30.8.06

Hezbollah: soldi facili, soldi falsi

Tutti sanno che Hezbollah, l'organizzazione che secondo il nostro ministro degli esteri va considerata anche sotto l'aspetto politico e filantropico, sta distribuendo in questi giorni mazzette di dollari in contanti alle famiglie colpite dai bombardamenti. Non assegni, non bonifici. Contanti.

Cominciamo ad analizzare la notizia alla luce di un fatto, chiaro e inoppugnabile, esposto in tempi non sospetti: Hezbollah è da tempo conosciuta come una delle principali organizzazioni coinvolte nella falsificazione di moneta americana. Il Dipartimento del Tesoro USA aveva denunciato, già nel 2004:

One of the most prominent and influential members of the Hizballah terrorist organization, along with two of his companies, was designated by the Treasury Department today under Executive Order 13224. Assad Ahmad Barakat has close ties with Hizballah leadership and has worked closely with numerous Islamic extremists and suspected Hizballah associates in South America's tri-border area (TBA), made up of Brazil, Paraguay and Argentina. . . . Barakat has also been involved in a counterfeiting ring that distributes fake U.S. dollars and generates cash to fund Hizballah operations. As of early 2001, Barakat was one of two individuals reportedly in charge of distribution and sale of the counterfeit currency in the TBA.

Ora un misterioso antefatto alla distribuzione di questi giorni:

In questo video NBC news, ripreso durante le operazioni di guerra nel distretto finanziario di Sidone, semidistrutto dai bombardamenti, si ammirano fogli non tagliati di dollari americani, o fotocopie di grandi quantità di banconote. Un indizio piuttosto interessante della esistenza di zecche Hezbollah in territorio libanese








(Video player requires Flash Player 8.)



Sorge spontanea una domanda.

Se un'organizzazione è tra le prime fabbricanti e spacciatrici al mondo di dollari falsi, se tracce delle operazioni di contraffazione vengono rinvenute nelle macerie del Libano...
quale provenienza avranno le grasse e nuove mazzette fruscianti?

Uhmmm... Uhmm... Mah...





Molti blog hanno svolto operazioni di confronto tra le banconote raffigurate nelle foto qui sopra e veri dollari americani, e mentre manca ovviamente una prova conclusiva della falsificazione, molti indizi inducono a confermare l'ovvio

  1. I dollari sono nuovi di zecca, ma la firma del governatore (Robert E. Rubin) è di qualche anno fa
  2. Dalle immagini in cui si intravede la trasparenza, sembra mancare il filo di sicurezza che è la prova dell'autenticità.

Qui una sovrapposizione tra le immagini di cento dollari e il crocchiante pezzo da monopoli distribuito da Hezbollah davanti alle telecamere:
























Certo, stampare dollari in proprio è da parte di Hezbollah un modo innovativo di evitare di aggravare il debito con l'Iran. Ma le famiglie beneficiarie di tanta generosità, farebbero bene a chiedersi quanto valgano i dollari stampati a Sidone e dintorni sul mercato immobiliare.

Sullo stesso argomento:
un articolo del Wall Street Journal
E un commento di David Frum

Hat Tips:
LGF, Sticky Notes, Allah, ALF, Myrtus, Snapped Shot, Hot Air

29.8.06

Lo strano sguardo di Amnesty verso Israele

Sorridi, sei sul TBLOG
Alan Dershowitz sulle accuse di "crimini di guerra" contro Israele.

Le principali organizzazioni dei diritti umani sono in corsa per chi demonizza meglio Israele.
Human Rights Watch sembrava essere in fuga, dichiarando nei primi giorni del conflitto che "non c'era prova dell'uso di scudi umani da parte di Hezbollah.

Amnesty International ha cercato di colmare lo svantaggio dichiarando crimini di guerra l' attacco indiscriminato contro infrastrutture civili.

Secondo Dershowitz, che di legge se ne intende, Amnesty non ha capito nulla della legge. Israele non è responsabile di nessun crimine di guerra: avendo esercitato in modo responsabile la sua superiorità aerea, è riuscita a minimizzare il numero di vittime civili (circa una ogni dieci incursioni), un attacco tutt'altro che indiscriminato. Il risultato è ancora più importante, se si considera il fatto che i combattenti e le basi di lancio erano mescolati alla popolazione civile proprio per massimizzare il nunmero delle vittime.

Israele, in un mese di combattimenti feroci, ha ucciso solo una minima frazione dei musulmani innocenti che uccisi da altri musulmani in Irak, in Sudan, in Afghanistan o in Algeria. Morti che non ricevono l minima attenzione del media. (un esempio: il processo sommario e l'esecuzione capitale di libanesi da parte di Hezbollah non pare far gridare di orrore nessuno)

L' interpretazione di Amnesty viene da una lettura estremista del concetto già in sé vago di "proporzionalità", che nessuna nazione in guerra ha mai applicato nel senso inteso qui. Anzi, gli obiettivi della guerra moderna sono esattamente l'isolamennto delle linee elettriche e di comunicazione, la distruzione di ponti e strade e di tutto ciò che sostiene la capacità militare del nemico.

Una strategia che era particolarmente importante contro Hezbollah, per non permettergli di trasportaare i prigionieri fuori dal paese e colpire le capacità radar avanzate di cui disponeva, e che ha dimostrato in occasione del missile lanciato contro la nave israeliana.

Qui il professore di legge David Bernstein (Harvard) risponde alle accuse di Amnesty:

L'idea che una nazione in guerra non possa attaccare le linee di rifornimento del nemico non ha nulla a che vedere con i crimini di guerra, e molto con una inclinazione pacifista che considera la guerra, indipendentemente dalle ragioni e dall'autocontenimento di chi la conduce come un "crimine internazionale" [ma solo se è una nazione occidentale a condurla]
Il rapporto di Amnesty non dedica nessuna attenzione ad Hezbollah. Se Israele è colpevole di crimini per avere colpito infrastrutture civili, immaginiamo quando enormi siano le responsabilità di chi ha preso direttamente di mira i civili e li ha uccisi sia direttamente che facendosene scudo, e che ha annunciato l'intenzione di colpire ebrei in tutto il mondo. Amnesty non sembra interessarsene, come non si interessa ai sei anni di guerra di attrito con cui Hezbollah ha risposto al ritiro.

Persino al-Jazeera ha espresso sorpresa per l'orientamento antisraeliano del report di Amnesty:

During the four week war Hezbollah fired 3,900 rockets at Israeli towns and cities with the aim of inflicting maximum civilian casualties. The Israeli government says that 44 Israeli civilians were killed in the bombardments and 1,400 wounded. AI has not issued a report accusing Hezbollah of war crimes.

Amnesty sembra non capire nemmeno le accuse che il suo report formula. Prendiamo questo paragrafo:

Israeli government spokespeople have insisted that they were targeting Hizbullah positions and support facilities, and that damage to civilian infrastructure was incidental or resulted from Hizbullah using the civilian population as a "human shield". However, the pattern and scope of the attacks, as well as the number of civilian casualties and the amount of damage sustained, makes the justification ring hollow.

La questione delle infrastrutture e quella degli scudi umani sono cose completamente differenti. Una riguarda le vittime civili, l'altra i danni materiali. Ovviamente Isrele ha preso di mira i ponti (sarebbe stato militarmente irresponsabile non farlo) ma non i civili: cosa che avrebbe provocato un disastro politico senza nessuna utilità militare.

Un altro esempio: "Mentre l'uso degli scudi umani è un crimine di guerra, la legge impone alla parte opponente il rispetto della popolazione civile." Suona bene. Ma che significa? Cosa suggerisce di fare Amnesty a chi viene fatto oggetto di lanci di razzi da aree densamente popolate? Nulla. L'unica via che Israele avrebbe avuto, secondo Amnesty, era quella di intraprendere azioni che non danneggiassero gli scudi umani - quindi, assolutamente nulla.

Per Amnesty "crimine di guerra" diventa sinonimo di "qualsiasi azione militare". Il problema è che Amnesty non considera le conseguenze delle sue affermazioni. (e non serve che lo faccia: non userebbe mai questi argomenti contro nessuno stato che non sia Israele.)
In sostaanza, le conclusioni di Amnesty non hanno nessuna solida base legale. Tanto meno hanno qualunque base morale. Sono semplicemente anti-israeliane: sono basate sul pre-giudizio che Israele abbia compiuto crimini di guerra e usano qualunque cosa sembri efficace per sostenerlo.

