8.8.06

Giorno 28

Hezbollah contrattacca. Sul media.


Per chi ancora non volesse credere a quento le notizie del Libano vengono prefabbricate negli uffici di Hezbollah, ecco una testimonianza del giornalista di Time Cristopher Allbritton che evidenzia come non solo i giornalisti vengano condotti su autentici set teatrali con ambulanze fischianti comando (questo era stato raccontato dl cronista della CNN), ma come vengano identificati, schedati e minacciati nel caso scrivano cose non gradite agli uffici di comunicazione di Nasrallah.

“To the south, along the curve of the coast, Hezbollah is launching Katyushas, but I’m loathe to say too much about them. The Party of God has a copy of every journalist’s passport, and they’ve already hassled a number of us and threatened one.

Tra i caduti, nel nobile scopo di restaurare l'immagine dell'ebreo bevitore di sangue, c'è la credibilità della Reuters che (senza presentare scuse) ha chiarito che la notizia di un funerale bombardato, con feriti, era una falsità. Forse la Reuters, dopo le foto ritoccate dal fotografo Fajj e ritirate dopo che erano state individuate ed esposte al ridicolo da un blogger israeliano, farebbe bene a trovare reporter e fotografi che non siano dell'ufficio propaganda di Hezbollah. Nel frattempo, però, nonostante la smentita, la notizia che sionisti assassini inseguono cortei di vedove per bombardarli rimbalza su tutti gli organi di stampa (Corriere incluso, disgraziatamente, forse l'unico quotidiano che in questi giorni valga la pena di leggere) e mi arriva anche via SMS grazie al servizio di Tim Spot che in questi giorni si è trasformato in cronaca in tempo reale di ogni presunto caduto civile libanese: praticamente l'unico genere di notizie che arrivi dalla guerra. Ovviamente, visto che la rettifica era già pubblicata prima dell'orario di chiusura dei giornali, è pura ingenuità chiedersi se la smentita del bombardamento del funerale arriverà, e con la stessa evidenza dedicata alla bufala granguignolesca.

(IsraelNN.com) The day after it was revealed that a Reuters News Agency doctored photographs to show an anti-Israel bias, the news service incorrectly reported Tuesday afternoon that the IDF bombed a funeral procession in Lebanon.

Reuters has corrected without apology its earlier story that the IDF strafed a funeral procession and updated the report to state that the bombs struck a village at the same time the funeral was taking place, adding that "the air strike was not in the immediate vicinity of the funeral."

E i risultati si vedono

Per ora, Hezbollah non è ancora riuscito nell'intento di fermare, a colpi di calunnie del sangue in prima pagina, l'offensiva israeliana. Il sottoprodotto della campagna di demonizzazione suppongo sia però altrettanto gradito.

L' Agenzia Ebraica riporta una drammatica crescita degli atti antisemiti nel mondo. Ci sono già morti ammazzati (a Seattle e a Sydney), sinagoghe bruciate, cimiteri devastati.
Many anti-Israel protests held around the world in the past days deteriorated quickly into anti-Semitic events featuring unrestrained incitement against the local Jewish communities. The protestors typically unfurled Hizbullah flags and swastikas, and equated IDF soldiers with Nazi thugs.

At least 50 anti-Semitic incidents have been recorded worldwide in the past two weeks, Ynet reports, including ten violent ones. On July 28, a Muslim-American opened fire in a Jewish Federation building in Seattle, killing one woman and wounding five others. Other incidents included an assault on two Israeli families in Turkey, attacks on at least two Jewish communal buildings in Sydney, Australia, vandalism against a youth and a synagogue in Oslo, and anti-Semitic vandalism in Brazil.

The Jewish Agency reports that the situation is reminiscent of the Oslo War period, in that Jewish installations have been attacked, as have kippa-wearing and beard-sporting Jews. Anti-Semitic emails and phone messages have been left at Jewish institutions. The increase has been noted in areas that have large numbers of Lebanese immigrants and Moslems.
Ma vorrei parlare di qualcosa di meno eclatante, ma altrettanto preoccupante. I tre viaggiatori israeliani offesi ieri alle Fijii da un doganiere musulmano sono solo gli ultimi di una serie crescente di piccoli atti di ansitemitismo quotidiano esplicitamente motivato da sentimenti di odio antisraeliano, che non trovano (come è giusto che sia) la via della prima pagina, ma che pure, insieme, sono il sintomo della crescita di un muro d'odio che chiunque, in vari modi e forme, comincia a toccare con mano ogni giorno. Su Kesher Talk si trova una illuminante galleria di abusi riferiti dai lettori, e che rigurdano ogni campo della vita, dall'acquisto di una scheda di computer, alla recensione di uno spettacolo di ballo, alla prefazione di un libro.
Si può ridere di Mel Gibson che, in arresto e ubriaco fradicio, grida che gli ebrei sono la causa di tutte le guerre del mondo. Ma l'esposizione pornografica di ogni cadavere, vero e talvolta anche falso, sempre di una parte sola, prodotto nel corso di una guerra di cui si dimenticano la legittimità e le ragioni, sta espandendo a dismisura questo sentimento. E' un ritratto unidimensionale, di assassini feroci e premeditati. Dove spariscono nel nulla le statistiche, che spiegano come il conflitto sia tutto sommato limitato e le sue vittime lontane anni luce da quello che sarebbero in una guerra di bombardamenti indiscriminati. E sparisce il fatto che l'IDF dedichi preziose risorse ad aiutare le popolazioni del Sud del Libano

