per fortuna Toaff e' ebreo d'Israele...se lo scrive blondet un libro cosi' lo crucifiggono per davvero.
Bello sto blog! L'amministratore ha sempre ragione e gli altri sono poveri ignorati e neppure usano google!
Povero anonimo, credeva di essere capitato in un forum di discussione seria. Avrebbe fatto meglio a leggere gli headings in colanna sulla sinistra delle pagina e ritornare su Indymedia.
La cosa strana però è che libri come il codice da vinci, che attaccano la fede cristiana e istigano all'intolleranza religiosa (vedasi anche l'accoltellamento di alcune persone da parte di uno squilibrato, nella chiesa di San Saba a Roma) con frottole ben più grossolane, invece vanno sempre a gonfie vele, sono pompatissimi dai media e ci fanno pure i films, eppure anche a leggerli sono libracci di scarsissima qualità letteraria.
Però hanno il gusto del blasfemo che oggi va tanto di moda.
good start
imparato molto
good start
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