Amnesty International non solo sacrifica la sua credibilità quando distorce la legge nella sua ossessione anti-israeliana. Danneggia anche le cause che AI dovrebbe sostenere. L'anno scorso, ad esempio, AI ha condannato le violenze carnali e i delitti d'onore in Palestina ma... addebitandole all'occupazione israeliana.
Non esisteva nessuna base statistica per sostenere che l'occupazione avesse aumentato la violenza sulle donne, così AI si è affidata all'anedottica delle ONG palestinesi. Ha ripetuto stolidamente che "Israele è implicata nelle violenze degli uomini palestinesi sulle donne plestinesi". Un episodio che ha solo sottolineato la predisposizione di AI ad addebitare qualunque cosa ad Israele. Era l'occasione ideale per promuovere le ragioni della donna e la parità dei sessi nel mondo arabo, invece si è preferito attaccare assurdo e privo di fondamento Israele.

Amnesty International non ce la fa trattenersi dall'accusare Israele di tutti i mali del mondo, ma un osservatore razionale non può dare credito alle conclusioni preconcette di una organizzazione che fu un tempo autorevole. Ma ha distrutto la propria credibilità applicando ripetutamente un doppio standard a Israele.



Nella foto, Dorothea Lange

18.8.06

Il cessate il fuoco sta andando in pezzi

  • Hezbollah non disarma
  • I contingenti promessi non arrivano
  • Il discorso del presidente Lahoud (sciita, un pupazzo siriano), non solo rivendica la violazione della risoluzione ma dichiara che Hezbollah è già parte della difesa libanese, rendendo il suo paese a tutti gli effetti corresponsabile del conflitto appena scoppiato

L'accordo di cessate il fuoco, nei fatti, è nullo.

Cristiani, sunniti e drusi sono sul piede di guerra. Hezbollah si è convinta dalle sue stesse parole di avere vinto la guerra e spingerà oltre il livello di accettabilità.

Secondo Barry Rubin , un analista che vale sempre la pensa di seguire, è tutt'altro che impossibile che la guerra riesploda immediatamente, con IDF che ormai hanno appreso la lezione del campo. E con HEzbollah che rischia di essere preso tra due fuochi, Israele e le milizie.

Non so cosa augurarmi, ma penso che l'analisi sottovaluti lo stato di divisione e depressione dei vertici civili e militari in Israele. Vero è che un secondo round vincente curerebbe molte ferite, ma non mi sembra che siano nello stato d'animo giusto per poterlo nemmeno immaginare.

Staremo a vedere. Tra poche ore parto per gli USA.
E' escluso che trovi tempo ed energia per bloggare.

A presto. Sarò qui per settembre.

17.8.06

Faccia feroce, offerta di pace

Sul discorso di Bashar Assad, oggi.
Secondo questa lettura, il vero scopo è parlare di pace con Israele.

You can’t shoot at everyone when you’re as weak as the Syrians. Where’s the catch?

[...]

Bashar is simply listening to his friend Ahmadinejad’s advice: “listen buddy.
With the Americans and Israelis, the stronger you are, the noisier you are, the
more attention you will get.”

Mr. Assad uttered the word “peace” at least 10 times in his speech. One
political analyst said that Assad was emboldened by the many voices in the
American commentariat who are calling for Bush to talk with the Syrians.

The Israelis got the message. Emir Peretz, the Israeli Defense Minister
suggested today that one of the outcomes of this war could be diplomatic talks
with Syria.

I Merkavah IV funzionano

Il comandante delle forze corazzate fa un bilancio dei danni.
La battaglia è stata durissima. Nonostante centinaia di razzi sparati, molti dei quali russi dell'ultima generazione, solo poche decine di mezzi sono stati colpiti e 20 sono stati penetrati. I soldati morti nei loro carri sono stati 30, contro le centinaia sia del 1982 che della guerra del Kippur.

16.8.06

Lebanese political journal: non sono rose per Nasrallah

Riassumo da Lebanese Political Journal un'analisi della situazione che contraddice le semplicistiche previsioni di un Libano schierato compatto dietro a Hezbollah.

I libanesi non sono felici dei proclami bellicosi di Nasrallah e la situazione politica sta per cambiare.

  • I leader della rivoluzione dei cedri sono ancora in silenzio, ma odiano la Siria sempre più e si attendono dichiarazioni. La conferenza stampa di Jumblatt (drusi), il più energico nel fronte antisiriano/antihezbollah si intitolerà "non ci arrenderemo alle condizioni di Nasrallah"
  • Si dice che nemmeno gli sciiti di Beirut siano entusiasti dei proclami del leader: senza, cibo, elettricità, soldi, l'ultima cosa di cui hanno bisogno sono tamburi di guerra. Sono talmente impoveriti che molti di loro potrebbero non essere più in grado di sostenere il movimento. Vorrebbero invece qualcosa in cambio dei loro sacrifici. Nasrallah l'ha promesso, ma sarà probabilmente poco, e troppo tardi. Non è da escludere che si crei una frattura con Berri.
  • Hezbollah non ha più la forza di minacciare tutta la politica libanese, ma quella che si teme è una campagna di assassinii, che potrebbe prendere di mira anzitutto Siniora.

La guerra amara degli arabi israeliani

Sorridi, sei sul TBLOG


Molti, purtroppo, simpatizzavano per la "resistenza" di Nasrallah. E Nasrallah ha sparato sulle loro città e i loro quartieri buona parte dei razzi destinati al nemico sionista. Hanno pagato, percentualmente il prezzo più alto tra le vittime civili israeliane.

Molti sono fuggiti dalle loro case e hanno lasciato Haifa e i villaggi del nord, cercando rifugio tra i palestinesi della West Bank, lontano dai razzi del "liberatore" di Al Quds.

Yediot Aharonot li intervista e racconta la loro amara esperienza: hotel e ristoranti che hanno cercato di spennarli, residenti che hanno infastidito donne e ragazze, un clima generale di sospetto, inimicizia, disprezzo. Alla fine, hanno preferito tornare da dove venivano: sotto il fuoco dei Katiuscia.

"Mai più faremo una donazione o parteciperemo a manifestazioni per la West Bank," dice uno di loro.

15.8.06

Giorno 34

Un momento. Non sarà che...

Esiste una ben nota retorica confezionata per la piazza araba (e a cui nessun capo arabo ha mai creduto in privato), secondo cui un combattente arabo, quando si scontra contro Israele non deve avanzare le posizioni, non deve nemmeno mantenerle. Ma può gridare al trionfo per il semplice fatto di continuare ad esistere alla fine dello scontro.

The image “http://www.thewe.cc/thewei/&/&/images5/iran/ahmadinejad.jpe” cannot be displayed, because it contains errors.Ecco, non sarà che questo impasto di vittimismo e messianesimo sia una gigantesca fesseria? Che senso ha interiorizzarlo e confezionare analisi diverse da quelle che si farebbero per qualunque altro scontro in qualunque altro posto? Eppure si fa.

Ma chi guardi le cose serenamente e smetta di ubriacarsi delle sparate di Nasrallah, a chi guarda Hezbollah prima e dopo lo scontro, appare abbastanza evidente come l'Iran, per l'effetto congiunto dell'azione militare e del nuovo ambiente creato dalla 1701, ha perso un importante asset strategico, costruito con un lavoro di due decenni.

Il fatto interessante è che la stessa cosa sembra apparire con chiarezza ai governanti di Teheran.

Per capirlo, forse è giusto cominciare a sdrammatizzare, insieme a "sandmonkey", un blogger egiziano, meno propenso di altri a bere la roboante retorica che confonde anche tante "analisi" occidentali:

Ogni giornale che leggo in medioriente e ogni canale satellitare arabo, specialmente i vostri, mi tengono informato di quanti israeliani state uccidendo, quanti pochi uomini state perdendo e di come voi stiate ottenendo quello che nessuno stato arabo ha mai ottenuto, e di come voi stiate vincendo la guerra contro Isreale. E si sa, i media arabi non mentono mai e dicono sempre la verità.
Quello che però non capisco è questo: se state vincendo, perché fermarsi adesso? Io vi dico: continuate a combattere finché, Allah volendo, distruggerete la maledetta entità sionista e libererete Gerusalemme. Sono sicuro che col vostro esercito di 5000 combattenti e i vostri 10.000 razzi, potete farlo. Mi fido di voi, specialmente dopo tutte le vittorie che avete ottenuto, ad esempio avere di nuovo l'esercito israeliano in Libano, cioè esattamente dove lo volevate, naturalmente. E avere i vostri quartieri a Beirut distrutti, il che vi ha fatto risparmiare un sacco di costi di demolizione per il progetto Torri del Paradiso Hezbollah, che fornirà ad ogni famiglia sciita un appartamento di lusso ai piani alti della migliore zona di Beirut.
E' stata una meravigliosa decisione d'affari, devo dire. Cristiani e sunniti staranno morendo d'invidia. Non ci avevate pensato a questo, vero?