Tempi duri per i siriani

Il mondo arabo unito dietro Hezbollah? Nemmeno per idea.
I loro sponsor siriani, giunti a Beirut per una conferenza della Lega Araba sono stati assai male accolti. Riportavo ieri del ministro degli esteri che ha abbandonato la riunione, visibilmente alterato e senza rilasciare dichiarazioni. Due blog libanesi aiutano a capire il perché.
Walid Jumblatt dichiara: se non fosse stato per l'etichetta diplomatica avrebbe dovuto essere preso a sassate e cacciato dal paese.
Alla conferenza, il ministro siriano è stato ostracizzato e umiliato. Il messaggio della prossima riunione, convocata alla Mecca è: "vuoi stare con noi o con i persiani?"

Nel frattempo la Siria continua ad armare Hezbollah apertamente e tiene il dito sul grilletto.

Israele cerca di uscire dall'impasse

Può essere che la campagna militare stia raggiungendo con calma i suoi obiettivi. La mia opinione personale, già espressa, è che il solo fatto di avere affrontato Hezbollah sul terreno reagendo al suo attacco, cambia le regole del gioco in Libano e priva Hezbollah del suo ruolo di oscura, inaffrontabile minaccia.

L'impressione dei media israeliani, sia di destra che di sinistra è però apertamente diversa.
Haaretz invoca un attacco di terra massiccio che metta fine all'impressione di mediocrità e di strisciante sconfitta. Sul Jpost Caroline Glick invita addirittura ad una rivoluzione che sostituisca tutti i leader, anche politici che stanno guidando il paese nella guerra con eccessiva circospezione, senza il coraggio necessario a strappare un vittoria vitale per i destini del paese.

Nessuno sembra prestare attenzione alle poche, isolate, sparute voci pacifiste di quella che è stata definita "la prima guerra combattuta (anche) da Peace Now".

La risposta politica e militare alla domanda di un rafforzamento dell'offensiva c'è, ma non è chiarissima. Il Capo di Stato Maggiore Dan Halutz scuote il comando nord, dove sembra esserci un problema di direzione, lascia intendere la sua mancanza di fiducia nel comandante Udi Adam (uno specialista nella guerra tradizionale di carri). E nomina il Gen. Moshe Kaplinski come suo inviato personale. In altre parole, super-comandante. Nel frattempo Olmert tentenna sul piano di espansione delle operazioni.

Interessante il commento di Micheal Oren, che all'inizio della campagna invocava un bombardamento sulla Siria. Secondo l'autore de "La Guerra dei Sei Giorni", che sta servendo come riservista, la guerra non è vincibile con i soli strumenti militari. Ma, per la prima volta, si offre ad Israele l'occasione di vincere la pace, con una risoluzione ONU che, se non diluita, porterebbe risultati che nessuna campagna militare avrebbe potuto assicurare.

Le operazioni

Continua a disegnarsi la fascia di sicurezza, con combattimenti durissimi sul campo. Ieri quattro soldati uccisi, mentre Hezbollah avrebbe perso 25 guerriglieri solo nel settore occidentale. 120 obiettivi colpiti dall'aviazione.

Il problema militare principale è ben individuato da Simon Peres: trovare una soluzione tecnologica ai katiuscia un'arma rudimentale, che però sta scuotendo il paese e potrebbe farlo anche più domani, se fosse adottata dal terrorismo palestinese.

Letture

Il ruolo della cina nella crisi

I soldati del Golani raccontano la battaglia di Bint Jubayil grazie a "Liberali per Israele")

Com'è un campo profughi israeliano

1 commento:

a man ha detto...

Non so se l'ho già fatto (se è cosi, perdonami la ripetizione), ma volevo ringraziarti di cuore per come stai seguendo il conflitto fin dall'inizio. Stai facendo un lavoro eccezionale.

ciao
Andrea