Torniamo un momento a prima dell'operazione

Hezbollah è un deterrente strategico iraniano collocato in prossimità di Israele, dotato di missili a corto medio e lungo raggio, presente nel sud del Libano in una ragnatela di fortificazioni dal ruolo offensivo/difensivo. Il suo ruolo è ben descritto da un intervista di Nasrallah rilasciata a un giornale iraniano il 23 maggio

"We can hit Israel's entire northern region with thousands of rockets... All of
Israel is now within the range of our missiles. Its seaports, [military] bases,
industrial plants and everything else are all within our range... I repeat and
say that our stockpile of weapons is significant, both in quantity and in
quality... Another advantage that I wish to mention is the geography of Lebanon
and Palestine. Most of Israel's vital areas are concentrated in the northern
[half] of occupied Palestine, while the south is uninhabited and desolate. More
than two million Jews live in the north of occupied Palestine, which contains
the recreation centers and [tourist] resorts, the industrial plants, the
agricultural [areas] and the important military airports and bases. This is an
advantage for us... Our presence in South Lebanon, in proximity to the north of occupied Palestine, is our greatest advantage..."(4)

La sua forza di deterrenza ha un potenziale paralizzante. Proprio per la sua temibilità non è mai stata seriamente sfidata. Ora che è successso, dopo 30 giorni di operazioni, Israele non solo l'ha messa alla prova, ma l'ha strategicamente eliminata.

I missili strategici a lungo raggio (capaci di colpire Tel Aviv, Gerusalemme e persino Dimona)
Sono stati l'obiettivo essenziale dell'attacco aereo. Per raggio e potenza distruttiva erano l'incubo di un confronto con Hezbollah. Ma si sono dimostrati anche il suo tallone d'Achille militare. Le dimensioni li rendevano impossibili da mascherare, l'intelligence era concentrata sulla loro ricerca e il numero di Zilzal 1 e 2, calcolato tra 50 e 100 è stato se non azzerato, ridotto sotto il livello di allarme insieme ai lanciatori, 22 dei quali sono distrutti. Saranno le armi più difficili da ottenere di nuovo, ora che i trasporti siriani non possono più passare alla luce del sole.

I missili tattici a corto raggio
Sono stati impossibili da fermare e a prima vista rappresentano un successo di Hezbollah. Ma se c'è una cosa che questa guerra ha dimostrato è che la loro minaccia non è così efficace come Teheran sperava. Più di 3000 razzi lanciati hanno prodotto "solo" 54 vittime, e non le stragi e le devastazioni annunciate. E Israele ha dimostrato di poter resistere settimane e settimane ai loro lanci senza subire danni irreparabili. Ora ce ne sono migliia e migliaia di meno. E ancora più importante, se Hezbollah si sposterà a nord, queste armi diventeranno assolutamente inutili per colpire Israele.

La posizione nel sud del Libano
E' stata occupata da Israele, che ha smantellato le fortificazioni. La nuova situazione creata dalla Ris. 1701, nella peggiore delle ipotesi, non garantirà il disarmo di Hezbollah. Ma certamente creerà un ambiente ostile, in cui il riarmo alla luce del sole non potrà avvenire con facilità, così come la rifortificazione del territorio. Nasrallah e Teheran hanno perso quello che nelle loro stesse parole era il loro principale vantaggio: la vicinanza armata al confine di Israele.

La perdita irrecuperabile
E' dunque la forza di deterrenza strategica. Un asset che l'Iran aveva impiegato decenni a costruire e che non ha saputo in nessun modo salvaguardare.

L'unico vantaggio
che hezbollah possa vantare è essere ancora in piedi, anche se degradato da minaccia strategica a seccatura tattica, sempre in grado di organizzare un attentato o qualche azione dimostrativa. Il grande sostegno popolare tra gli sciiti, bene piuttosto immateriale dal punto di vista militare, avrà il contrappeso di un aggravio di costi gravissimo per ricostruire abitazioni e fornire assistenza, soldi da prelevare dal non inesuribile bilancio di Teheran.

Fin qui la pura e semplice realtà dei fatti sul terreno.

Voci allarmate da Teheran?

Debka sostiene che, anziché cedere le armi, Nasrallah sta trasferendo a sud tutta la sua forza armata. Per combattere contro chi? Perché?

Debka aiuta a rispondere dando voce ad anonime "fonti iraniane", che confermerebbero il nervosismo mostrato dal ministro degli esteri con le prime dichiarazione (poi corrette) sul testo della 1701, definita una risoluzione sionista a senso unico. Il governo iraniano, secondo Debka, lamenta in documenti riservati la perdita del suo colossale investimento in missili e del proprio potenziale deterrente costruito in vent'anni, e tutto per un inutile e non pianificato conflitto per due soldati rapiti. E vede il cessate il fuoco e l'esito della guerra come una grave disfatta di Hezbollah.

Strategicamente il potenziale deterrente e missilistico di Hezbollah, le fortificazioni dotate di strumentazione allo stato dell'arte, adatta sia all'attacco che alla difesa dovevano proteggere il riarmo nucleare di Teheran, minacciando Israele: il paese identificato dagli iraniani come l'unico che potesse opporsi militarmente al loro progetto nucleare. La guerra, scoppiata anticipatamente e la distruzione dei alnciatori zelzal 1 e zelzal 2, li privano di questa cintura protettiva, mentre le voci di un'operazione israeliana-americana sull'Iran, verso ottobre o novembre si addensano.

La contromossa iraniana sarebbe quella di impedire alla tregua di rafforzarsi, creando ostilità nei prossimi giorni e settimane, per evitare il dispiegamento a sud dell'esercito libanese e quindi l'arrivo di una efficace forza multinazionale.

La convinzione di Teheran sarebbe che la guerra del Libano sia stata voluta come un riscaldamento di ciò che sta per arrivare, che nel corso delle operazioni le IDF abbiano studiato e perfezionato le tecniche di combattimento sul terreno e che gli USA ricostruiranno immediatamente il potenziale bellico israeliano con sostituzioni e nuovi armamenti. Il tempo degli occhi chiusi sulla 1559 è finito e l'occidente vede la risoluzione 1701 come un'arma efficace per ridurre il potenziale di deterrenza iraniano sul fronte israeliano. Le speranze di Teheran sarebbero quindi quelle di prevenire ad ogni costo l'entrata in vigore di un efficace cessate il fuoco.

Cronaca
The image “http://www.jpost.com/servlet/Satellite?blobcol=urlimage&blobheader=image%2Fjpeg&blobkey=id&blobtable=JPImage&blobwhere=1154525868232&cachecontrol=never&ssbinary=true” cannot be displayed, because it contains errors.Il governo libanese chiede ad Hezbollah di cedere le armi, per prendere possesso del sud entro 72 ore.
Hezbolla rifiuta. E non ha nemmeno dato ordine di cessare il fuoco.

Il governo israeliano dichiara che Hezbollah è una forza bastonata e, attraverso Peres, che non è il momento di un guerra intenstina. E' invece il momento di far capire al mondo che Israele non starà ferma a vedere Hezbollah riarmarsi. Se il confine diventerà un colabrodo, ci saranno solo due alternative: o la comunità internzionale eleverà sanzioni contro Siria e Iran, oppure Israele riempirà il vuoto con la forza. Israele non lascerà riarmare Hezbollah.
Peretz: continueremo a dare la caccia a Hezbollah e ai suoi comndanti, dovunque si trovino. Nel frattempo Rice ribadisce che il governo libanese ha l'obbligo di disarmare Hezbollah.

Scenari possibili
Hezbollah sembra dunque intenzionato a resistere. La pressione per il suo disarmo sale.

Gli scenari sono essenzialmente tre:
1) ritiro entro il weekend
2) Se il fuoco continua, le IDF resteranno
3) Espansione dell'operazione se il cessate il fuoco va a pezzi


Letture consigliate:


Rafi Eitan: datevi una calmata
Yair Lapid: datevi una grossa calmata. (consigliatissimo)

E con questo termino il mio diario di guerra, sperando di non doverlo riaprire troppo presto.
Torno alle vacanze e agli studi e ringrazio chi ha seguito il mio blog in queste settimane, cercando di capire insieme a me (e spesso aiutandomi a capire) quello che stava succedendo davvero.

14.8.06

Diario di guerra: giorno 33

La tregua, nonostante le ambigue reazioni di Hezbollah, comincia.


Hezbollah dice che non disarmerà al sud. Siniora dice che, se Hezbollah non disarma, l'esercito libanese non entrerà. Se non entrerà l'esercito libanese, non entrerà nemmeno la forza multinazionale. Il governo libanese sposta a data da destinarsi la riunione che doveva stabilire i termini dell'entrata dell'esercito al Sud. Rice avverte che se il cessate il fuoco non venisse rispettato "non saremo responsabili delle conseguenze".
Il problema adesso è il ritiro. 40.000 soldati fermi in Libano a fare da bersaglio a Hezbollah sono quello che assolutamente non deve durare, per nessuna ragione. E questo specialmente mentre la Siria, si muove in modo minaccioso verso il Golan.


A Gerusalemme si ritiene che Hezbollah non rispetterà la tregua
"A quel punto il mondo capirà le nostre ragioni: chi è l'aggredito e chi l'aggressore"

Lo trovo un atteggiamento assurdo, che evidenzia il grado sicuramente eccessivo per le "preoccupazioni del mondo" di cui Israele soffre. Sarebbe bello che chi siede sulla poltrona di Primo Ministro si preoccupasse di quello che è giusto o pericoloso per Israele, e non di quello che altri penseranno degli attacchi dei propri nemici.

Si minacciano dure rappresaglie se le forze israeliane venissero attaccate durante il cessate il fuoco. Nel frattempo continua il blocco aereo e navale.

7 soldati uccisi nell'ultimo (?) giorno di guerra, tra cui il figlio di David Grossman.
Oltre 200 missili sparati sul nord di Israele ieri. Abbattuti due droni Hezbollah carichi di esplosivo. Alla borsa di Tel Aviv la tregua piace

Le parole di Dan Halutz aprono un dubbio. E se l'avanzata al Litani fosse solo l'inizio del Gran Finale?

To the question of a journalist, why the operation up to the Litani River starts only now whereas the units were mobilized and trained three weeks ago, General Dan Haloutz, Chief of Staff of the IDF-Tsahal- answered this afternoon that Tsahal acted according to its plans. “There are very good reasons for which we did not operate yet on the ground, in-depth. I cannot reveal the causes of them now. It will be done when all is finished

However in this intervention, Haloutz gives us a great sign to understand the situation: “One does not make war for war, but to obtain a result or a political advantage”. Let us recall that there was talk of this “imminent” attack this week while the Security Council was to meet and decide about the Franco-American proposal: the adjournment of the vote involved the adjournment of the military operation to the great disappointment of the media. They perceived the delay as a hesitation by Olmert and the political staff.

However, it seems that the operation was planned to be carried out at the same time as the diplomatic pressure by the US and Israel for a more comfortable decision!!!



Ma a Gaza, anche Hamas sembra fuori controllo. Mentre il premier avanza una tregua, si sparano katiuscia su Ashkelon-


Opinioni

Da Haaretz. I risultati della guerra, per quanto fragili e appesi a mille incognite, non sono da poco
The most important achievement of this war lies in the words of Iranian President Mahmoud Ahmadinejad, who dignified the Security Council with a description of the agreement as "a Zionist document." Iran did not arm Hezbollah with missiles capable of reaching beyond Haifa so that Nasrallah would hoist a white flag and beg Arab leaders to stop the fighting. The ayatollahs did not pour hundreds of millions of dollars into bunkers like those discovered in Maroun al-Ras so that their Shi'ite brethren in Lebanon would unreservedly adopt Lebanese Prime Minister Fouad Siniora's "seven-point program." That program, which is mentioned several times in Resolution 1701, not only announces that the era of a "state within a state" in Lebanon has formally ended; it explicitly cites the 1949 armistice agreement with Israel - an agreement that Hezbollah has hitherto adamantly rejected.
[...]
Olmert deserves to stay in power, because he managed to learn, albeit the hard way, that in our neighborhood, it is not enough to show that the landlord is capable of going crazy. He appears to have learned that it is important to reach peace agreements with those neighbors who are interested in leading normal lives - even if this requires giving up "victory," even if it requires giving up real estate. The prime minister's final grade will be determined by his willingness to internalize these lessons and apply them vis-a-vis our Syrian and Palestinian neighbors. But first of all, of course, he must withdraw the Israel Defense Forces from Lebanon without delay, and enable the Lebanese government, and its army, to exercise its sovereignty. Otherwise, we will all remain stuck in the Lebanese quagmire.


Secondo Seymour Hearsh l'attacco a Hezbollah è il preludio dell'attacco USA all'Iran. Un blogger amico lo prevede non più tardi di ottobre.

Mediagate:

Dal forum di fotografia lightstalkers
Parla un fotografo professionista attivo in libano.

"Tiravano i morti fuori dalle tombe"

i have been working in lebanon since all this started, and seeing the behavior of many of the lebanese wire service photographers has been a bit unsettling. while hajj has garnered a lot of attention for his doctoring of images digitally, whether guilty or not, i have been witness to the daily practice of directed shots, one case where a group of wire photogs were choreographing the unearthing of bodies, directing emergency workers here and there, asking them to position bodies just so, even remove bodies that have already been put in graves so that they can photograph them in peoples arms. these photographers have come away with powerful shots, that required no manipulation digitally, but instead, manipulation on a human level, and this itself is a bigger ethical problem.

whatever the case is—lack of training, a personal drive as a photographer to show what is happening to your country in as powerful a way as possible, or all out competitiveness, i think that the onus is on the wire services themselves, because they act as the employer/filter of their photogs work. standards should be in place or else the rest of us end up paying the price. and i’m not against the idea of local wire photographers, but after seeing it over and over for the past month, i think it is something that is worth addressing. while i walk away from a situation like that, one wire shooter sets up a situation, and the rest of them follow.......

by Bryan Denton Fri Aug 11 07:36:08 UTC 2006 | Beirut, Lebanon

13.8.06

Giorno 31 e 32

Vittoria ai punti.

Diciamo apertamente la verità. Tutti quelli che seguono con una certa regolarità questo blog, a comincire da chi lo scrive, avrebbero sognato una fine della guerra diversa, con le IDF che marciano nella valle della Bekaa, se non su Damasco, e Nasrallah che esce dal suo bunker per una capitolazione umiliante, che servirà da eterna lezione per tutti i nemici di Israele.

Soldati israeliani nel sud del libano Forze israeliane avanzano rapidamente nel sud del Libano


La realtà però è una cosa diversa dai sogni: una forza di guerriglia non si batte con blitz sul campo, ma con lunghe e dure guerre di logoramento, che cominciano soltanto una volta acquisito il controllo del territorio. Considerato che Israele non ha nessuna intenzione di ricominciare l'occupazione del Libano né tantomeno la comunità internazionale consentirebbe mesi o anni di violenta attività di controguerriglia (una guerra sporca quanto nessun'altra) sul territorio di un paese straniero, il problema degli obiettivi da conseguire, all'inizio della guerra, era particolarmente spinoso.

Il problema di Israele, dall'inizio della campagna, non è stato quello di conquistare porzioni più o meno grandi di Libano, cosa ampiamente alla portata delle IDF (come queste ore di corsa contro il tempo stanno dimostrando). Il problema era mettersi in grado di uscire dal Libano in modo accettabile, una volta terminata la guerra. E cioé non ritrovarsi, a cose fatte, ad avere in mano il cerino dell'alternativa occupazione/ritirata. Una preoccupazione che Dan Halutz ha lasciato intendere, quando interrogato dai giornalisti sul perché l'avanzata sia cominciata così tardi ha dichiarato:

Halutz answered a question regarding the delay in the ground entry: "We were in Lebanon on the ground, for all those who have forgotten, in a very large operation, and we stayed there for 18 years. Therefore this statement if why we did not enter on the force earlier is a question which before it is answered, all its aspects should be examined and this is not the main thing. At what price? That is also a question which should be asked."

Senza capire questo, è difficile misurare il successo della guerra.

La trappola di Nasrallah non è scattata

La lezione del Libano tratteggiata da Halutz ricorda che vittoria e sconfitta non si misurano alla fine dell'avanzata. Ma quando l'ultimo soldato israeliano si ritira dal Libano. Una vittoria che avesse reso indispensabile una lunga occupazione per essere mantenuta, sarebbe stata in ultima analisi un sconfitta, offrendo a Nasrallah (o a qualche suo successore) la possibilità di rafforzare il suo ruolo di resistente e di difensore della sovranità libanese, e conquistare il monopolio della forza e la sovranità sul Libano, non appena Israele, magari dopo anni di perdite e spese insostenibili, avesse deciso di ritirarsi di nuovo. Era questa la posizione win-win di Hezbollah: avrebbe vinto se Israele non avesse reagito, avrebbe vinto se Israele avesse occupato il Libano.

La trappola non è scattata. O meglio, è scattata su Nasrallah. Lo sceicco che era entrato in guerra a ridosso della frontiera israeliana e al centro della politica libanese, finisce militarmente sradicato dal sud del Libano, circondato da una forza "amica" invece che dal nemico sionista, soggetto a embargo delle armi (cioè mettendo i suoi alleati a rischio-sanzioni) e col dovere di rispondere al Libano non-sciita delle sue azioni. Da oggi, la sua arma militare è spuntata e un solo colpo, che stavolta sarebbe diretto contro la forza multinazionale e l'esercito libanese, minaccerebbe l'inizio della guerra civile.

Cambio di regole e obiettivi della guerra

Fino ad oggi, Israele ha risposto a questo stallo strategico accontentandosi di inutili bombardamenti "punitivi" dimostrativi, cioé subendo nei fatti la posizione win-win di Nasrallah. L'attacco di un mese fa ha cambiato le regole del gioco, dandosi cinque obiettivi politico-militari.

  1. Respingere Hezbollah lontano dal confine
  2. Far assumere al governo libanese la sovranità sul sud del paese, che ad oggi è uno stato-nello-stato terrorista
  3. Disarmare Hezbollah e impedirne il riarmo
  4. Avere indietro i propri soldati

Il quinto obiettivo, non esplicitamente dichiarato, era forse il più importante per evitare di cadere nella trappola

5. Evitare di farsi coinvolgere di nuovo nel pantano libanese.



Obiettivi raggiunti

La campagna militare ha tolto a Nasrallah il potere di colpire senza essere colpito, gli ha tolto il controllo del sud del Libano, distrutto il sistema di bunker e fortificazioni, distrutto anche la gran parte dei missili a lungo raggio. Oltre ad avere considerevolmente indebolito (500 caduti su una forza combattente stabile non di grandissima entità) l'esercito di Hezbollah

La risoluzione 1701 raggiunge gli obiettivi di Israele.
  • Consolida l'obiettivo 1) [allontanare Hezbollah dal confine]
  • raggiunge l'obiettivo 2) [sovranità libanese sul suo territorio], che il solo intervento israeliano non avrebbe mai potuto grantire
  • promette di impegnarsi senza grandi certezze per il 3) [disarmo] che sarebbe stato difficile da raggiungere anche con le forze israeliane sul terreno, prova ne sia che la Siria continua a trasferire a Hezbollah grandi quantità di materiale bellico, e soprattutto mette le premesse per l'unica possibile soluzione a lungo termine al problema delle milizie. Una sovranità piena del Libano sul suo territorio.
  • Il 4) [liberazione degli ostaggi] rimane fumoso, come sarebbe stato in ogni caso, anche se Israele avesse occupato ogni cm2 di libano.

Quello che la risoluzione raggiunge magnificamente è l'obiettivo 5) [fuori dal pantano]: saranno le forze multinazionali a farsi carico dell'occupazione con un mandato "forte". E con un enorme vantaggio strategico rispetto all'occupazione israeliana. Con le forze israeliane sul terreno, Nasrallah sarebbe stato legittimato anche agli occhi libanesi a proseguire qualunque attività ostile di "liberazione". Con il misto libanese-internazionale, le eventuali attività ostili contro i "controllori" saranno attività contro il proprio paese.

Come scrive Barry Rubin la soluzione politica che si delinea, ha debolezze e rischi, non è la soluzione definitiva (ce ne saranno mai?), ma è una buona risposta che darà ad Israele anni di pace, prima del prossimo round.
Significativo il fatto che l'Iran detesta la risoluzione e sostiene che è solo negli interessi di Israele.

La strana guerra. Una partita a scacchi con gli USA?

La risposta al punto 5) era una sola: internazionalizzare la crisi. Perché Israele non dovesse occuparsi della gestione successiva, occorreva che la comunità internazionale producesse un mandato forte per una nuova forza multinazionale, armata e ragionevolmente affidabile, con il compito -se non di combattere e disarmare Hezbollah- quanto meno di impedire che riprendesse posizione e si riarmasse con facilità e alla luce del sole come nel periodo 2000-2006.

Ed è qui che, a mio parere, si è giocato tutto il braccio di ferro politico della campagna. Avanzare subito, ma senza un impegno per la forza multinazionale, avrebbe inorgoglito i militari e avrebbe reso felici gli USA, ma rischiato di rimettere Israele nella posizione del 1982-2000.

Israele ha tenuto aperto lo scontro sul confine ma la vera campagna di terra è cominciata solo nel momento in cui ci sono state garanzie per una sostituzione rapida delle forze israeliane nel contenimento di Hezbollah, in una o due settimane. La guerra di terra è cominciata venerdì e sarà una campagna-lampo di 58 ore, in pieno stile IDF, che consegnerà alle forze UN un Libano del Sud bonificato dei combattenti di Hezbollah. E permetterà un'uscita dal pantano con prospettive molto migliori di quelle del 2000.



La lezione per il futuro

Parte della lezione per il futuro, in particolare i problemi nell'assicurare una vittoria militare su forze di guerriglia e missili a corto raggio è in questo articolo di Zeev Schiff, segnalatomi da Paolo Ortenzi. http://www.haaretz.com/hasen/spages/749268.html

Questa campagna, alla quale Israele si è trovata poco preparata, è una sveglia che ricorda a tutti che il vero conflitto, quello con l'Iran, continua. Oggi Israele è in una posizione un po' migliore. Ma sei anni di sonno, nei quali si sono lasciate costruire le minacce afffrontate in questo mese, e in cui il bilancio della difesa ha messo le IDF nella posizione di non potere più assolvere a tutti i loro compiti, devono essere recuperati.

Ancora 24 ore


Soldati israeliani nel sud del LibanoL'accerchiamento israeliano spinge le forze Hezbollah nell'enclave di Tiro

Il cessate il fuoco comincia lunedì mattina. In queste ore lasciate a loro disposizione, le IDF stanno eseguendo i piani lasciati nel cassetto dall'inizio delle operazioni. L'IDF spinge col triplo delle forze impegnate fino ad adesso. Le più grandi forze elitrasportate mi viste dal 1973 hanno raggiunto il Litani e accerchiato le forze di Hezbollah nel sud del Libano E continuano ad avanzare. Ma il prezzo, come lo stato maggiore aveva previsto, è alto: 24 soldati uccisi, e abbatuto un elicottero.

Sotto la pressione dell'attacco israeliano e di forze mobili che arrivano da direzioni imprevedibili, i katiuscia sul nord hanno molto rllentato, scendendo da 200 a 60, ieri. Nel frattempo a Gaza, si ferma il fuoco dei Qassam



Dal Libano. Chi ha vinto le guerra?

Due opinioni interessanti dai blog libanesi

Chi ha vinto la guerra
UN Resolution 1701 was voted yesterday by all members of the security council therefore putting an end to the Israeli-Hezbollah war and paving the way for UN Troops deployement in the South.

One thing is for sure, Lebanon lost but Hezbollah is the biggest loser.
Hezbollah accepted the unconditional Lebanese army deployment, therefore putting an end to his military role, and since his politics depend 99 % on his weapons, he put an end to his regional political role.

Iran and Syria were unable of influencing the decisions taken, Syria was ‘kicked’ out of the Arab league meeting in Beirut and Iran received a warning from the UN and a deadline for stoppping all nuclear activity.

Hezbollah claimed to have started the war to free the Lebanese prisoners in Israel. The UN resolution voted did not mention one word about the prisoners. the Israeli prisoners will be naturally handed to the Lebanese government since Hezbollah will be disarmed and i dont think our government is as reckless as Hezbollah to not give away the soldiers.

Both Israel and Lebanon won equally i believe, Israel by wiping out Hezbollah and giving a clear message to all terrorist groups that it ll attack anyone threatening her security and her people, whether the whole world wants it or not.
Added to that, the resolution asks Lebanon “to deploy their forces together throughout the South and calls upon the government of Israel, as that deployment begins, to withdraw all of its forces from southern Lebanon in parallel; “
which means Israel will keep on monitoring the South and will not withdraw until the Lebanese army completes its deployment, and so if Hezbollah tries something funny during this period, it ll respond without anyone telling her to stop.

Lebanon got rid of the last armed militia in his country and the government proved to be worthy handling crisis periods. We gained world wide support and put ourselves on the right track. Its true we endured major economical and human losses but the after-war period if handled properly will make Lebanon get back on its feet within 3 to 5 years time if not less.

May all those who died rest in peace and lets hope this will be the last war we have

Autoanalisi

Had we sat at the negotiating table with Israel from the onset of the crisis, had we discussed the issues with them, the country wouldn't have suffered as much destruction and unnecessary bloodshed. "If you want to make peace, you don't talk to your friends. You talk to your enemies." Moshe Dayan.

Only peace can guarantee peace and our leaders should realize that.

Does all that condone Israel's actions? Certainly not! Israel has waged the wrong war, conducted it wrongly; its attacks were disproportionate and it punished the wrong people and the wrong country. However, we in some way brought this onto ourselves and unless we start learning from our mistakes we will not rise as the great nation we ought to be. History will tell.

On Friday, Resolution 1701 calling for a cease-fire passed unanimously by the UN Security Council. Let's hope now that the government will use this opportunity to take its responsibilities and restore its sovereignty over the entire territory.

Regards,

Mediagate

Il Los Angeles Times sullo scandalo delle foto

That brings us to the most troubling of the possible explanations for these fraudulent photos, which is that some of the photojournalists involved are either intimidated by or sympathetic to the Hezbollah terrorists. It’s a possibility fraught with harsh implications, but it needs to be examined thoroughly and openly.

Johnson and his colleagues have done the serious news media a service. Failure to follow up on it would be worse than churlish; it would be irresponsible.

Ma secondo Miri Eisen, nonostante l'impegno altrui nel combatterla, Israele non sta affatto perdendo la guerra del media. Interessante.

11.8.06

Diario di guerra: giorno 30

.

Aggiornamenti in basso


La politica. Prosecuzione della guerra con altri mezzi.

E' ancora presto per dire se l'annunciato "breaktrough" nelle trattative porterà effettivamente ad un cessate il fuoco sulla base della risoluzione apprezzata da Israele, più qualche aggiunta come il dispiegamento immediato (e non in un secondo momento, come da bozza) della forza internazionale, e la rimozione delle Sheeba farms dal quadro degli accordi. Se così sarà, occorrerà riconoscere al discussissimo Olmert di avere ottenuto con la semplice minaccia dell'offensiva il risultato massimo che l'offensiva avrebbe potuto produrre. In altre parole, di avere restaurato il potere deterrente di Israele che questi sei anni avevano fatto svanire.

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Scudi umani 1:

Cannone antiaereo montato nel quartiere cristiano di Wadi Sharour. I guerriglieri sono vestiti in abiti civili per meglio confondersi con la folla.


Hezbollah canterà vittoria mentre fa le valigie, la destra israeliana e l'esercito protesteranno per la vittoria negata. Ma il risultato sarà lì, sul terreno.

Le regole del gioco in Libano saranno definitivamente cambiate, più di quanto qualsiasi vittoria militare avrebbe potuto fare. E i 300-500 soldati la cui morte è stata calcolata tra le perdite dell'offensiva, torneranno alle loro famiglie.

Ma la lama su cui si cammina è sottile. Perché quella politica sia una vittoria occorre andare avanti e non indietro rispetto alla bozza anglo-francese.


Vale la pena di rileggere l'articolo di Micheal Oren pubblicato qualche giorno fa:

Even if its forces reach the Litani river and eject Hezbollah from all of southern Lebanon, rockets will continue to be fired at Israel from north of the river. Israel, which has proven incapable of eliminating the Qassam missile threat from Gaza, will not be able to destroy all of the medium- and long-range launchers in the vastly larger and more mountainous Lebanon. Victory can only be achieved by decimating the entire country, which Israel is morally and politically unable to do. But failure to defeat Hezbollah conclusively will guarantee that Lebanon becomes an armed outpost of Iran, threatening moderate regimes throughout the region — a catastrophic consequence for the world.

Clearly, the United States and its allies can no longer rely on Israel alone to check the Iranian threat. Realizing that, the Security Council is poised to adopt a resolution laying the groundwork for the U.N.’s first-ever armed intervention in the Middle East. In contrast to the toothless peacekeeping missions that have impotently watched — and sometimes inflamed — Arab-Israeli borders, the proposed mandated force can expel all terrorist elements from the area between the border and the Litani, and enforce “an international embargo on the sale and supply of arms” to Hezbollah.

At the same time, Israel will receive the “unconditional release” of its kidnapped soldiers while, under Chapter VII of the U.N. Charter, reserving the right to “self-defense if an armed attack occurs.” An incomplete military victory promises to produce an unprecedented diplomatic achievement for Israel and a new multinational machinery for confronting terror.

E vale la pena di leggere con attenzione anche questa analisi, molto controcorrente pubblicate su Haaretz, dove fatte le dovute considerazioni politiche e tattiche, si osserva che Hezbollah non poteva perdere queste guerra. Qualsiasi mossa Israele avesse fatto, sarebbe risultata in una sconfitta. E invece...

So how could Hezbollah lose?

[...]

The answer lies in the nature of the cease-fire now under debate at the United Nations and across the Arab world. The answer lies, no less, in the one phenomenon that Israelis planners could not have foreseen, and which they are still at a loss to explain: The world's silence.

[...]
The world is scared of Hezbollah. Because the whole world is scared of Iran. Especially large swaths of the Arab world.

If, for the first time, Hezbollah is forced by international pressure to pull back its fighters in favor of the Lebanese army and a multi-national force, even at the cost of a large prisoner exchange.

"In the past we used to oppose or not agree on deployment of the army at the borders," the Hezbollah leader said this week, spending a large part of a televised speech deflecting what he called criticism of his policies, apparently from fellow Lebanese. Now, he said, "we agree on deployment of the army."

When this war is over and Israel's troops are gone from Lebanon, and when the rage at Israel begins to subside, it will be Nasrallah's turn - like Nasser's four decades ago - to answer to fellow Arabs for his actions.

[...]



L'offensiva diplomatica


Alla luce di queste considerazioni, Peretz dichiara che Israele esaurirà le possibilità diplomatiche prima di procedere all'attacco generale. E in effetti sembra che la proposta di cessate il fuoco si sia sbloccata
Francia e Usa hanno raggiunto l'acccordo su una proposta che prevederebbe il dispiegamento graduale dell'esercito libanese rinforzato da 10.000 francesi nel sud del Libano, in sostituzione di quello israeliano, che si ritirirerebbe gradualmente. Hezbollah, nel frattempo, verrebbe spostata al nord del Litani. Questo raggiungerebbe gli obiettivi della campagna senza ulteriori perdite. Il problema è che per il cessate il fuoco non è previsto il disarmo di Hezbollah, che avverrebbe in una seconda fase. Nasrallah, che in un modo o nell'altro se ne andrà dal sud del Libano e che probabilmente ha chiuso con i piani di trasformarlo in un teocrazia di stile iraniano, nel frattempo canta vittoria.

Il Libano, però, non accetta la bozza e la Russia ne presenterà una propria. Staremo a vedere

Crepe tra civili e militari. E tra civili e civili.

Scudi umani 2:

17 luglio, un camion Hezbollah con missili a lungo raggio Zelzal 2 bombardato, sempre nel quartiere cristiano di Wadi Shahrour.



Che la guerra in Libano sarebbe stata difficile si sapeva. Nei primi giorni ho postato una serie di analisi militari che mostravano come la vittoria militare fosse difficile da raggiungere. O meglio, era raggiungibile al prezzo di una esposizione di forze statiche, con linee di comunicazione estese, alla guerriglia di Hezbollah

Gaza è un'altra dimostrazione di come. anche con decine di migliaia di militari sul terreno, è improbabile che il lancio di razzi sarebbe stato del tutto fermato. Immagino che queste considerazioni siano state al centro dei gabinetti di difesa chiamati a decidere dello sviluppo delle operazioni e che hanno portato ad occupazioni di terreno molto limitate e ad un continuo procrastinare dell'attacco generale.

La guerra in Libano, semplicemente, non è come le altre guerre contro eserciti nazionali e -se è vero che non si vince senza risultati militari-, non avrebbe dato risultati duraturi senza una vittoria "politica". E' chiaro che su queste cose civili e militari parlino un linguaggio praticamente opposto.

Conflitto tra esercito e primo ministro: fonti militari sussurrano di un conflitto senza precedenti tra vertici militari e politiche. Accusano Olmert di aver fallito l'inizio della campagna e di aver tenuto a freno l'esercito quando avrebbe dovuto attaccare di sorpresa. Forti tensioni anche tra l'ex ministro della difesa Mofaz e quello attuale, Peretz, sulla tattica di attacco e sui risultati dell'ufficio di Mofaz.


Il dilemma di Olmert: la guerra sarà lunga e difficile e non assicura la fine dei razzi. Ma può fornire la percezione che Hezbollah abbia perso. La diplomazia sarebbe preferibile e potrebbe fornire i risultati migliori. Ma resta da seguire bene quale sia la direzione nella quale si muove. Da Israel Insider un'analisi delle divergenze tra Francia e Israele sulla risoluzione, che probabilmente potrebbe essere votata venerdì. O no?


Nel frattempo Meretz e Peace Now si uniscono alle proteste pacifiste.


L'offensiva militare

The image “http://photos1.blogger.com/blogger/6319/1070/1600/reutersjul23rocketsmoke310.jpg” cannot be displayed, because it contains errors.Scudi umani 3
23 luglio. Razzi lanciati dall'abitato di Marake, a nord di Tiro


L'esercito, mobilitato e pronto a partire, preme per attaccare e vincere. La preparazione continua e le IDF sostengono di avere tenuto conto delle lezioni di un mese di guerra per progettare l'offensiva.
Ieri, quando le prime punte dell'attacco sono penetrate in Libano. E le truppe erano già in moto, l'offensiva si è fermata su pressione americana, aspettando i risultati dell'azione diplomatica. La giornata è continuata con la lenta avanzata nella fascia di sicurezze e con duri scontri a Marjayoun e Alhayam.
Tra i caduti, membri dell'avizione iraniana: lo confermano i documenti ritrovati sui corpi. Nuovamente bombardato a Beirut il quartiere di Dahiyeh. Una delle preoccupazioni è la crescita dell'aggressività siriana che, come scrivevo ieri, è stata sicurmente aiutata dalle dichiarzioni israeliane che ripetevano che la Siria non era tra gli obiettivi. Non discuto sul fatto che prevenire un allargamento del conflitto non sia una scelta desiderabile. Ma legarsi ufficialmente le mani durante una guerra non è mai la migliore delle scelte.

I riservisti che ieri hanno subito 15 caduti, accusano la condotta eccessivamente "morale" della guerra e si chiedono perché i villaggi da conquistare non sono semplicemente stati rasi al suolo dall'aviazione. Un articolo di The Spectator sulla superiorità etica dell'esercito israeliano, confrontatndo la carta dei principi delle IDF con quella della British Army. Vale la lettura.

Ma la condotta etica che crea problemi con una milizia che usa la scudo umano come strategia. Sarebbe solo bello che questo impegno, imperfetto ma visibile e costoso in termini di sangue dei propri soldati, fosse riconosciuto.

I razzi continuano


Madre e figlio uccisi nella Galilea occidentale da un razzo di Hezbollah. Non è confermato, ma sembra che Hezbollah abbia lanciato tre missili verso Tel Aviv, che però sono caduti a distanza dalla città. Stamattina Naharyia e Akko si svegliano con le esplosioni. Già cento razzi e molti feriti.



Fronte interno


Bloccato ad un checkpoint attentatrici suicide. Ma a Gerusalemme un cooperatore italiano viene assassinato a coltellate.
Hanyeyeh ha preannunciato con alcune dichiarazioni dei giorni scorsi una nuova mossa: Hamas sta premendo su Abbas perché dissolva l'autorità palestinese, il che riporterebbe tutta la situazione agli accordi pre-Oslo, restituendo ad Israele il ruolo di potenza occupante con i relativi obblighi rispetto alla popolazione civile (tra cui il pagamento dei salari agli impiegati). Dove andrebbero a finire le risorse risparmiate è facile immaginare.

Scudi umani: un po' di video (courtesy IDF)
lanciatore di katiuscia
Hezbollah dispone Katiuscia
vicino ad abitazioni civili
Lancio di razzi da dietro abitazioni
Lanciatori nascosti
nel garage

Lancio di missili dal villaggio
di Qana

Lancio di missili dall'interno
di una casa

6 agosto. Lancio dal villaggio di Barashit

Cannone antiaereo in area
residenziale

Lancio di missili dagi abitati
Qana e Zidkin (6 agosto)
Lancio di missili dalle
adiacenze di una casa


Il Centro Wiesenthal chiede di indagare il Libano per crimini di guerra e per avere deliberatamente permesso di trasferire agli Hezbollah migliaia di missili.




Ancora sui falsi di propaganda

The New Republic, non un blog della destra americana, invita a leggere con grande attenzione il resocondo di Yediot Aharonot, prestando particolarmente attenzione alla "Madre Coraggio" che piange sulla distruzione di tre delle sue case. TNR sottolinea come nessuna di queste analisi diminuisca la sofferenza per il dramma dei civili. E lo ripeto anch'io. Vediamo adesso il resoconto di Yediot Aharonot

Un nuovo video mostra l'uomo dall'elmetto verde dirige cameramen e fotografi (dalla TV tedesca). Ho perso il link del post in cui si diceva che l'ormai celebre personaggio sarebbe ripreso in un filmato di una riunione di governo libanese, il che testimonierebbe che l'uomo è offettivamente un alto esponente di Hezbollah. Oppure che il governo libanese è coinvolto nella "produzione" di notizie e "documentazione" filmata.

Nel frattempo, la BBC è accusata di non raccontare la guerra con obiettività. Pressioni sul ministero degli esteri per un boicottaggio.

Aggiornamenti

18.30 - Shabbat Shalom!
18.25 - Il voto sulla risoluzione è stato spostato in avanti. La diplomazia per adesso ha esaurito le sue forze. Olmert e Peretz danno luce verde all'offensiva.
18.00 - Non l'ho ancora letto, e non ho tempo di farlo adesso. Ma il Jpost prende duramente posizione sul Reutersgate
16.00 - Razzi su Haifa (Khaibar1), Tzfat e Kiryat Shmona
15.30 - L'ostacolo principale alla tregua sono i tempi del ritiro israeliano
14.30 - Olmert proibisce a Livni di assistere alla seduta del consiglio di sicurezza: è troppo "colomba". Andrà Peres.
14.00 - Israele chiede agli USA di accelerare la spedizione dei razzi a frammentazione
13.30 - Gli strateghi militari si oppongono alla bozza ONU
9.30 - Silvan Shalom espone le contrarietà ai termini della tregua
8.30 - Scontri violenti nel settore occidentale del fronte

10.8.06

Diario di guerra: giorno 29

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Ieri quindici caduti, tutti riservisti



gun in lebanon.jpg Armi catturate ai guerriglieri nel sud del Libano


Ieri, nel orso di scontri a fuoco molto violenti avvenuti nei paesi di Ayta al Shaab e Debel, nel settore occidentale della fascia di sicurezza, quindici soldati israeliani, tutti riservisti, hanno perso la vita, a causa di razzi anticarro. Il più grave degli scontri è avvenuti in unaa casa di Debel occupata daai paracadutisti e sulla quale Hezbollah ha fatto fuoco con razzi anticarro, che si stanno dimostrando l'arma più letale del conflitto. E' ancora da capire per quali strade Hezbollah se ne sia procurati in tale quantità e qualità, provenienti dalla Russia e dagli Usa, non solo da Siria e Iran.
Ieri170 razzi, tra cui dieci a lunga gittata sono piovuti su Israele. E mentre si prepara una massiccia avanzata delle forze di terra e i tank avanzano nel sud del Libano,Nasrallah chiede agli arabi di Haifa di lasciare le case. L'impressione è che si sia sull'orlo dello scontro decisivo. Tutto quello che si è visto fino ad adesso potrebbe essere solo il preludio a quello che sta per avvenire. Tel Aviv è più che mai in stato di allerta, sapendo che sarà il bersaglio principale se l'attacco finale dovesse veramente scattare.

Ci sono analisti che ritengono che Israele si stia mostrando troppo timida e che abbia sbagliato nel dichiarare la volontà di non coinvolgere Siria e Iran nel conflitto. Come risultato, Siria e Iran stanno aumentando il coinvolgimento, ritenendosi al sicuro dall'azione israeliana.

Avanti fino al Litani. O quasi.
Dopo una riunione di sei ore il "gabinetto di sicurezza" approva l'espansione delle operazioni fino al fiume Litni e oltre. Tre gli astenuti, due laburisti (Peres e Paz-Pines) e uno dello Shas (!): Eli Yishai.40.000 soldati sono pronti ad entrare in Libano. Si calcola che conquistare il territorio fino al fiume e oltre potrebbe richiedere trenta giorni, mentre per le successive operazioni di bonifica potrebbero essere necessari anche due mesi. L' ok a procedere non è immediato, si aspetta ancora che l'ONU faccia l'ultimo tentativo di risolvere la crisi, approvando e implementando la bozza di risoluzione che si è bloccata a causa del no del Libano e di Hezbollah (occorrerà poi capire come un partito illegale che è l'ostacolo da rimuovere sia considerato una controparte). Meretz si oppone per la prima volta dall'inizio della guerra.
E' improbabile che l'ONU riesca a scongiurare l'attacco. Gran parte delle trattative è già sul dopoguerra e ieri Tzipi Livni e l'inviato tedesco Steinmeier hanno appunto discusso di come fare in modo che alla fine dei combattimenti si realizzino "cambiamenti permanenti" nell'area. Vincere la guerra è importante. Ma più ancora lo è vincere la pace. A questo proposito rimando anora all'articolo di Micheael Oren di ieri sull'importanza e le opportunità offerte dalla risoluzione attualmente in discussione. Sempre se si riuscirà ad approvarla senza prima averla resa inutile e inattuabile. Un progetto nel quale è impegnato Jacques Chirac, ora che l'accordo franco-americano sulla bozza sembra decisamente dietro le spalle. Gli USA minacciano di mettere il veto a una risoluzione annacquata. Chirac proclama che la posizione americana, opposta ad una tregua (di cui beneficerebbe solo Hezbollah) è "immorale".

La decisione sul come e sul quando è tutta nelle mani del governo, che ha voluto esaminare diverse opzioni d'attacco e che ha rifiutato (meno male), la proposta del Capo di Stato Maggiore Halutz di un attacco alle principali infrastrutture civili libanesi.

Le opzioni sul terreno sono chiare: una vittoria militare non ha alternative ad una avanzata sul terreno, che però si prevede sarà costosissima in termini di perdite, che il CSM ha stimato tra 300 e 500. Bombardare edifici civili senza significato strategico, al solo scopo di ricattare il governo libanese, sarebbe non solo inutile, visto che il governo libanese (anche volendo) non potrebbe rimuovere Hezbollah dal terreno, ma anche -aggiungerei- un modo vile di non affrontare il nemico, ben sapendo dove è.

L'alternativa è una vittoria diplomatica. E se si riuscirà a raggiungere, risparmiando spargimenti di sangue ulteriori, questa sarà la via da percorrere. Si lascerà cantare Nasrallah, che però avrà finito di tenere il Libano nel suo pugno.

La trappola

La trappola in cui non cadere è scambiare una vittoria militare, ancora possibile, con un nulla di fatto politico. Per evitarlo si prevede che Tzipi Livni voli aa New York per partecipare al dibattito del Consiglio di Sicurezza, per sorvegliare sui rischi di cambiamento della bozza di risoluzione (Jpost):

The Arab League is expected to try to alter the resolution, and government officials said the specter of the security cabinet debating the widening of the operation was being used as a threat to the Lebanese that it would not be in their best interest to push for a proposal with which Israel would be unable to live.

Israel has made it clear that it would not accept a call for an immediate withdrawal of IDF troops.

There are different opinions in Jerusalem, however, about the decision to deploy 15,000 Lebanese army troops in the south announced Sunday by Lebanese Prime Minister Fuad Saniora, and how this could come into play in the new wording of the cease-fire resolution.

"The faster we leave south Lebanon, the happier we will be," Olmert said. "Of course we will only do this if we can ensure that we have achieved our goals."

One senior official said that Israel was awaiting details of the plan to deploy the Lebanese army, including when it would take place, where the troops would be deployed and what the "mission statement" would entail.

At face value, he said, Hizbullah's agreement to the deployment marks a significant change from the staunch opposition it expressed in the early days of the war.

Senior officials in the Prime Minister's Office said that no detailed plan of the Lebanese army deployment had been passed on to Jerusalem, and that there was no third party shuttling messages on this matter between Jerusalem and Beirut, although US State Department envoy David Welch has spend the last few days in both capitals, and German Foreign Minister Frank-Walter Steinmeier arrived in Jerusalem last night, straight from Beirut.

Another issue relating to the cease-fire resolution has to do with Israeli opposition to its Shaba Farms reference . The intensive work that has begun this week in the Foreign Ministry to prepare Israel's case on this issue signals Jerusalem's doubt that its opposition to the clause will be adopted.
Si cerca una nuova Rachel Corrie

In una guerra che si combatte anche sul fronte del media (fronte sul quale Israele non sembra disporre di armi molto efficaci). Le forze filo-hezbollah estraggono dal cappello un nuovo coniglio: la pattuglia di giovani occidentali fanatizzati che, sotto le mentite spoglie della non violenza, offre aiuto attivo al terrorismo, cercando di ostacolare le azioni dell'IDF sul terreno, quando non lanciando veri e propri attacchi. E' l'International Solidarity Movement che nel suo statuto dichiara in modo molto chiaro il suo sostegno alla "resistenza" con l'obiettivo di mettere fine all'occupazione della Palestina (e sappiamo cosa questo voglia dire nel linguaggio della "resistenza": mettere fine all'occupazione di Tel Aviv, Haifa, Nethania...).
Il progetto stavolta è "proteggere le roccaforti di Hezbollah" facendo da scudi umani con la propria presenza. Il massimo successo immaginabile sarebbe la morte di qualcuno di questi antisionisti militanti sotto le bombe dell'aeronautica. Auguriamoci che non succeda. Il senso del terromoto al vertice del comando nord

Si discute ancora sul senso della mossa di Halutz: "affiancare" ad Udi Adam (il comandante del nord) un proprio inviato personale.

Secondo Yechiel Spira (Israel National News) è un chiaro segno di mancanza di fiducia, ma anche un modo di governare l'attacco genereale che potrebbe portare a decine di migliaia di soldati israeliani sul terreno. Pare che Halutz stia spingendo con farza per questa soluzione, sostenendo che una guerra che finisse con una dichiarazione di vittoria di Hezbollah metterebbe seriamente a rischio l'esistenza di Israele. Per Hanan Greenberg l'invio del Generale Moshe Kemplinsky (ex comandante della brigata Golani e specialista della disposizione tattica) non è altro che il siluramento di Adam, che lascerà il posto al termine del conflitto. La piena fiducia espressa d Halutz verso il comando nord appare espressa con freddezza diplomatica che significa esattamente il contrario di quanto le parole dicono.

S
ul fronte interno.

old person in bus.jpg Un profugo di Kiryat Shmona, in viaggio verso la sua destinazione temporanea.
Evacuata Kiryat Shmona.E' la prima volta in assoluto che una città israeliana viene lasciata: i profughi saranno accolti a Tel Aviv, al centro e al sud del paese.

L' Aliyah occidentale si impenna, nonostante la guerra
Più di 800 ebrei provenienti dal Nord merica e dalla Gran Bretagna arriverranno questa settimaana all'aeroporto Ben Gurion, e questo la settimana successiva all'afflusso record di olim francesi. Come sempre, la notizia ha un contenuto bivalente, quando comunità ebraiche numerose lasciano i luoghi di residenza c'è sempre un fondo amaro. Ma in questo momento l'iniezione di fiducia sul futuro di Isrele prevale su ogni altra considerazione.

Jihad globale


Una notizia preoccupante. 11 studenti egiziani svaniscono negli USA dopo essere entrati con visto da turisti. L'FBI in stato di allerta.